La funzione della Fondazione

Written by  Angelo Artioli

L'allestimento permanente della collezione Sacrati Strozzi pressa la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, acquistato dalla Fondazioni.Il Vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara interviene sul rapporto tra Fondazione e Cassa.

Sulla porta che dà accesso alla sala del Consiglio di Amministrazione della Cassa di Risparmio di Ferrara, fra trionfi di cornucopie e volute floreali scolpite nel legno di quercia, è inciso il motto In die bona fruere bonis et malam die precave.

Un imperativo per gli amministratori che entravano e un monito per i soci dell'Assemblea che nelle periodiche riunioni sedevano proprio di fronte allo scritto ammonitore; non fosse mai che qualcuno replicasse alle relazioni degli amministratori che, prudentemente, accantonavano, accantonavano, accantonavano,.. E arrivava l'ultima voce del bilancio. Ricordo che il direttore generale, incaricato della lettura, si fermava un attimo e poi leggeva: «Fondo destinato alla beneficenza»; altra sapiente pausa, mentre faceva scorrere gli occhi sull'Assemblea e, finalmente compiaciuto, leggeva la cifra.
Da quel momento iniziava un lavorio che durava quasi tutto l'anno.


Da una parte si cominciava a distribuire in mille rivoli quello che la Cassa giudicava fosse la giusta penitenza del banchiere per opere di carità e a favore delle categorie deboli; dall'altra non mancavano atti di vera e propria munificenza che, nei centocinquant'anni di vita della Cassa, la comunità ferrarese ha documentato in tante targhe e negli archivi: restauri imponenti, collane preziosissime di libri, organizzazione sanitaria.

È certo tuttavia che la funzione della Cassa restava - e non poteva essere altrimenti - quella di assicurare le migliori condizioni per l'erogazione del credito, attingendo tutt'al più - come avvenuto - dalla propria solidità finanziaria per quegli atti di munificenza che consentissero di farla partecipe della vita culturale della comunità ferrarese.

Prendiamo come esempio questa rivista, giunta ormai al suo terzo anno di vita. È mecenatismo o testimonianza di un impegno culturale duraturo? Le Fondazioni di origine bancaria vivono ancora oggi un momento di incertezza, sospese tra la tradizione di una illuminata funzione imprenditoriale delle vecchie Casse di Risparmio e il richiamo a un ruolo durevole di attori su alcuni temi che le identifichino come protagonisti forti delle realtà sociali del loro territorio.
Questo richiamo è più forte, mano a mano che si penetra l'arabesco delle relazioni, delle esigenze, delle potenzialità della società in cui si vive e ci si predispone perciò con convinzione maggiore a partecipare, a soccorrere, a sviluppare.

Dunque è in una chiave di finalizzazioni individuate che si profila ormai un netto parallelismo di funzioni tra la Cassa di Risparmio e la Fondazione. A quella il compito di continuare a servire le famiglie e le imprese con intuito imprenditoriale; alla Fondazione il compito di affiancare la società ferrarese a mantenere vive e aggiornate le proprie radici culturali; di amministrare con oculatezza interventi utili a preservare i segni della propria cultura e civiltà; di intervenire con decisa mano sul futuro economico.
La dismissione della maggioranza del pacchetto azionario della Cassa di Risparmio andrà dunque a costituire l'altro forziere che consentirà un'azione continua, stabile, non episodica.

Si tende a convergere e a comprendere: si passa dal mecenatismo all'impegno.
La nascita delle Fondazioni di origine bancaria è stata preordinata allo scopo di rendere più competitivo il settore del credito in Italia. Non è questo il luogo dove formulare un giudizio su una simile scelta. Basterà ricordare che non sarà né semplice né privo di rischi per le Fondazioni realizzare sul mercato un patrimonio in azioni valutato complessivamente intorno ai cinquantaseimila miliardi, reinvestirlo utilmente, per destinare poi a nuovi scopi statutari i maggiori proventi.

Eppure, a quasi cinque anni dalla costituzione, comincia a sentirsi nel sistema delle Fondazioni bancarie una urgenza a volgersi a un più impegnativo compito, all'interno della comunità di origine. Questo avverte anche la nostra Fondazione, sentendo ormai vivo l'interesse di una città e di una provincia verso un ente considerato più proprio, che non solamente vicino. Un nuovo protagonista della comunità ferrarese che possa trainare problematiche, attrarre interesse, realizzare aspirazioni altrimenti misurate su altre generali esigenze, e magari accantonate.

Ecco quindi l'impegno di questa rivista, destinata a essere un dialogo della città per se stessa e con il mondo esterno; e come dimenticare l'entusiasmo di credenti e di laici alla riapertura di Santa Maria in Vado o il risolutivo intervento per la realizzazione del Parco della Vita per minori con handicap e, ancora, l'orgogliosa ostentazione della raffinatezza di una città che, con la mostra Il collezionismo nelle quadrerie storiche ferraresi ha voluto ricordare i non dimenticati fasti di uno Stato?

Ma anche altre questioni urgono: il problema del rafforzamento del tessuto produttivo ferrarese che apre capitoli come quello dell'occupazione, della formazione professionale di base e di specializzazione, della funzione dell'Università, dell'innovazione tecnologica. Sono queste altrettante questioni sulle quali più che l'attenzione (il gesto di mecenatismo), risalta una espressa pubblica richiesta di impegno durevole della Fondazione. È la prova che la società ferrarese ormai sente la Fondazione come un forziere di nuova capacità di iniziativa.

Dunque è in una chiave di finalizzazioni individuate che si profila ormai un netto parallelismo di funzioni tra la Cassa di Risparmio e la Fondazione. A quella il compito di continuare a servire le famiglie e le imprese con intuito imprenditoriale; alla Fondazione il compito di affiancare la società ferrarese a mantenere vive e aggiornate le proprie radici culturali; di amministrare con oculatezza interventi utili a preservare i segni della propria cultura e civiltà; di intervenire con decisa mano sul futuro economico.
La dismissione della maggioranza del pacchetto azionario della Cassa di Risparmio andrà dunque a costituire l'altro forziere che consentirà un'azione continua, stabile, non episodica.

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