Cinquant'anni di storia dell'arte ferrarese

Scritto da  Chiara Toschi Cavaliere

Un'opera simbolica del forte legame che corre tra il Premio Niccolini, la cassa e la Fondazione: La scarpetta di Laerte Milani, presentata al premio nel 1951 e oggi nella collezione della Cassa di Risparmio di Ferrara. Una mostra per onorare il cinquantenario del Premio Niccolini, giunto alla settima edizione.

Consegnare ufficialmente alla storia le vicende di un premio che, sinora, sembrava facesse parte soltanto della tradizione cittadina, legato al mecenatismo di una personalità ancor oggi viva nella memoria di molti: il senatore Pietro Niccolini. Questo l'intento di una ricerca storica e di una retrospettiva documentaria, di una mostra legata alla settima edizione del prestigioso concorso che, dal dopoguerra a oggi, ha portato alla ribalta quasi tutto il meglio di quanto in Ferrara ha trovato un luogo di ispirazione creativa e di fortuna critica.

 


Forse non vi sarebbe stato modo migliore per onorare il cinquantenario dell'istituzione del Premio Niccolini, specificamente per il settore legato alle arti visive, non dimenticando tuttavia l'importante, parallelo concorso di carattere letterario, né le altre funzioni dell'Ente morale, gestito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, nel campo della beneficenza e del restauro dei beni archiettonici cittadini.

In collaborazione con le Civiche Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, alla presenza delle maggiori autorità cittadine, il 5 aprile si è inaugurata la mostra Premio Niccolini - Cinquant'anni - 1947-1997.
Durante i quindici giorni di esposizione nella suggestiva cornice della chiesa di San Romano, più di duemila persone hanno potuto gustare un inconsueto confronto tra passato e presente attraverso molteplici stimoli alla riflessione: alcuni capolavori degli artisti vincitori delle passate edizioni, oggi conservate nella collezione della Cassa di Risparmio; documenti d'epoca tratti dagli archivi del lascito, dalle lettere alle fotografie, dai cataloghi alle pagine dei quotidiani; infine, le opere di pittori e scultori, rigidamente selezionati, ammesse alla fase finale del concorso.

Lo studio storico, la regia della manifestazione e il volume che ne rimane a testimonianza erano favoriti dall'alto livello qualitativo di tutto ciò che si proponeva all'attenzione.

Se La scarpetta di Milani era simbolo prezioso delle opere vincitrici, come non incantarsi alla luminosa Mietitura di Cattabriga, alle singolari Torri della Quilici Buzzacchi, alla nitida Primavera di Orsatti, alla coloratissima Sera in giardino di De Vincenzi; difficile, del resto, dimenticare il sodalizio tra Zucchini e Corrado Govoni, tralasciare la dolente vicenda di Tassini, non curiosare su casa Niccolini, dipinta da Sposito; impossibile sottrarsi al fascino emanato dallo splendido San Giovannino del grande Virgili, o da quel Paesaggio fantastico di Vallieri, premonitore di future scelte stilistiche; si aggiunga la preziosa e personalissima rivisitazione di Schifanoia da parte di un indiscusso maestro del paesaggio ferrarese come Bonetti. Per non parlare delle opere di artisti ben noti al pubblico ferrarese: Goberti, la Mastellari, Guidi, Leziroli; o dei vincitori più giovani della passata edizione: Giovanni Nicolli, Cinzia Calzolari, Raffaele Cestari.

Un nuovo spazio per la memoria storica è oggi aperto ai vincitori di questo settimo concorso. A Maurizio Camerani, artista ferrarese di notorietà internazionale, autore della videoinstallazione Interno 1990 è stato assegnato il primo premio di tre milioni, con un'incisiva motivazione: «Per l'originalità e l'indiscutibile qualità della ricerca». Seguono a pari merito, ottenendo il secondo premio di un milione e mezzo ciascuno, Ketty Tagliati con la seducente scultura in vetro e fìl di ferro Philos, «Per le molteplici valenze estetiche di un'opera ricca di significato», e Gianni Cestari, con un dipinto carico di mistero, Chiusa, «Per la profonda ricerca tecnica, rivelatrice di una singolare sensibilità pittorica».

La graduatoria qualifica per il terzo premio di settecentomila lire, a pari merito, lo slavo Dragan Culic-Cula, con l'opera Senza titolo, fortemente drammatica, dedicata alle tragedie della guerra, «Per la qualità espressiva e l'intensa carica emblematica»; Marisa Carolina Occari che, misurandosi nella sofisticata tecnica dell'acquaforte, si distingue con Lungo il fiume, «Per la sapienza tecnica e l'atmosfera poetica»; Luigi Zampini, con la tela dedicata a una campestre Veduta di Bonello, «Per la rivisitazione in chiave moderna della grande tradizione del vedutismo». Vengono infine segnalati, nell'ambito dell'eccellente valore professionale di tutti i concorrenti selezionati a questa fase finale, Alessandra Tognazzolo, Romolina Trentini, Paola Volta per la pittura; Mirella Giudetti Giacomelli per la scultura.

La sezione dedicata a opere di storia e arte ferrarese ha assegnato il primo premio a Monica Molteni per la monografia Ercole de' Roberti; il secondo ex æquo a Carlo Bassi per Perché Ferrara è bella e a Valentino Sani per Ferrara Felice. Terzo premio a Dino Tebaldi con Ferrara: le strade del silenzio e quarto ex æquo a Marcella Marighelli per Un libro di spese di Leonora d'Este e a Lucia Pagnoni per Guida ai fondi storici della Biblioteca Estense.

La sezione di narrativa ha premiato la raccolta di racconti Gli anni gentili di Giuseppe Muscardini, ma ha anche voluto segnalare L'albero musicale di Luigi Dal Cin.
Per la poesia, il primo premio è andato a Lucia Pacchioni con Halcedama, e due segnalazioni per Rita Bertoncini (Nudo spirito) e Rita Montanari (Dal niente che resta), infine, per la sezione "Aspetti della società contemporanea" è stata segnalata l'opera di Pietro Stefani Introduzione all'ebraismo.