Girolamo da Carpi

Scritto da  Costanza Cavicchi

Il cortile di Palazzo Naselli-Crespi, opera di Girolamo da CarpiUn pittore e architetto ferrarese nel cinquecentenario della nascita.

"NON possiamo affermare che Girolamo sia uno degli artisti più grandi, più originali e più creativi del secolo. Ma la sua arte squisita, intellettuale e raffinata, rappresenta un contributo importante, anche nei confronti dell'immensa ricchezza artistica di questo secolo, soprattutto perché è il vero e diretto riflesso di una delle più colte fra le corti italiane (...)"

Questa citazione, tratta da "Girolamo da Carpi", in Classicismo e Romanticismo (Torino, 1966), di Antal, lo studioso che forse più acutamente ha messo a fuoco la singolare e complessa figura del pittore Girolamo da Carpi (Ferrara 1501-1556), è forse il miglior esordio per ricordare l'artista ferrarese di cui ricorre proprio quest'anno il cinquecentenario dalla nascita.


La fortuna critica di Girolamo, figlio del meno noto pittore Tommaso da Carpi e allievo del grande Garofalo, inizia da Vasari, che nelle Vite raccoglie informazioni dirette dall'artista ferrarese conosciuto a Roma. Ed è proprio Vasari a ricordare che Girolamo da Carpi non fu soltanto un buon pittore, lodato dai contemporanei per la grande abilità di ritrattista, ma anche un degno fautore dell'architettura, tanto da essere in questo ambito l'unico ferrarese ricordato nelle Vite, oltre a Terzo de' Terzi.

Dopo gli studi di Serafini (1915), la monografia di Amalia Mezzetti sull'opera pittorica, edita dalla Cassa di Risparmio (1977), l'accurato lavoro di Canedy (1976) che ha catalogato e identificato i numerosi disegni autografi dei taccuini conservati a Torino e a Londra, e l'ultima recentissima monografia di Alessandra Pattanaro sui ritratti, possiamo affermare che la pittura di Girolamo sia stata degnamente studiata. Molto meno nota rimane invece l'architettura.

Girolamo da Carpi, San Giorgio, Pinacoteca Nazionale di Ferrara.Le intuizioni del già citato Antal, nel breve e illuminante saggio uscito per la prima volta nel 1948, si possono estendere all'architettura: "Girolamo - nonostante la sua vicinanza al Classicismo - appare come un anello di collegamento tra Peruzzi e Ligorio IN questa catena di manierismo erudito e archeologizzante".

L'eclettismo di Girolamo in pittura, la sua straordinaria abilità nell'assimilare di volta in volta lo stile di Tiziano, Raffaello, Correggio, Parmigianino e Giulio Romano, espressa nei numerosi disegni, ha determinato una personalità artistica di non semplice comprensione che trovò modi propri soltanto nella maturità, con i capolavori del Ganimede e dell'Occasione e la Pazienza (ora a Dresda), opere di grande concentrazione e perfezione tecnica eseguite per il duca di Ferrara Ercole II attorno al 1544.

Tale attitudine si esprime anche nelle opere di architettura, dove le molteplici influenze di Bramante, Raffaello, Antonio da Sangallo il Giovane e Baldassarre Peruzzi si manifestano forse con qualche rigidità, ma anche con grande capacità di rinnovare il linguaggio architettonico ferrarese di quegli anni, altrimenti chiuso e ripiegato in una sorta di vernacolo locale di matrice lombardo-veneta.

Non è noto come Girolamo - a differenza di Garofalo, Dosso Dossi e altri artisti ferraresi dediti alla sola pittura - arrivi ad occuparsi di architettura senza una formazione di tipo tecnico. Fondamentali potrebbero essersi rivelati in tal senso l'esempio e l'influenza delle opere di pittura e architettura di Baldassarre Peruzzi, che il giovane pittore ferrarese ebbe modo di studiare a Bologna negli anni 1525-1530, quando lavorava agli affreschi della sagrestia di san Michele in Bosco e alla grande pala di San Salvatore.

La facciata di Palazzo Naselli-Crespi, in via Borgoleoni.La prima opera architettonica importante fra quelle note e sopravvissute (Vasari scrive che Girolamo costruì numerose fabbriche per privati) risale al 1530 circa ed è il palazzo Naselli Crispi in via Borgo dei Leoni a Ferrara. Il palazzo, lodato da Serlio nel suo trattato del 1537 quale esempio di buona architettura, appare come un chiaro omaggio a Roma, sia nel linguaggio sia nella particolare e accuratissima tecnica costruttiva. Dallo splendido portale con bugnato a ventaglio, che cita la bramantesca Porta di San Damaso in Belvedere, agli stretti mattoncini del paramento laterizio spiccatamente romani, alla fauces d'ingresso con volta a lacunari, tutto testimonia la conoscenza di simili esempi visti a Roma.

Il piccolo cortile interno a ordini sovrapposti, dove le esigue dimensioni sono dilatate da una sapienza illusionistica e da una ricchezza di motivi architettonici del tutto inconsuete per Ferrara, conferma la conoscenza approfondita di Bramante, Raffaello e Antonio da Sangallo il Giovane. Quanto sia eloquente questa architettura, e quanto fedele al messaggio che il committente le aveva affidato, è ulteriormente testimoniato dai motti filosofici latini riportati sugli ornati tabellari e sulle cornici della facciata e del cortile.

Nell'atrio d'ingresso del palazzo Naselli-Crispi, a ulteriore conferma del passaggio di Girolamo, si conserva ancora un tondo affrescato con una Madonna eseguita da Girolamo con modi che risentono dell'influenza di Correggio, uno dei riferimenti prediletti dei suoi anni giovanili a Bologna.
Narra Vasari che "Girolamo, mediante Tiziano ed altri, cominciò a praticare IN corte del duca dove ricavò quasi per dar saggio di sé, prima che altro facesse, la testa del duca Ercole per mano di Tiziano, e questa contraffece tanto bene, ch'ella pareva la medesima che l'originale; onde fu mandata come opera lodevole IN Francia".

La cupola della Chiesa di San Giovanni Battista.Il ritratto di Ercole II è dipinto da Tiziano nel 1536; è all'incirca da questa data che Girolamo, tornato definitivamente a Ferrara, lavora stabilmente per il duca e per alcuni importanti personaggi della corte. Ricordiamo qui un'altra opera di quegli anni che merita di essere annoverata fra i capolavori dell'artista: la pala di San Girolamo nella chiesa di san Paolo a Ferrara, dipinta per il nobile Girolamo Fabiani.
In questi anni, fra il 1536 e il 1548, Girolamo lavora, in equipe con altri pittori fra cui Dosso e Battista Dossi, Camillo Filippi e altri, soprattutto ai grandi cicli decorativi voluti da Ercole al palazzo di Copparo, alla Montagna di Sotto, al Castello estense e a Belriguardo, nella sala della Vigna, unico frammento superstite di una grande, scomparsa impresa pittorica.

Nel 1540, per il medico e docente universitario Giovanni Battista Canani, Girolamo illustra il trattato di anatomia Musculorum humani corpori picturata dissectio, a riprova della sua notevole abilità di disegnatore.
La frequentazione assidua degli umanisti della corte, scienziati e letterati, porta il nostro a collaborare con Giovanbattista Giraldi Cinthio per il quale, fra il 1541 e il 1548, disegna le scene della tragedia Orbecche, della pastorale Egle e della tragedia Antivalomeni.

In occasione della morte di Francesco I, re di Francia, avvenuta il 31 marzo 1547, il cardinale Ippolito II d'Este ordina un solenne funerale, celebrato il 15 maggio dello stesso anno a Ferrara, nella chiesa di San Francesco, dove Girolamo con il padre Tommaso aveva eseguito gli affreschi molti anni prima. Il progetto per il catafalco con le statue del Tempo e della Fama, trofei e armi, gli viene commissionato dal cardinale e segna l'inizio di un lungo e proficuo rapporto di lavoro.
Nell'agosto 1549, Girolamo giunge stabilmente a Roma, stipendiato del cardinale che proprio in quello stesso anno stipula un contratto d'affitto per la villa di Monte Giordano, assumendo schiere d'artisti per trasformarla, mentre nel 1550 con un altro contratto acquisisce la villa e i giardini di Montecavallo, meglio nota come Quirinale.

La facciata della Chiesa di San Giovanni Battista.Dell'attività di Girolamo a Roma al servizio di Ippolito II si sa con certezza che, oltre a consigliare gli acquisti di statue antiche e a seguire gli scavi archeologici di villa Adriana, allestì con grande successo l'antiquarium nei giardini della villa di Montecavallo. Gli studi delle architetture dei contemporanei e delle antichità di Roma sono testimoniate dai numerosi disegni autografi conservati nei taccuini della Biblioteca Reale di Torino e nella Collezione Rosembach a Filadelfia e pubblicati da Norman Canedy.

La fama raggiunta da Girolamo lo porta nel 1550 ad entrare fra gli architetti assunti da papa Giulio III per i lavori nel cortile del Belvedere, dove l'architetto ferrarese risiede con "buona provisione" e si occupa principalmente della sopraelevazione della loggia, effettuata peraltro con un linguaggio prettamente bramantesco.
Ma dopo un solo anno, Girolamo rinuncia all'incarico, probabilmente incapace, a causa della sua indole pacifica, di affrontare le accanite rivalità fra gli artisti al servizio del pontefice di cui narra chiaramente Vasari. Torna così di buon grado al servizio del cardinale Ippolito II, presso il quale rimane fino al novembre 1553 per rientrare, infine, alla corte di Ferrara.

Qui, il primo febbraio 1554, un incendio divampato dalla torre Marchesina devasta il Castello estense. Girolamo da Carpi, considerato ormai l'artista più importante della corte, ha la possibilità di operare, per incarico del duca Ercole II, una radicale trasformazione dell'edificio, mutandone definitivamente il carattere difensivo. Abolite le merlature medioevali sostituite da balaustrate marmoree, sopraelevate le torri con eleganti altane disegnate da nicchie e paraste memori della lezione bramantesca in Belvedere, il Castello risultava completamente trasformato e acquisiva un aspetto marcatamente civile, da rocca a principesco palazzo, e uno slancio verso l'alto destinato a caratterizzare fortemente ancora oggi l'immagine della città.

Le torri del Castello Estense.I lavori al Castello impegnano Girolamo fino al 1556, quando un'altra importante opera gli giunge per commissione dei Canonici Lateranensi: la chiesa di San Giovanni Battista a Ferrara; non si trattava, però, di costruire una chiesa ex novo, ma di portarla a termine. La chiesa, concepita con pianta a croce latina alla fine del Quattrocento, fu costruita solo in parte a causa di una pressoché continua insufficienza di fondi.

Soltanto l'abside, la cupola e il transetto erano stati portati a termine, mentre il braccio lungo della croce era rimasto incompiuto, troncato da una facciata provvisoria. La necessità di conservare quanto era già stato costruito pregiudicava pesantemente il progetto, ma la risoluzione di Girolamo si rivelò particolarmente acuta: mantenendo l'abside semicircolare e il transetto, modificò i pilastri della crociera adottando lo smusso angolare bramantesco, aggiunse il braccio nord della croce e quattro cappelle minori all'incrocio dei bracci. Un brillante tentativo di ridurre la chiesa a tempio a pianta centrale, una croce greca, tema fondamentale con cui tutti i grandi architetti del rinascimento si erano confrontati, da Bramante a Raffaello a Michelangelo.

Purtroppo, l'idea carpiana, ancora chiaramente leggibile in pianta, fu infelicemente attuata da altri, poiché la morte dell'architetto, avvenuta pochi giorni dopo la consegna dei disegni nell'agosto 1556, determinò un'incompleta realizzazione del progetto.
Il contributo di Girolamo da Carpi, in pittura così come in architettura, consiste in una serie di opere che denotano grande cultura e raffinatezza dove la conoscenza dell'antico e la matrice classicista si fondono alle istanze più attuali della Roma di pieno rinascimento, in un'affascinante interpretazione memore dell'alta civiltà della corte estense.