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Il terremoto del 20 e 29 maggio 2012 Bilancio provvisorio di un'esperienza drammatica Il terremoto in Emilia è un evento che ha lasciato solchi profondi, ha creato sofferenze ed ha aggiunto difficoltà a quelle indotte dalla crisi economica. Ma c'è stata una reazione straordinaria a questa sciagura. Da parte della gente, delle imprese, dei lavoratori, che da subito hanno dimostrato nei fatti che queste comunità così colpite vogliono e sanno come rimettersi in piedi. Senza chiedere nulla di più, nulla di meno.
La reazione al devastante “respiro della terra” Coraggio e solidarietà Da quel profondo e micidiale "respiro della terra" che dal 20 maggio scorso ci ha fatto scoprire più fragili, sono passati diversi mesi. Se è nelle difficoltà che si vede la capacità di reagire di una comunità, quella ferrarese ha dimostrato una straordinaria forza, capace di gesti di valore e, talvolta, di autentico eroismo, molti dei quali non saranno forse mai scritti o narrati.
Fare impresa in un’area terremotata Volontà, pragmatismo e inventiva A tremare è stata certamente la terra, sono stati certamente gli edifici storici, le infrastrutture e le abitazioni private, ma le scosse del maggio 2012 hanno colpito in modo esteso e violento anche l'area più produttiva della nostra provincia, quell'Alto Ferrarese che raccoglie la gran parte dell'attività industriale del nostro territorio.
“Siamo qui, non ce ne siamo andati” Piccoli imprenditori e artigiani A otto mesi dal terremoto è possibile fare il punto della situazione, analizzando quello che è stato fatto. È con orgoglio che, da piccolo imprenditore, posso affermare come, dopo il dolore e lo sconforto dei primi momenti, i miei colleghi e gli artigiani hanno reagito rimboccandosi le maniche, e rimuovendo le macerie da case e aziende. Il sisma ha distrutto o gravemente danneggiato migliaia di capannoni,
Il comparto agricolo e il terremoto Fatti e considerazioni La vecchia cultura rurale faceva gli scongiuri e temeva gli anni bisestili. Nel 2012, anno bisestile, siamo stati testimoni di un catastrofico terremoto e di una disastrosa siccità che hanno colpito contestualmente il patrimonio immobiliare rurale, e non solo, ed i redditi agricoli di una vasta zona dell'Alto Ferrarese.
Il mondo agricolo e il settore agroalimentare hanno subìto gravi danni.

Fare impresa in un’area terremotata

Scritto da  Roberto Bonora

Volontà, pragmatismo e inventiva

A tremare è stata certamente la terra, sono stati certamente gli edifici storici, le infrastrutture e le abitazioni private, ma le scosse del maggio 2012 hanno colpito in modo esteso e violento anche l'area più produttiva della nostra provincia, quell'Alto Ferrarese che raccoglie la gran parte dell'attività industriale del nostro territorio.

Il sisma che ha sconvolto le province di Modena e Ferrara ha avuto infatti una peculiarità rispetto ai terremoti che, in passato, hanno provocato gravi danni nel nostro Paese: oltre alle 27 vittime, infatti, e al 03-01dolore incolmabile delle famiglie, il terremoto ha avuto una pesante ricaduta sul sistema produttivo locale. Mai, prima d'ora, un territorio a così alta vocazione industriale era stato vittima di un terremoto: un'area che, da sola, contribuisce per quasi il 2% al pil nazionale.
È da qui che dobbiamo partire, se si vuole davvero capire cosa abbia significato il terremoto del maggio scorso per Ferrara e per il suo territorio.03-02
L'eccezionalità dell'evento ha fatto sì che, nei primi giorni, anche nelle imprese fosse presente un sentimento diffuso di smarrimento, ma quasi subito le comunità colpite hanno mostrato una straordinaria volontà di reagire, in linea con l'indole e lo spirito della gente emiliana.
Le imprese, così come i cittadini e le famiglie, hanno offerto da subito una dimostrazione di grande dignità e di volontà di ripartire al più presto. Sono state messe in campo sino dai primi giorni tutte le energie e le professionalità possibili per rimettere in piedi il sistema produttivo e per rispondere in modo concreto alla necessità di far ripartire le attività al fine di conservare le commesse, il lavoro, l'occupazione.03-03
È stata una grande prova collettiva di volontà e pragmatismo, di tenacia e di inventiva: collaborazione tra imprese, delocalizzazioni improvvisate ma efficaci a poche centinaia di metri dallo stabilimento danneggiato; tutte soluzioni estemporanee, ma funzionali a mantenere viva la speranza di ritorno alla normalità nel più breve tempo possibile.
In questa situazione, che nei mesi si è andata via via consolidando, si può dire sia stata positiva anche la collaborazione con le Istituzioni. Non sono mancati e non mancano tuttora aspetti critici legati soprattutto ad alcune procedure eccessivamente burocratiche, a ritardi, lentezze, iniziali rigidità ingiustificate, ma complessivamente va dato atto di un lavoro svolto in modo efficace e utile. Grazie al rapporto di dialogo che, da subito, si è instaurato tra associazioni di categoria e Istituzioni è stato possibile modificare, integrare e rendere il più possibile aderente alle necessità delle imprese i provvedimenti che di volta in volta venivano adottati.
Oggi siamo già nella fase della ricostruzione, che vuol dire anche speranza nel futuro e fiducia nella volontà di ripartire. Un segnale importante, in questo senso, arriva da quelle imprese che, anche pochi mesi dopo il sisma e in presenza di una congiuntura economica non certo favorevole, continuano ad investire e a scommettere sui propri prodotti e sulla crescita collettiva.03-04
Una di queste è la Teknotubi di Sant'Agostino, azienda in attività da 14 anni, con circa 60 dipendenti e 10-12 milioni di fatturato annuo, che produce tubi in metallo e flessibili, in particolare per il comparto auto motive e movimento terra. "Non ci siamo praticamente mai fermati", racconta Gianluca Tassinari, titolare dell'azienda. "Già all'indomani della prima scossa del 20 maggio abbiamo cominciato ad intervenire per rimettere gli stabilimenti in grado di ripartire.  Fortunatamente eravamo assicurati e questo ci ha consentito da subito di iniziare con i lavori di ristrutturazione e consolidamento. Uno dei due stabili, infatti, ha subìto danni pesanti e non risultava agibile. Abbiamo dovuto riprendere tempestivamente per rispondere alle richieste del mercato: i nostri clienti (Audi, Toyota, Bentley, per citarne solo alcuni) non aspettavano e la fornitura rapida restava un'esigenza inderogabile. Non siamo ancora al 100% e credo che le conseguenze di quanto è successo ce le porteremo dietro per molto tempo, ma abbiamo scelto di continuare e di scommettere ancora su quello che facciamo. Una risposta molto positiva – conclude Tassinari – è arrivata da tutti i nostri collaboratori, che in questi mesi hanno dimostrato un senso di responsabilità e di attaccamento al lavoro veramente encomiabili".