Quanto è grande la tua banca?

Written by  Paolo Lucchini-Addioni

Manifesto pubblicitario della Cassa.Perchè non è necessario che le banche crescano per diventare grandi?

Chiunque abbia seguito con un minimo di attenzione le vicende del mondo bancario, negli ultimi tre anni avrà sentito ripetere - fino allo sfinimento - che le banche italiane non sono abbastanza grandi, che devono crescere, che devono adeguarsi alle dimensioni medie dei partner europei (per non parlare di quelli americani o dell'Estremo Oriente).

 


Tale affermazione si fonda su un verificato principio economico: quello delle economie di scala. Secondo questo principio, l'aumento del volume della produzione (di beni come di servizi) comporta una diminuzione sensibile del costo per unità di prodotto. Applicato alla banca, questo significa che solo il raggiungimento di una dimensione minima ottimale - la cosiddetta massa critica - permette a un istituto di credito di offrire sul mercato una gamma completa di prodotti a condizioni vantaggiose. La scoperta di questo principio nel mondo della banca - che è una scoperta recente, dal momento che fino alla metà degli anni Ottanta il settore era regolato in maniera molto stretta e la concorrenza tra banche era assolutamente inesistente - ha portato a una vera e propria rivoluzione copernicana.

Le banche hanno incominciato a farsi concorrenza e, in moltissimi casi, hanno scelto una politica di espansione che si manifesta secondo due modalità: una interna, attraverso l'apertura di nuovi sportelli; e una esterna, attraverso l'acquisizione, l'incorporazione o la fusione con altre banche.
Nella convinzione dei consumatori, la dimensione della banca è diventata un sinonimo di efficienza, di bontà e convenienza dell'offerta, di sicurezza; molti piccoli azionisti vedono nella crescita ad ogni costo l'unico valido strumento per tutela del proprio patrimonio e per garantire l'autonomia dell'azienda in cui hanno riposto fiducia.


Manifesto pubblicitario della Cassa.Ma, come ogni processo di crescita, anche quello delle banche  ha presentato alcuni effetti collaterali che ne hanno limitato il potenziale positivo. In particolare, uno dei fenomeni più spiacevoli viene esoticamente denominato overbranching [troppi sportelli], ma l'appesantimento della struttura della banca non si manifesta solo in un eccesso di numero di vetrine su strada. Da qualche mese si inizia a sentir parlare della cura per questa malattia di crescita; anche questa ha il suo bravo nome esotico: re-engineering [riprogettazione dell'attività d'impresa]. Parrebbe, quindi, che si sia innescato un circolo vizioso che spinge le banche a crescere con ogni mezzo solo per costringerle, in conseguenza della crescita a tappe forzate, a cure che rischiano di essere peggiori del male.
Opinione di chi scrive è che, in qualche misura, ci sia un errore di fondo nel ragionamento che spinge alla crescita a tutti i costi: l'errore consiste nel non aver considerato che, oltre alla modalità interna e a quella esterna, esiste una terza modalità di crescita - fino a oggi passata abbastanza inosservata - che potrebbe permettere a una banca di diventare "grande" senza costringerla a diventare "grossa".
Un esempio illuminante di questo tipo di strategie è stato recentemente offerto dalla Cassa di Risparmio di Ferrara.


Un altro manifesto pubblicitario della Cassa.Reduce dalla necessaria incorporazione della Banca di Credito Agrario di Ferrara, la Cassa si è trovata nelle condizioni di dover scegliere se procedere lungo la strada dell'espansione secondo una strategia rischiosa e dispendiosa (attraverso crescita interna ed esterna nella loro accezione convenzionale), oppure se tentare una strada innovativa che, attraverso l'individuazione di un partner adatto, le permettesse di rendere completa la propria offerta a condizioni competitive, rafforzarsi e mantenere la propria autonomia, che sarebbe stata invece compromessa se avesse adottato strategie conservative di mantenimento. Ridotto a linguaggio corrente, il ragionamento dei vertici della Cassa di Risparmio di Ferrara sarà stato più o meno questo: «Siamo una piccola banca a livello nazionale, ma sulla nostra terra siamo i più grandi. Ci sono banche molto più grandi di noi che continuano ad avere il problema di dover aumentare il volume della propria produzione, che pure ha già raggiunto livelli di costo di estrema convenienza. Un accordo di colaborazione con una banca di questo genere, permetterebbe a loro di penetrare con estrema efficacia una clientela locale che si fida di noi e che, probabilmente, non li accoglierebbe con grande entusiasmo.

 

Per parte nostra, potremmo contare su una gamma di prodotti e servizi sofisticati da offrire alla nostra clientela a prezzi competitivi (cosa che non potremmo fare da soli se non lavorando in perdita) e sul conseguente consolidamento della nostra quota di mercato, a garanzia della nostra autonomia.»

Le cose sagge sono sempre molto semplici: se non sono in grado di fare qualcosa in maniera efficiente, mi rivolgo a chi la sa fare meglio di me, offrendo in cambio ciò che di meglio so fare; questa è la ragione per la quale, pur facendo il giornalista e non il coltivatore diretto, riesco comunque a mangiare insalata fresca tutti i giorni.
Nella ricerca di un partner, la scelta della Cassa di Risparmio di Ferrara è caduta sulla Deutsche Bank - la più grande banca europea, presente direttamente in Italia con un gruppo forte di 262 sportelli bancari - e, con questa, ha avviato un rapporto di collaborazione che ha già iniziato a dare i suoi frutti: da una parte, la Cassa di Risparmio di Ferrara ha già arricchito la propria offerta con strumenti di investimento e prodotti previdenziali di eccellente levatura; dall'altra, la Deutsche Bank ha creato un nuovo sbocco sul mercato per i propri prodotti.

E il cliente? Quale tipo di vantaggio ricava da questo tipo di accordi?
Essenzialmente, quello di poter disporre di un'offerta sofisticata, a condizioni di perfetta concorrenzialità, senza perdere il beneficio di essere cliente di una banca locale, fortemente radicata sul territorio in cui opera.


La sede della Cassa.Anche per i clienti, i primi risultati di questo accordo di distribuzione - che non prevede in alcun modo scambi di pacchetti azionari  tra le due banche - si sono visti immediatamente. Oggi, agli sportelli della Cassa di Risparmio di Ferrara è possibile sottoscrivere polizze assicurative e piani di accumulo previdenziali garantiti dalla DB Vita, la società di assicurazione vita del Gruppo Deutsche Bank che si è guadagnata il primo posto nelle classifiche per rendimento nel 1994. Non si deve poi dimenticare l'emissione di Certificati di Deposito a Rischio Zero, con rendimento fisso dell'8%, cui si aggiunge un rendimento variabile legato all'andamento del tasso interbancario della Lira sulla piazza di Londra (Libor) costruito in collaborazione con la Divisione Unit Mercati Obbligazionari della Deutsche Bank Spa: il successo di questo innovativo strumento di investimento è stato tale da suggerire alla Cassa di Risparmio di Ferrara di raddoppiare la prima emissione, essendo stato sfondato il tetto previsto, e di stimolarne altre, che hanno seguito le prime due in stretta successione.

Tra breve, dopo il completamento della procedura già avviata presso la Consob, sarà operativo l'accordo per la distribuzione della famiglia di fondi comuni di investimento mobiliare Oasi, gestiti dalla Deutsche Bank Fondi.
In sintesi, un'offerta di prodotti e servizi che si colloca ai livelli più elevati del mercato e che vedrà, nel prossimo futuro degli ulteriori sviluppi. Per la Cassa di Risparmio di Ferrara, dunque, un modello di crescita innovativo, che le permetterà di diventare sempre più grande, rimanendo comunque una vera banca locale. 

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