
Se, però, si guardasse con occhio meno distratto alla sequenza delle attività che ha svolto fino a oggi e che continuerà a svolgere, si ravviserebbe dietro a ogni scelta una ferrea logica, un progetto, il disegno di un sistema che, in prospettiva, la Fondazione cercherà di affermare sempre di più, diventando promotrice in prima persona della valorizzazione della locale ricchezza di storia, di memoria, di vestigia del passato e del loro recupero.
Glielo chiede lo statuto, e lo fa con originalità, scegliendo con oculatezza che cosa e chi sovvenzionare, evitando di disperdere in mille rivoli quel patrimonio destinato al territorio e alle sue pregevolezze, il cui potenziale dovrà essere sfruttato a vantaggio dell'intera collettività.
Del resto, scorrendo l'elenco delle opere realizzate grazie al contributo fondamentale della Fondazione e della Cassa, l'assunto trova piena conferma.
Nel campo dei restauri, spicca lo sforzo per far riaprire al culto uno dei luoghi più venerati della città, quella basilica di Santa Maria in Vado che, dal 1171, quando ancora occupava il sito «a cavallo del Po» dal quale deriva il nome, e poi nell'attuale impianto voluto da Ercole I d'Este, è tra le perle dell'arte e della religione ferraresi. È qui che si compie il miracolo del Sangue; è qui che si accumulano nel tempo le testimonianze artistiche di alcuni dei grandi della pittura estense, tra i quali quel Carlo Bononi autore delle grandi tele ingabbiate nelle decorazioni del soffitto.
Proprio lo stato di conservazione di questo e la copertura a rischio d'infiltrazioni d'acqua ne hanno messo a repentaglio la sopravvivenza e, perfino, l'agibilità della struttura, che nel 1993 venne chiusa in via precauzionale. L'impegno della Fondazione ha permesso di aprire il cantiere (tuttora operante) e di ultimare due lotti di lavori riguardanti il transetto, il presbiterio e, appunto, il tempietto del Preziosissimo Sangue. E alle soglie del terzo millennio, l'intera basilica dovrebbe poter di nuovo essere accessibile.
Nella stessa logica s'inserisce la volontà di restaurare e rendere fruibile al pubblico la cella del Tasso in piazzetta Sant'Anna, dove il poeta trascorse la sua follia, rinchiuso per ragioni di salute e politiche. Così come sul territorio è stata posta mano alla Madonna della Torre di Comacchio e alla civiche gallerie di Portomaggiore e di Bondeno, oltre che al Museo del Delta a Mesola. Non poteva poi mancare un concreto appoggio alla straordinaria scoperta, fatta nel 1991, degli affreschi nel complesso di San Paolo, durante i controlli preliminari per il restauro del chiostro più antico.
L'arte e la sensibilità per quanto la città ha perduto dopo la devoluzione sono al centro anche di due iniziative quali l'acquisto della collezioni Sacrati Strozzi e l'allestimento della mostra La leggenda del collezionismo, dove peraltro pezzi pregiati di quella raccolta sono stati esposti per la prima volta al pubblico.
La collezione Sacrati Strozzi, un florilegio di opere pittoriche degne dei migliori musei del mondo, è tornata alla sua città natale grazie alla lungimiranza di chi non pensa che un capolavoro sia un fossile economico se non la si dà in mano ad antiquari o mercanti. Custodite in un museo, le opere d'arte acquisiscono una dimensione pubblica, durante mostre ed esposizioni; il museo stesso rappresenta il nucleo delle elaborazioni di studio, didattiche, sociali, turistiche delle opere d'arte.
La Cassa di Risparmio di Ferrara ha creato, all'interno della Pinacoteca, un nucleo di sale che testimoniano il paziente lavoro di ricognizione e di ricongiunzione delle più pregevoli testimonianze d'arte un tempo riunite nelle grandi collezioni dei notabili cittadini: tra queste, oltre alla citata Sacrati Strozzi, la Massari.
L'intervento sulla Sacrati Strozzi è in sé emblematico della benemerita funzione che la Cassa prima e la Fondazione oggi hanno avocato a sé. La raccolta - ricca di ventinove dipinti tra cui spiccano le Muse Erato e Urania della scuola del Tura, già decorazioni dello studiolo di Belfiore (vincolate nel 1991 a concessione fiscale dello Stato) e di altre ventinove "liberi" per il mercato - era infatti migrata a Firenze alla fine dell'Ottocento. L'acquisto del secondo lotto della collezione Sacrati Strozzi ha permesso di riportare a Ferrara opere d'arte di assoluta importanza. Restituire a Ferrara le sue grandi collezioni d'arte private è impresa difficile e costosa, ma grazie a una preziosa collaborazione con la Soprintendenza preposta e con la Pinacoteca Nazionale, il disegno si sta compiendo.
Queste ultime erano state affidate a una casa d'aste per essere messe all'incanto. L'intervento della Fondazione è stato quindi imposto dalla necessità di non smembrare una collezione che tanta parte aveva avuto nella storia dell'arte e del collezionismo ferraresi, dal momento che le prime ventinove opere erano già tornate a Ferrara. La trattativa con la casa d'aste ha avuto successo e anche la seconda parte della collezione ha varcato la soglia di Palazzo del Diamanti.
La Sacrati Strozzi, collocata accanto a nuclei leggendari come la Baldi Vendeghini e la Massari, è diventata l'asse intorno al quale è stata costruita la mostra La leggenda del collezionismo, che ha ricostruito la diaspora e la successiva, faticosa ricomposizione di quel patrimonio d'arte privato che per secoli è stato uno dei vanti di Ferrara.
La spoliazione del patrimonio artistico ferrarese, avviatasi con l'ingresso di Clemente VIII in città nel 1598, ha avviato una recrudescenza nel secolo scorso, quando i grandi musei del mondo hanno iniziato a interessarsi della pittura ferrarese.
Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, organizzare in prima persona una mostra complessa e ricca come La leggenda del collezionismo ha significato dare un segnale preciso alla città, nell'ambito di una politica culturale che si vorrebbe lasciasse una eredità permanente. Proprio con questo scopo, l'allestimento di questa mostra è diventato dotazione permanente della Pinacoteca.
Nuovamente con il ruolo congiunto di organizzatrice, promotrice e finanziatrice, la Fondazione ha voluto approfondire un aspetto artistico e letterario di grande rilevanza che ha visto Ferrara al centro di sviluppo di teorie retoriche e stilistiche, con la mostra e il convegno dedicati a Tasso, Tiziano e i pittori del parlar disgiunto.
Grandi maestri come Tiziano, Tintoretto, Bassano, Barocci, Bastianino, Carracci, Veronese e Torquato Tasso sono stati riuniti per dimostrare una nuova e affascinante tesi, nella quale le loro arti dialogano.
Un simbolico freno a quella che il Cicognara descriveva immaginificamente come «l'uscita dei carriaggi carichi di dipinti e di anticaglie» è stato posto dalla Cassa e dalla Fondazione, che hanno voluto salvare dalla dissoluzione quanto era salvabile, sia intervenendo sul mercato quando possibile, sia allestendo una mostra - con il relativo catalogo - che costituisse un punto d'avvio per nuovi studi e ricerche su questo importantissimo capitolo della storia della città.
Il futuro, infatti, può rivivere anche nelle pagine dei libri: non è dunque un caso che la Fondazione abbia intrapreso innumerevoli iniziative editoriali, strutturate secondo progetti organici.
Per esempio, la coscienza del fatto che Ferrara sia stata patria di una grande stagione miniaturistica ha fatto sì che molto venisse fatto per stimolare gli studi sulla miniatura: oltre a proporre una collana che ha già prodotto due straordinari volumi - il primo, che ripropone lo storico saggio dello Hermann, pubblicato a Vienna nel 1900; il secondo dedicato al Giraldi - la Fondazione ha voluto farsi partner di una straordinaria avventura: l'edizione fac-simile della Bibbia di Borso d'Este, il più grande monumento della miniatura estense.
Anche la produzione editoriale della Fondazione vuole rispondere a criteri di organicità. In questo contesto si collocano collane e collezioni dedicate ai palazzi storici, alla miniatura dell'epoca estense e al collezionismo privato ferrarese.
La Fondazione per prima ha creduto a una titanica impresa editoriale: l'edizione in fac simile della Bibbia di Borso d'Este, capolavoro della miniatura estense.
Un'altra collana voluta dalla Fondazione costituisce una mappatura virtuale del patrimonio storico e architettonico: sono già state pubblicate le monografie su Palazzo Paradiso, Palazzo Arcivescovile, la Palazzina di Marfisa d'Este, mentre si stanno preparando quelle dedicate alla Cattedrale e a Santa Maria in Vado.
C'è poi questa rivista, giunta al settimo numero, che tenta di essere un segno tangibile della volontà di valorizzare quanto di buono, in qualunque campo, Ferrara produce. Una Ferrara che non sempre ha coscienza e dimestichezza con la propria vocazione, con le propensioni e le peculiarità ereditate da una storia di secoli, o con le eccellenze maturate in tempi recenti.
Al suo quarto anno di pubblicazione, la rivista Ferrara. Voci di una città testimonia l'impegno a raccogliere e divulgare studi, opinioni e cronaca culturale sui maggiori eventi che hanno visto Ferrara come protagonista.
La rivista, oltre ai soci della Fondazione e della Cassa, viene inviata in omaggio all'estero, a biblioteche e centri culturali, per favorire una migliore conoscenza della nostra realtà in tutto il mondo.
La Fondazione e la Cassa di Risparmio di Ferrara da sempre appoggiano le grandi iniziative di Ferrara Arte. Per la mostra Giovanni Boldini. Opere su carta, hanno dato un contributo finalizzato a favorire gli studi dedicati a uno dei nostri artisti più apprezzati nel mondo.
Per meglio valutare che cosa andasse fatto per incentivare lo sviluppo di iniziative culturali omogenee e compatibili con il tessuto della città, per evitare di disperdere in mille rivoli il proprio impegno a favore della città e del suo territorio, la Fondazione ha voluto rivolgersi a un gruppo di specialisti, coordinati dal professor Umberto Eco, che, attraverso l'analisi dell'immagine che Ferrara ha e dà di se stessa, hanno disegnato una mappa delle necessità e delle opportunità, in modo che gli interventi della Fondazione potessero essere coordinati verso un obiettivo unitario.
Ma non si potrebbe concludere senza ricordare le attività che la Fondazione esperisce da così tanto tempo da rischiare, ormai, di passare sotto silenzio. Il Progetto Cinema Scuola, iniziativa innovativa che ha trovato imitatori in tutta Italia; la partecipazione - mirata, sostanziale e fondamentale - a Ferrara Musica: un'esperienza tanto positiva da suggerire alla Fondazione di valutare, per il futuro, l'ipotesi di un proprio ingresso anche in Ferrara Arte.
Ferrara Cinema è stata per molti anni un fatto all'avanguardia, al punto che sul suo modello sono fiorite iniziative analoghe in tutta Italia.
Ferrara Musica ha significato, invece, l'ingresso della nostra città nel panorama musicale a livello mondiale, grazie a Claudio Abbado, alla Chamber Orchestra of Europe e, oggi, alla Gustav Mahler Chamber Orchestra, che dal prossimo anno avrà sede a Ferrara.