Non da ultimo, ricordiamo come, proprio per queste considerazioni, l'intervento chirurgico di trapianto di fegato sia associato a una incidenza relativamente elevata di complicanze post-operatorie.
Per tentare di ovviare a questi problemi, negli ultimi anni numerosi ricercatori hanno iniziato a studiare nuove strategie terapeutiche, tra cui il trapianto di singole cellule epatiche (epatociti), da utilizzarsi in alternativa a quella dell'organo intero. Alla base del trapianto di cellule epatiche isolate è una delle peculiari caratteristiche del fegato: la sua capacita' di replicarsi. Infatti, il fegato è l'unico organo umano in grado di riprodurre se stesso; in teoria, quindi, il trapianto di poche cellule del fegato dovrebbe consentire, in breve tempo, la crescita di un "nuovo" organo.
Il trapianto di epatociti in modelli animali si è dimostrato in grado di correggere parzialmente e, in alcuni casi, anche completamente, numerose patologie epatiche. Sulla base di questi risultati sperimentali e di un'esperienza clinica di anni (quale quella del trapianto di insule pancreatiche per la correzione del diabete mellito) si è iniziato a sperimentare anche sull'uomo il trapianto di epatociti in alternativa al trapianto di fegato. Le prime esperienze su pazienti hanno dimostrato come questa metodica sia in grado di correggere, almeno temporaneamente, ma in alcuni casi anche a lungo termine, diversi tipi di malattie epatiche.
Inoltre, la tecnica alla base del trapianto degli epatociti consiste fondamentalmente in una "iniezione endovenosa" (introduzione attraverso una vena) e presenta numerosi vantaggi per minore aggressività, semplicità di esecuzione, possibilità di ripetizione e, in definitiva, minori complicanze.
Per questi motivi, si prevede che questa tecnica possa essere applicata anche a pazienti estremamente gravi che, attualmente, non possono giovarsi di un trapianto d'organo. Per lo sviluppo di questa tecnica, un ruolo chiave viene svolto da quei pochi centri che hanno sviluppato e messo a punto le tecniche per poter isolare cellule epatiche umane funzionanti e sono in grado di sviluppare le tecnologie necessarie per conservare nel lungo periodo queste cellule, consentendo, quindi, al paziente di approvigionarsene al momento del bisogno.
Di fatto, quindi, solo con lo sviluppo di "Banche di epatociti criopreservati" questa nuova tecnica terapeutica potrà essere sperimentata e diffusa nella comunità scientifica. Nel 1998, nell'ambito del Nord Italia Transplant, è nato un progetto di ricerca per la realizzazione della prima Banca Europea di Epatociti Umani Criopreservati, questa banca avrà sede presso la Clinica Chirurgica dell'Università degli Studi di Ferrara e la sua realizzazione sarà resa possibile grazie alla collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.
Scopo di questo progetto è mettere a punto le tecniche di isolamento e criopreservazione degli epatociti umani, concentrando queste importanti conoscenze in un unico gruppo di lavoro.
Per la realizzazione di questa banca sono stati attivati tutti i Centri di Trapianto di Fegato del nord Italia e alcuni centri stranieri, che collaborano inviando gli organi non utilizzati per il trapianto e che, quindi, possono essere impiegati per isolare cellule epatiche. Appena raggiungono il laboratorio, gli organi vengono trattati per l'estrazione degli epatociti (cellule epatiche) che, successivamente, vengono congelati, in attesa del futuro utilizzo.
Dopo appena un anno di lavoro, i risultati preliminari che stanno emergendo sono estremamente confortanti, e fanno intravedere, in tempi non lunghi, il raggiungimento dell'obiettivo di questo progetto.