Nel settore del restauro e della conservazione dei monumenti e dei siti, l'Italia, paese dal ricchissimo patrimonio artistico, ha più che mai bisogno dell'Europa, come pure l'Europa deve fare tesoro delle esperienze italiane, siano esse più o meno buone.
In particolare, con le partecipazioni ai Saloni del Restauro, ricchi di convegni, incontri e mostre su materiali e tecnologie, la Fondazione coglie l'occasione per fare anche qualche bilancio, allo scopo di valutare meglio i risultati di una politica di conservazione e per capire se nel restauro il cammino percorso sia lungo quanto si poteva sperare. Ma in questo campo un bilancio non può essere un punto di arrivo; anzi, deve rappresentare un nuovo inizio.
Troppo spesso si pensa che i beni culturali siano piccole isole privilegiate che necessitano degli interventi massicci di poteri pubblici. Non è strano che le popolazioni residenti in zone di scarso interesse artistico siano meno sensibili agli sforzi che si compiono in favore della politica di restauro e conservazione di aree storiche; anche se, poi, turisticamente parlando, occasionalmente, apprezzano la visita dei settori salvaguardati. Esiste, perciò, il rischio che una parte dell'opinione pubblica consideri il trattamento riservato alla tutela di alcuni settori, rispetto ad altri, una sorta di ingiustizia sociale, una preoccupazione superflua, poiché il problema non la riguarda che marginalmente.
Si tratta allora di promuovere una serie di azioni intensive allo scopo di spiegare che la valorizzazione, la tutela, la conservazione, il restauro sono elementi importanti nel rivitalizzare l'insieme di un territorio, fattore di miglioramento qualitativo della vita di tutti i cittadini.
Si tratta, ugualmente, di spiegare con chiarezza che ogni operazione di conservazione deve, innanzi tutto, tenere conto dei bisogni della gente che deve vivere e lavorare nella cultura dei beni; ma occorre dare a queste operazioni la loro vera dimensione, sociale oltre che economica.
Mi torna alla mente un ricordo letterario: c'è un passaggio di Torquato Tasso in cui si dice che "Ferrara è l'opera di rari spiriti che per caso si incontreranno e sapranno farne legami felici".
Nelle fiere, Ferrara è stata un ponte di unione fra l'antico e il moderno. Ricordiamo come per trovare la prima DATA di un'antica fiera ferrarese sia necessario andare al tempo di agosto, dopo la raccolta del grano, massima occasione di mercato per una terra di messi come il delta padano. I primi segni di organicità di questa fiera si situano agli inizi del secolo XVII. Tra le fiere dei secoli scorsi, la Fiera dell'Assunta presenta un primo interessante particolare: quello di porsi una DATA tale da non disturbare altre manifestazioni del genere e, di riflesso, non venire essa stessa toccata.
Il cardinale Lorenzo Casoni, legato della città di Ferrara, nel disciplinare, infatti, con un bando del 18 aprile 1708, lo svolgimento della fiera, spostava al 20 maggio la DATA di effettuazione di quella che si teneva prima di agosto, "per camminare con buon ordine verso le altre fiere di Lombardia e per non pregiudicare a quella di Lugo, che corre in Agosto suddetto". La nuova fiera era intitolata a san Filippo Neri, la sua durata era fissata IN quindici giorni, si svolgeva sulla strada degli angeli IN faccia al Castello, IN botteghe erette per l'occasione, libera tanto ai mercanti ferraresi quanto a quelli forestieri che ne facevano istanza presso il Giudice dei Savi.
Il filo della memoria storica
Written by Giuseppe ToscanoFerrara ponte d'unione fra l'antico e il moderno nell'arte del restauro.
Nelle manifestazioni sul restauro, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara si è sempre posta l'obiettivo di tenere il filo della memoria storica e culturale legato al progresso scientifico a servizio della conservazione dei beni artistici. Siamo a Ferrara, città dal ricco patrimonio architettonico, un centro privilegiato dello spirito e delle arti, ugualmente - e malgrado le vicissitudini storiche - una città giovane e viva, attraente così come l'hanno sognata e concepita Ercole e Alfonso, Beatrice e Isabella d'Este, e come l'hanno realizzata Biagio Rossetti e Pellegrino Prisciani.