Le ragioni di un impegno

Written by  Guido Reggio

Come e perchè la Cassa e la Fondazione si sono dedicate al recupero di un patrimonio disperso.

La città estense offre ai suoi abitanti e ai visitatori uno "spaccato" di storia prezioso, attraverso le testimonianze architettoniche; molto invece si è perso di quelle artistiche. Infatti, lo splendore del ducato subisce una brusca battuta d'arresto nel 1598, quando l'ultimo duca, Cesare, è costretto a fuggire a Modena, portando con sé tutte le opere d'arte trasferibili, compresa il prezioso manoscritto noto come la Bibbia di Borso d'Este.

Nei secoli successivi Ferrara subisce un lento ma inesorabile declino che ha come conseguenza la dispersione del patrimonio artistico della città. Solo nel 1830, con la creazione della Pinacoteca di Ferrara, si cerca di ricucire la "frattura" culturale. Grande impulso per questa meritoria opera di recupero della memoria artistica cittadina, viene dato  a partire dal 1961 dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, a cui è poi subentrata, a partire dal 1992, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.
In questi quarant'anni vengono individuati e acquistati numerosi dipinti dispersi e appartenenti a collezioni private. Il riconoscimento delle opere è dovuto a studiosi quali Guidi, Andrea Emiliani, Jadranka Bentini Sovrintendenti ai Beni Artistici e Grazia Agostini direttrice della Pinacoteca Nazionale.


Da questa attività di recupero dei beni artistici ferraresi è scaturita anche una collana editoriale della Cassa di Risparmio di Ferrara che rappresenta un approfondimento delle realtà storiche dell'arte figurativa ferrarese dal Trecento all'Ottocento e comprende sia le monografie che i momenti più significativi del Ducato e del successivo dominio pontificio.

In questo processo, l'anno 1984 è una data cruciale in quanto la Cassa di Risparmio di Ferrara stipula una convenzione, ancora vigente, con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Bologna, grazie alla quale il lotto più importante della sua collezione, composto da 90 dipinti, viene depositato presso la Pinacoteca Nazionale di Ferrara e diventa quindi patrimonio collettivamente fruito dai suoi cittadini.

Con una decisione siffatta, l'istituto bancario supera i limiti della propria natura di organizzazione economica che si rappresenta attraverso patrimonio di prestigio per propria fruizione privata, ma vuole collaborare a ricercare le radici della città dalla quale trae la propria forza, e diventare, attraverso una lungimirante forma di investimento, un nuovo punto di riferimento culturale.

Nel 1992 l'opera di "ricucitura" del patrimonio artistico viene proseguita dalla Fondazione, che attraverso la Soprintendenza e il Ministero per i Beni Culturali, riesce a bloccare a Milano un'asta avente come oggetto il secondo lotto di un'importante collezione ferrarese, la celebre Sacrati Strozzi, chiedendo la notifica del vincolo di unitarietà. Il primo lotto della medesima collezione era già patrimonio cittadino visibile presso la Pinacoteca di Ferrara.

L'acquisto "IN toto" di questi dipinti, cui ha contribuito in maniera determinante l'allora Segretario Generale della Fondazione, Alfredo Santini, ha significato non solo il ripristino di una collezione importante, ma anche l'esempio della massima espressione del collezionismo ferrarese, perché i Sacrati si unirono con un ramo degli Strozzi da Mantova creando una delle più illustri famiglie cittadine.

La sensibilità di questa casata ha consentito di creare, nel tempo, una collezione di inestimabile valore, imponendosi nel panorama cittadino come punto di riferimento artistico e culturale.

Dall'origine fino ai giorni nostri, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara ha sempre operato con pazienza e determinazione per la ricostruzione di quello che è ormai noto come "paradiso perduto", ovvero il corpus delle opere d'arte realizzate su commissione o raccolte dalle grandi famiglie ferraresi, che sembravano irrecuperabili.

Proprio questo "paradiso" ormai ritrovato, frutto di una assidua opera di ricerca, rappresenta il fiore all'occhiello della Fondazione ed è diventato l'oggetto della brochure edita in occasione dei primi 10 anni di attività dell'Ente. Questo documento di divulgazione ripropone, con una visione finalmente unitaria, tutte le restituzioni effettuate.
La città, grazie alla Fondazione ed ai suoi conferimenti alla Pinacoteca Nazionale, può fregiarsi del recupero di una parte importante della memoria storica attraverso le opere degli artisti più significativi del glorioso periodo estense.

Ed è proprio il ritorno a Ferrara dei due splendidi quadri di Dosso Dossi l'ultima importante impresa realizzata, di notevole rilievo non solo per l'indiscussa qualità artistica delle opere ma anche per la complessità della trattativa internazionale che l'ha preceduta e che è stata abilmente condotta dal Vice Presidente della Fondazione, Piero Puglioli.