Una Fondazione di robusta costituzione

Written by  Guido Reggio

Claudio AbbadoLa sentenza della Corte Costituzionale stabilizza il quadro normativo e rende definitivo l'assetto delle Fondazioni bancarie.

Le fondazioni (ex) bancarie italiane sono diventate maggiorenni. Dopo un periodo di grande attesa, dopo polemiche, tentativi di mediazione, passi avanti e repentine marce indietro, undici anni dopo la loro nascita, pare sia stata finalmente detta l'ultima parola sulla natura e missione dei nostri enti.

Ed a pronunciarla non è stata, come in passato, l'ennesima fonte legislativa o regolamentare di cui francamente non si sentiva certo la mancanza. Mi sia consentito ricordare che, tra leggi, regolamenti, decreti, atti di indirizzo e chi più ne ha più ne metta, dalla originaria legge Amato del 1990 ad oggi, sono ben 19 i provvedimenti intervenuti a precisare, modificare, ridefinire, quando non addirittura "reinventare" il ruolo delle fondazioni nella società civile.


Quindi non più una fonte normativa per così dire temporanea, soggetta alle mutevoli esigenze del momento. Ad entrare nel merito della nostra attività (e con quale esito!) è stata addirittura la Corte Costituzionale, che non solo ha dichiarato l'illegittimità di alcune disposizioni, ma ha posto pochi e sintetici principi cardine, interpretando il quadro normativo vigente ed indirizzandolo secondo la lettera e lo spirito della Carta Costituzionale.

Su queste pagine, nell'ultimo numero, il presidente Lenzi indicava le vie percorribili nell'azione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, "a patto"  però "che fosse finalmente possibile lasciare alle spalle i contenziosi pregressi". Oggi quell'aspettativa diviene realtà. Risulta ormai chiara ed incontestabile la natura di soggetto privato che ci è propria non solo per definizione formale, ma per sostanza nella composizione degli organi, negli scopi e nelle modalità di operare.
Tra l'altro è stato riconosciuto dalla Suprema Corte che è storicamente indiscutibile il nostro collegamento con le realtà locali, in ciò comprendendo, oltre agli enti pubblici territoriali, quelle diverse entità, pubbliche e private, radicate sul territorio ed espressive, per tradizione storica connessa anche all'origine delle singole fondazioni, di interessi meritevoli di essere rappresentati nell'Organo di Indirizzo.

Ciò significa che esce oggi sconfitta una visione apparentemente garantista e trasparente, ma in realtà di riflusso verso un tutoraggio di stampo pubblicistico, in antitesi a quel criterio di sussidiarietà orizzontale che rende moderna ed all'avanguardia la nostra Costituzione. Non sono solo gli enti pubblici i depositari delle conoscenze e della capacità di intervenire a favore del territorio, ma l'interesse collettivo trova altri interpreti legittimi, ora anche formalmente riconosciuti in quelle diverse forme di aggregazione sociale che sorgono dal territorio stesso e che ne possono raccogliere con sensibilità ed attenzione le aspettative ed ambizioni.

Un'immagine della scuola materna ''Galeazzo Massari''.Per quanto concerne poi l'oggetto della nostra attività, ossia i settori di intervento cui destinare le erogazioni liberali, la Corte - nel ritenere la legittimità della norma che prevede un'elencazione di settori assai ampia ed esauriente, tale da non ritenersi di per sé lesiva dell'autonomia gestionale e statutaria - ha dichiarato invece illegittima la prevista possibilità per il ministero di modificare liberamente detti settori, con regolamento e senza criteri idonei a circoscriverne la discrezionalità. Ha nel contempo affermato che la concreta scelta dei settori in cui effettivamente operare è rimessa alla libera scelta delle fondazioni. "La destinazione ed il concreto impiego dei rilevanti mezzi finanziari di pertinenza delle fondazioni devono restare affidati alla autodeterminazione delle stesse".

Nelle poche righe che precedono si intersecano alcuni concetti che rappresentano per la nostra Fondazione la differenza tra l'omologazione al criterio burocratico statalista di operare all'interno di regole predefinite e l'ambizione, invece, di volgere uno sguardo libero e senza preconcetti; di effettuare valutazioni e considerazioni secondo un'ottica più ampia, assumendo gli elementi positivi ovunque essi siano reperibili ed aggregando risorse, idee e - quando occorre - anche le preziose braccia del volontariato, per raggiungere obiettivi condivisi, seguendo strade anche diverse, se è necessario.

Questo percorso ci viene ancor oggi negato da un autorevole opinionista economico che, pochi giorni dopo il deposito della sentenza, ha lamentato su di un'autorevole testata nazionale la nostra incapacità di amministrare, nell'interesse del territorio, il grande patrimonio disponibile. Egli chiede che siano assicurate diversificazione e redditività, tese all'irrobustimento del nostro mercato finanziario. Esclude invece, in quanto rischioso, il finanziamento diretto di progetti a favore dell'economia locale. Come logica conseguenza, ha formulato l'auspicio che il ministero intervenga con apposite indicazioni vincolanti.

La consegna del contributo.Si tratta, a ben vedere, di considerazioni che nell'intenzione dell'autore vogliono essere costruttive, ma aprono spazi all'ennesimo tentativo di porre i nostri enti sotto tutela di una parte ben precisa. Mi riferisco a quel movimento di opinione che voleva fra l'altro spogliare le piccole fondazioni del loro bene più prezioso nel dare impulso alle economie locali, le piccole e medie Casse di Risparmio, diventate società per azioni grazie alla legge Amato, ma rimaste di proprietà degli enti benefici da cui traevano origine, purtroppo in casi sempre più limitati.

Fortunatamente prima lo stesso Governatore della Banca d'Italia, poi uno schieramento anche politico, trasversale alle logiche di partito, ha metabolizzato un concetto in realtà assai semplice, ma di difficile lettura a causa della cortina di fumo che era stata sollevata tutt'intorno: le piccole fondazioni e le piccole banche possono e devono rimanere ancora legate tra loro, per assicurare quel ruolo di sostegno positivo, non clientelare, alla economia locale ed evitare lo scollamento tra un sistema bancario che risultasse esclusivamente di dimensione nazionale od internazionale e la struttura produttiva italiana, che presenta caratteristiche del tutto peculiari, rispetto alla media europea.

La legge emessa a fine luglio scorso ha quindi definitivamente abolito, per le fondazioni con patrimonio fino a duecento milioni di euro, l'obbligo di cedere il controllo della banca conferitaria. Abbiamo manifestato tutti grande soddisfazione per questo risultato, che è stato conseguito dopo anni di tenace opera di convinzione nei confronti di un ampio novero di amministratori pubblici, uomini di governo ed opinionisti.

Non si tratta, come ha ipotizzato Marco Onado nell'articolo citato, di "attaccamento quasi morboso per le loro origini", ma almeno per quanto riguarda la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, della consapevole assunzione di una responsabilità nei confronti della intera comunità ferrarese, e cioè l'impegno a conservare a questa comunità la banca che proprio da essa ha tratto origine e con essa è cresciuta e rafforzata.

Oggi la Cassa di Risparmio di Ferrara è una banca solida e moderna, posta a capo di un gruppo bancario che si segnala nel panorama italiano per redditività e dinamicità. La Fondazione è lieta di questi risultati, che consentono di guardare al futuro con serenità e fiducia. Non possiamo prevedere come si svilupperanno nei prossimi anni le sorti di Fondazione e Cassa, ma certamente potremo vederle ancora percorrere un lungo tratto di strada a braccetto, sostenendosi l'un l'altra nelle asperità del percorso, ma assicurando quella necessaria autonomia di gestione della banca, quell'impegno di non ingerenza, che ci hanno caratterizzato negli ultimi dieci anni e che sono la vera forza del nostro connubio: ognuno faccia bene il proprio compito e solo quello.

La Fondazione e la Cassa di Risparmio di Ferrara, con l'incisione e distribuzione del cd Claudio Abbado, Anna Caterina Antonacci, Chamber Orchestra of Europe hanno voluto promuovere e sostenere la divulgazione di parte dell'immenso patrimonio archivistico musicale di Ferrara Musica per permetterne la condivisione anche da parte di chi non ha ancora avuto l'occasione di partecipare personalmente ai numerosi appuntamenti musicali programmati presso il Teatro Comunale di Ferrara.

Ferrara ricopre infatti un ruolo importante per il Maestro Claudio Abbado: lo dimostra il fatto che accanto a Milano, Vienna, New York, Londra e Berlino, il Maestro abbia scelto la nostra città per ospitare prestigiose manifestazioni concertistiche oltre che come sede della Chamber Orchestra of Europe (dal 1998 la Mahler Chamber Orchestra). In questo singolare rapporto si inscrive l'amicizia con la Cassa di Risparmio di Ferrara, tra i fondatori nel 1989 di Ferrara Musica. La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara ha proseguito nel sostegno dell'associazione musicale diventandone socia assieme al Comune di Ferrara. La collaborazione con il Maestro Abbado, presidente onorario di Ferrara Musica, ha anche consentito di organizzare numerosi eventi con la partecipazione della Berliner Philarmonisches Orchester.

Dal 1994 Ferrara Musica ha ampliato la propria attività presentando, in collaborazione con il Teatro Comunale, una stagione concertistica che vede impegnati, oltre all'orchestra residente, complessi sinfonici e da camera, direttori, solisti di caratura internazionale.
In questi anni di attività sono stati realizzati oltre 200 concerti a Ferrara ed in Italia, produzioni liriche in collaborazione con il Teatro Comunale e incisioni effettuate dalle più importanti case discografiche.
Dal 2000 Ferrara Musica ha anche dato vita ad una scuola di alto perfezionamento per giovani orchestrali, che ha preso avvio con ampia soddisfazione per i risultati didattici ed artistici.

Il 16 settembre è stata inaugurata la nuova sala dormitorio della Scuola Materna "Galeazzo Massari" di Voghiera, la cui realizzazione è stata possibile grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.

La scuola materna di Voghiera deriva il proprio nome dal figlio del duca Francesco Massari Zavaglia e della seconda moglie duchessa Rita, della famiglia di proprietari terrieri nella zona di Voghenza e dell'omonimo Parco entro le mura di Ferrara, scomparso alla tenera età di sette anni.
In memoria dell'unico figlio maschio, la famiglia Massari volle costruire un'Opera a beneficio della comunità di Voghiera. Fu così costruita la Scuola Materna, dedicata appunto a Galeazzo Massari. Dal 1935 fino al 1992 la scuola materna fu retta dalla suore dell'Ordine delle Orsoline di Verona. Lo stabile, rimasto di proprietà della famiglia Massari fino al 1987, fu donato alla parrocchia di Voghiera da Maria Teresa Massari Ricasoli, con lo scopo di proseguire l'opera e il ricordo del proprio congiunto.

Una scena dello spettacolo.Alla partenza delle suore Orsoline nel 1992, la scuola è stata rilevata dall'associazione di volontariato "Monsignor Artemio Crepaldi", creata da un gruppo di laici legati agli ambienti parrocchiali delle frazioni del Comune di Voghiera al fine di garantire continuità all'attività educativa. La scuola si rivolge infatti prevalentemente ai bambini dai 3 ai 6 anni, ma estende le proprie attività anche all'età scolare, con azioni di supporto educativo ed economico a favore dei bambini di famiglie bisognose.

Attualmente la scuola materna "Galeazzo Massari" conta 3 sezioni di bambini dai 3 ai 6 anni, una piccola sezione prematerna e un servizio di doposcuola, ospitando nel complesso 60 bambini. Per l'elevato numero di presenze e per fornire un servizio migliore, si è reso necessario costruire un ambiente dormitorio più capiente del precedente; ma l'associazione, non avendo fini di lucro, non dispone di fondi propri, se non costituiti dalle quote sociali, che però non avrebbero coperto il costo totale dell'investimento. La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara si è quindi resa disponibile per un intervento sostanzioso, assegnando un contributo di 25 mila euro a favore dell'associazione di volontariato "Monsignor Artemio Crepaldi".
I lavori sono stati terminati a fine estate, così da permettere l'utilizzo della nuova sala dormitorio fin dall'inizio del nuovo anno scolastico 2003/2004.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara ha sostenuto un progetto terapeutico veramente particolare, ovvero l'arteterapia a supporto di attività socio-educative per disabili. L'idea è nata dall'esigenza di trovare percorsi atti a migliorare la qualità di vita di giovani in difficoltà psichica, agevolando nel contempo la loro integrazione sociale. Per raggiungere questo obiettivo, si è utilizzato uno strumento di solito trascurato: l'attività artistica.

Il progetto, sostenuto dalla Fondazione, è stato realizzato su proposta e in collaborazione con l'associazione "Giovani 90", un gruppo di giovani artisti che opera nel nostro territorio provinciale da più di dieci anni e che ha raggiunto nel tempo traguardi sempre più lusinghieri e qualificati, conquistando uno spazio operativo e un riconoscimento qualificato anche a livello nazionale.

"Giovani 90", con l'intervento di docenti specializzati, ha attivato un percorso formativo per gli operatori che già lavorano all'interno delle strutture preposte al sostegno. In seguito a questa attività propedeutica, ha offerto ai ragazzi l'opportunità di realizzare insieme alla Compagnia uno spettacolo teatrale di fine corso. Il titolo scelto per la rappresentazione è una sintesi degli intenti dell'iniziativa: A tempo di musical. Insieme contro il disagio.

Le didattiche privilegiate hanno mirato allo sviluppo della comunicazione utilizzando tutte le forme espressive: il linguaggio dei segni, del corpo, della voce. Ne è scaturito uno spettacolo compiuto, variegato e articolato in cui l'entusiasmo degli attori in erba è stato integrato da un evidente contributo di professionalità.
Visto il notevole successo raggiunto, dal punto di vista sia artistico sia terapeutico, il medesimo spettacolo è stato rappresentato in più occasioni, in vari teatri della provincia, con il consenso unanime del pubblico e degli addetti ai lavori.

Il principio che guida l'attività della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara è il reinvestimento sul territorio del reddito generato attraverso l'attività bancaria della Cassa. Questo modello operativo ha già dimostrato la sua efficacia in più di dieci anni di interventi a favore del territorio ferrarese. Ma con l'apertura di uno sportello della Cassa di Risparmio di Ferrara a Napoli, per la prima volta la Fondazione si è trovata nella condizione di dover decidere come impiegare in un territorio che non conosce e al quale si è solo recentemente affacciata in interventi che potessero avere una ricaduta positiva sulla società civile locale grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.



Un'immagine della chiesa.Questa prima, sofferta scelta si è orientata su un monumento di grande importanza storica e artistica per la città di Napoli: la Chiesa di Santa Maria Incoronata.
La chiesa si trova nella zona fra via Medina e piazza del Municipio ed è l'unica fabbrica superstite di un nucleo di palazzi nobiliari e di edifici pubblici voluti nel Trecento da Giovanna d'Angiò. Il monumento, in stile gotico, presenta pianta iregolare a due navate con abside poligonale. la navata centrale è affiancata a sinistra da una navata minore e a destra da un portico (nella fotografia) e fu probabilmente costruito nel 1352 su un edificio preesistente. Di particolare importanza è il trecentesco portale principale, sul cui architrave è scolpita la corona di spine di Gesù, a cui la chiesa è intitolata, sorretta da due angeli.

Per accadere alla chiesa si scendono tredici gradini, trovandosi essa al di sotto del livello della strada, innalzata ai tempi di Carlo V per realizzare i fossati esterni di Castel Nuovo.

Un'immagine della chiesa.L'intervento della Fondazione è stato rivolto alla realizzazione di un impianto di illuminazione esterna, teso a evidenziare le forme architettoniche del monumento che, pur essendo una delle chiese più antiche di Napoli, è rimasto per secoli nascosto da un edificio che l'aveva completamente inglobata. Allo stesso tempo, il progetto ha l'ambizione di porre un limite agli atti di vandalismo e di vera e propria "invasione" di cui la chiesa è oggetto da anni.

L'obiettivo del progetto è quello di creare un'atmosfera suggestiva intorno a questa chiesa che, pur essendo un indiscusso simbolo dell'arte a Napoli, poco appartiene oggi ai napoletani ed è scarsamente nota ai turisti e ai visitatori della città; il progetto sipropone, quindi, di comporre un ambiente luminoso intorno alla Chiesa di Santa Maria Incoronata, nel tentativo di migliorare la qualità dell'ambiente urbano e di riconquistare alla fruibilità dei cittadini lo spazio che occupa.

Per evitare che la chiesa così illuminata appaia un'isola di luce nel buio circostante, l'illuminazione sarà completata con segnapasso installati sul muro di recinzione su via Medina e con proiettori nascosti sulla copertura della chiesa, volti a rischiarare il vicolo buio, oggi ricettacolo di ogni sorta di sporcizia, su cui si affaccia il prospetto laterale secondario dell'edificio.

Questo primo intervento della Fondazione in un territorio di recente colonizzazione da parte della Cassa non è destinato a rimanere isolato, anche se forzatamente l'operatività svolta a favore della città di Napoli sarà commisurata ai risultati operativi dell'attività bancaria. Resta comunque forte il segnale dato dalla Fondazione alla cittadinanza e alle autorità locali: come sempre e come ovunque, la Fondazione e la Cassa operano in un'ottica di profitto, ma a vantaggio dell'intera colettività.