Per il periodo più antico, la seconda metà del Trecento e gli inizi del Quattrocento, i prodotti ferraresi sono rappresentati da una ventina di forme chiuse in "maiolica arcaica", le prime smaltate dell'Italia centro-settentrionale, e da una decina di esemplari in "graffita arcaica padana", il primo tipo di graffite prodotto nell'area padana centrale e in Emilia-Romagna.
Nel primo caso, sono presenti soprattutto i cosiddetti "bicchieri" senza ansa, con una smaltatura ridotta e decorati solo con un contrassegno dipinto in manganese, caratteristici di Ferrara.
Le più antiche graffite fabbricate a Ferrara, dopo precedenti importazioni di graffite dal Veneto e anche dalla Lombardia occidentale, sono poco numerose nella raccolta, che, invece, presenta un gruppo notevole di esemplari precoci lombardi, ma comprendono tre boccali scarti di prima cottura, importanti per la rarità di tali sicure attestazioni della produzione locale.
Nella raccolta della Fondazione, circa 180 esemplari appartengono a questa tipologia, costituendo un ampio repertorio delle decorazioni e delle forme caratteristiche. Tra le decorazioni predominano quelle più o meno comuni, con busti maschili o femminili, animali, stemmi, il cuore sofferente, l'anello con diamante o il trigramma di S. Bernardino, ma compaiono anche diverse figurazioni particolari, come busti di suore o monaci, di angeli e di santi (S. Agostino, S. Antonio Abate, S. Giovanni Evangelista).
Altri esemplari hanno figurazioni particolarmente notevoli: in un frammento eccezionale di grande ciotola totalmente decorata, resta all'esterno una serie di medaglioni con i busti di un papa, di un coppia di regnanti e di un probabile monaco; un gruppo di scodelle presenta personaggi musicanti, figure femminili allegoriche e uno stemma con le armi Bentivoglio e Rangoni e ricco cimiero dall'esecuzione particolarmente sofisticata; delle tre coppe su piede presenti si distingue quella con un cervo in un padiglione. Sono presenti inoltre alcuni importanti scarti di fornace, di prima e di seconda cottura.
Diverse graffite "rinascimentali", con figurazioni religiose o anche "laiche", presentano contrassegni di appartenenza incisi a cotto sotto il piede, secondo una consuetudine tipica dei monasteri femminili.
Analoghi contrassegni si riscontrano in esemplari pertinenti ad altre tipologie di graffite, i vari sottotipi policromi accomunati da decorazioni semplificate e i tipi monocromi della seconda metà del Quattrocento e del Cinquecento, e nel complesso la raccolta presenta un cospicuo panorama delle stoviglie in uso nelle comunità monastiche di Ferrara in tale periodo.
Le graffite "semplificate" nella collezione ammontano a una quarantina e comprendono esemplari di varia origine con decorazioni comuni, come foglie cuoriformi, gigli e motivi araldici schematici, ma anche un consistente gruppo con soggetti religiosi, iscrizioni, simboli o sigle prevalentemente riferibile ai servizi dei conventi ferraresi e alle manifatture locali.
Decorazioni analoghe a queste ultime e una simile destinazione d'uso prevalgono nelle graffite monocrome, bianche, brune o più raramente verdi, diffuse dalla fine del Quattrocento, presenti nella raccolta con due dozzine di esemplari.
Altri gruppi minoritari sono costituiti dalle graffite che presentano anche l'uso della stecca, impiegata per lo più per ottenere un fondo ribassato intorno alle figure, in versione policroma o monocroma e databili al Cinquecento e ai primi decenni del Seicento.
Tra quelle policrome, una quindicina di esemplari appartiene al tipo particolare "a rosetta", con decorazione caratterizzata da un uso limitato del fondo ribassato, con una bordatura a corolla intorno al medaglione centrale ottenuta con una serie di piccole cuspidi; notevole è la presenza nella raccolta di boccali, rari in questa tipologia, di esemplari ancora con simboli o sigle religiosi e contrassegni di appartenenza, e di alcuni con figurazioni nei medaglioni riprese dal repertorio "rinascimentale".
Analogamente a questi ultimi anche tra la restante dozzina di graffite a stecca policrome e tra quelle bianche, non numerose, compaiono alcune scodelle particolarmente notevoli, di grandi dimensioni e con raffigurati busti maschili o femminili, figure di santi o animali.
In conclusione l'acquisto da parte della Fondazione, in accordo con i suoi obiettivi di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico di Ferrara, ha evitato la dispersione di un'importante collezione costituita in gran parte da ceramiche graffite di origine ferrarese.
Nel settembre 2004 è già stata presentata una selezione di esemplari della raccolta, in una breve esposizione allestita nel Palazzo Crema, significativamente a fianco di altre ceramiche scelte tra quelle dei Musei Civici di Arte Antica, che conservano in particolare l'importante Collezione Pasetti, e tra gli abbondanti reperti provenienti dagli scavi realizzati in Ferrara dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici dell'Emilia Romagna nell'ultimo decennio.
L'auspicio, infatti, è che il futuro impegno di catalogazione della raccolta della Fondazione e la prospettiva di renderla fruibile al pubblico possano integrarsi in un progetto comune, incentrato sulle ceramiche ferraresi medievali e post-medievali.
Un riesame critico complessivo sarebbe importante per chiarire alcuni aspetti della produzione cittadina, in particolare per quanto riguarda la sua fase iniziale e per una migliore caratterizzazione delle graffite "rinascimentali" di Ferrara rispetto a quelle di altri centri emiliano-romagnoli.
Le ceramiche complessivamente disponibili permetterebbero anche di superare un orizzonte locale o regionale, considerando che in Italia diversi musei sono dedicati alle maioliche, mentre manca un museo delle graffite.
Proprio le manifatture di graffite furono introdotte per prime nell'Italia settentrionale e tali ceramiche vi rimasero per alcuni secoli quelle maggiormente fabbricate e usate; al di là dei valori estetici costituiscono una non trascurabile fonte di conoscenze storiche.