Grazie alla continua opera di monitoraggio portata avanti dal nostro Ente seguendo il preciso disegno di tentare di ricomporre le grandi collezioni ferraresi, non è sfuggito all'attenzione di Piero Puglioli, la presenza in asta di un dipinto appartenuto all'importante quadreria del Conte Giovan Battista Costabili, dalla quale provengono tanto per intenderci dipinti della portata della Musa Calliope di Cosmè Tura e il Ritratto di Leonello d'Este di Pisanello. Si tratta di una tempera su tela raffigurante San Giovanni Battista, attribuito alla scuola veronese e databile tra la fine del XV sec. e gli inizi del XVI sec.
Il dipinto, allora attribuito a Francesco del Cossa, era citato negli inventari della collezione in coppia con un altro dipinto raffigurante San Michele, ma le vicende collezionistiche hanno separato questi dipinti in epoca molto recente. Entrambe le tele vengono segnalate come provenienti dalla chiesa del Corpus Domini e vantano quindi sicuramente una committenza ferrarese, ma lo studio dell'identità dell'autore resta tutta ancora da indagare. Acquisizioni come queste appena messe a segno costituiscono infatti delle precise sollecitazioni che la Fondazione vuole offrire agli studiosi, nella ferma convinzione che la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale tragga forza anche dal continuo approfondimento delle ricerche storico-artistiche.
Il secondo dipinto rappresenta un recupero quasi insperato di un'opera che si credeva irrimediabilmente perduta. A soli venti giorni dall'asta Valentina Lapierre, che collabora con la nostra Fondazione, ci ha segnalato la possibilità di recuperare un'opera fondamentale nello studio di Sigismondo Scarsella, padre del più conosciuto Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino. Tale possibilità si è profilata fin da subito come un'occasione inattesa ed emozionante. La nostra collaboratrice da tempo aveva ricostruito le vicende storiche che l'avevano portata ad individuare con certezza,
in un dipinto attribuito al Bastarolo, un'opera di Sigismondo considerata perduta e vederla passare all'asta milanese costituiva la concreta possibilità di recuperarla a Ferrara. Questo dipinto, raffigurante una Deposizione, costituisce quella che le fonti hanno sempre citato come una delle opere più belle di Sigismondo. Recuperare questa pala significa apportare nuovi e fondamentali elementi
nella valutazione della personalità artistica di questo pittore e della sua incidenza nella formazione dello stile del figlio Ippolito.