Nuove strategie all'insegna del consolidamento territoriale e del sostegno all'economia locale
Lo scorso 27 aprile, a Ferrara Fiere e Congressi, in una sala gremita con oltre quattrocento persone, si è svolta l'Assemblea dei Soci della Cassa di Risparmio di Ferrara, che ha visto l'approvazione del Bilancio 2009 e il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale, della presidenza e della vice presidenza della Banca. Presente all'atteso appuntamento l'intero CdA, il Collegio Sindacale, il sottoscritto, il direttore generale Giuseppe Grassano, e tutti i direttori e presidenti delle Banche e delle Società del Gruppo Carife. Di seguito si stralciano alcune parti del mio intervento dell'Assemblea dei Soci. "Sono entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione della Cassa nel lontano 1971 quale componente del Collegio Sindacale sino al 1981, poi vice presidente con gli indimenticabili presidenti Collevati e Carletti, sino al 1992; infine, dopo cinque anni da segretario generale della Fondazione, presidente dal 1998. Una vita con la Cassa, anche se l'impegno professionale era come dirigente e poi segretario generale della Camera di Commercio di Ferrara e di Ravenna. In questi anni profondi e radicali cambiamenti hanno interessato la società e l'economia italiana e, in modo non sempre equivalente, anche quelle ferraresi". Ho quindi continuato mettendo in luce come la Cassa di Risparmio nel tempo abbia sempre sostenuto iniziative di estremo rilievo: dall'autostrada Bologna-Padova, al recupero delle mura estensi, alla realizzazione delle grandi mostre di richiamo internazionale, agli studi sul Parco del Delta del Po sino alla creazione di Ferrara Arte e, con il Comune, di Ferrara Musica, che tanto lustro, grazie al maestro Abbado, ha dato al Teatro cittadino. "La Cassa ha collaborato con le istituzioni preposte e si è fatta promotrice assoluta di iniziative di ampio respiro e di indubbio valore scientifico. Erede di una tradizione ricca e gloriosa, perpetuatasi ininterrottamente dal 1957, l'editoria targata Carife ha proseguito, nel recente passato, la riflessione critica sul patrimonio artistico ferrarese. Nel solco della preziosa "Collana dei Pittori", inaugurata da Giuseppe Minerbi, che ha regalato per vent'anni perle di inestimabile valore critico-artistico, la Cassa, talvolta in sinergia con la Fondazione Carife, ha rivisitato l'opera di pittori come Cosmè Tura, Francesco Del Cossa e Scarsellino, solo per citarne alcuni. D'altronde è sotto la visione di tutti la politica della Cassa, e poi della Fondazione dalla sua nascita, per il nostro territorio: dai recuperi delle nostre principali opere d'arte sino alla stima che la Banca si è guadagnata grazie al lavoro amorevole e professionalmente puntuale di tante persone". Di seguito, il ricordo non poteva che andare ai quattro presidenti della Repubblica che hanno fatto visita alla Cassa: Francesco Cossiga giunto a Ferrara l'anno del 150° della fondazione dell'Istituto di Credito, dieci anni dopo Oscar Luigi Scalfaro, quindi nel 2002 Carlo Azeglio Ciampi, e infine nel 2007 Giorgio Napolitano. "Indimenticabile poi l'incontro con il Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale, sapendo del nostro impegno, ci chiese, con una battuta simpatica, se la Sua venuta avesse creato danni alle nostre casse". È stata quindi rimarcata l'importanza che la Cassa riveste
per il territorio, così come l'importanza di salvaguardare le definizioni di "autonomia" e di "localismo". "Molti di voi ricorderanno che all'inizio del mio mandato presidenziale, nel 1998, vi era sul tappeto la proposta di una alleanza da parte della Deutsche Bank. La rifiutammo con energia, grazie all'appoggio della Fondazione nella persona dell'allora presidente Silvio Carletti, e crescemmo autonomamente. Periodicamente riceviamo proposte, più o meno esplicite, di alleanze con grandi gruppi: noi continuiamo a lavorare intensamente, cercando di rimediare ad errori di un recente passato ma, orgogliosamente, ci "rimbocchiamo le maniche" con disponibilità, perché sentiamo di essere circondati dall'affetto di oltre 23.000 soci e di un territorio che tanto ha avuto dalla Cassa e che tanto la ama". Di seguito l'attenzione si è spostata sui profondi mutamenti che hanno interessato il mondo bancario in generale. "Nei ruoli ricoperti in tanti anni alla Cassa, accanto ai molti amici che hanno collaborato con me nel difficile compito e dovere di amministrazione, mi sono trovato di fronte ad una biforcazione, senza una "segnaletica" precisa. Una situazione normale per coloro che amministrano l'impresa, tuttavia, molto delicata, perché, il più delle volte, una via porta al successo, l'altra a conseguire esiti diversi dalle aspettative. Mi limito a ricordarne alcuni momenti. L'apertura alla concorrenza del mercato bancario ha provocato la progressiva caduta dei rigidi confini dei piani di insediamento degli sportelli e la conseguente riformulazione, imposta soprattutto alle piccole banche, del concetto di mercato di riferimento. La necessità di ricercare per noi nuovi sbocchi in province limitrofe, è stata condizionata però da una disparità di forza economica rispetto a concorrenti di dimensioni più grandi che, nel frattempo, si insediavano nella nostra realtà non certo con pacifiche intenzioni. L'affermarsi del concetto di banca globale rispetto al principio di specializzazione vigente con la precedente legge bancaria del 1933, ebbe la conseguenza di avviare una riorganizzazione commerciale, per non farsi disintermediare nella raccolta diretta e fornire nel contempo i servizi finanziari richiesti da una clientela che si affacciava in massa a nuove forme di risparmio. La privatizzazione, con la conseguente trasformazione in società per azioni attraverso lo scorporo dell'azienda bancaria dall'ente pubblico economico, ha comportato la separazione del momento della gestione della proprietà del capitale da quello della gestione caratteristica dell'impresa bancaria. L'integrazione con la Banca di Credito Agrario di Ferrara fu perseguita per non disperdere un forte e radicato presidio nel territorio. Successivamente con la Fondazione è stata vinta la battaglia dell'indipendenza. Se oggi ci troviamo in questa sede a discutere di autonomia e localismo, è perché abbiamo evitato, con le scelte dell'ultimo decennio, che la Cassa rimanesse sul territorio come una mera insegna sotto il controllo di grandi gruppi bancari. Abbiamo assistito alla scomparsa dell'autonomia di centinaia di piccole e medie banche entrate a far parte di gruppi nazionali ed esteri. Quello che ricordo più intensamente di quel momento e della successiva attuazione della scelta strategica di gruppo, era la necessità di agire tempestivamente. Il mondo correva, l'economia imponeva decisioni rapide, non vi erano momenti di tregua che permettessero di soffermarsi più dello stretto necessario; il legislatore, le authority, le associazioni di categoria, la società intera avevano imboccato la strada del cambiamento, della trasformazione e dell'integrazione sovranazionale. Il rafforzamento del patrimonio è stato sempre l'obiettivo principale da perseguire perché è da quello che scaturisce la forza della banca e da esso si genera la fiducia dei clienti e la capacità di assistenza al territorio. È stato opportuno predisporre una strategia nuova che avesse come obiettivo principale la salvaguardia dell'autonomia dell'azienda e, come obiettivo seguente, una crescita della operatività, che garantisse, con lo sviluppo dei valori, la crescita del conto economico. Occorre avere la vista lunga e pensare nel medio termine, perché l'obiettivo di una Cassa dalla sua costituzione è di favorire la crescita del proprio contesto territoriale e delle componenti umane ivi residenti, e questo è un obiettivo che non si raggiunge mai perché si rigenera sempre. La Cassa ha vissuto ed ha riflesso la fortuna e le debolezze del proprio territorio, come succede ad ogni azienda di credito. Il rischio si è materializzato con una brusca frenata dei mercati e con un ammontare di esposizioni finanziarie a cui non corrispondeva altrettanta capacità economica di farvi fronte. Nell'ultimo periodo, abbiamo forse guardato eccessivamente oltre le mura ed abbiamo creduto di esportare il modello di banca locale per ampliare la sfera d'azione, in quanto le comunità e le aziende che non si aprono al confronto ed allo sviluppo tendono a scomparire. Alcuni indizi ci confortano nella scelta, altri ci portano a riflettere se il perimetro del gruppo bancario abbia generato scollegamento e discontinuità, che assieme alla crisi finanziaria, hanno penalizzato i risultati di bilancio. Tutto ciò ci ha imposto un profondo ripensamento. Abbiamo così cercato una migliore efficienza della struttura organizzativa con la nomina di un nuovo direttore generale e una verifica dell'assetto della nostra struttura, e abbiamo inoltre convocato in assemblea i nostri soci per approvare modifiche ed integrazioni allo Statuto sociale. In sostanza, in questo momento delicato, abbiamo con solerzia posto le condizioni per un'aggiornata risposta ai temi sul tappeto. Il capitale oggi si sposta velocemente, toccando pochi tasti di un computer; meno velocemente, ma con inconsueta tempestività, si sposta la produzione da un territorio ad un altro in forza di una pura logica di convenienza. In questo scenario siamo chiamati, tutti insieme, a fare banca. Il progetto di banca locale ha ancora un senso se si inserisce dinamicamente in questo contesto. Dobbiamo tenere presente che aziende di credito di ben maggiori dimensioni intendono riconvertire la loro struttura di governance in "banche del territorio". Chi scriverà la storia della Cassa e di quest'ultimo decennio avrà indubbiamente il vantaggio dello sguardo retrospettivo; l'amministratore deve sempre avere uno sguardo prospettico. In questo momento i risultati dell'ultimo esercizio non possono rappresentare la sintesi degli ultimi anni di gestione aziendale. Se così fosse e se qualcuno ritiene sia così, la capacità prospettica di disegnare il futuro sarebbe completamente svuotata ed il tanto conclamato spirito imprenditoriale sarebbe incapace di delineare l'orizzonte ed i rischi di una nuova stagione strategica alla luce di quei valori che ci hanno guidato". Ho quindi concluso il mio intervento esprimendo gratitudine a tutti coloro che nel corso del tempo hanno collaborato con me: "Nel momento in cui sto passando il testimone, non posso che esprimere la mia più viva gratitudine a quanti, dal vice presidente, ai membri del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale, mi hanno accompagnato con generosità e professionalità. È stato un periodo difficile per la situazione nazionale ed internazionale, ma anche per problemi interni. Sempre però ho avuto la fortuna di poter contare su persone che nutrono un profondo amore per il territorio. La scelta di affrontare questa Assemblea con proposte di forte impatto emotivo va letta nel segno di un grande senso di responsabilità, nella volontà di impegnarsi a chiudere una situazione di difficoltà ed aprirne una ove la Cassa tornerà all'utile ed al rafforzamento. Nessuna azienda è entrata in crisi per volontà della Cassa: abbiamo dato un contributo determinante alla politica di sostegno dell'economia in questo momento di difficoltà attraverso accordi con le Istituzioni, gli Enti Locali, la Camera di commercio, le associazioni di categoria e l'università". Al termine della relazione è quindi intervenuto il vice presidente della Fondazione Carife Piero Puglioli che, prima di ogni altra cosa, ha messo in luce come la Fondazione da sempre si sia impegnata profondamente nei confronti della Cassa di Risparmio di Ferrara: "Come noto abbiamo sempre affermato la volontà di mantenere la maggioranza azionaria della banca, ma questo non va letto come una valutazione egoistica del proprio interesse esclusivo. Il presidio della proprietà e di conseguenza del mantenimento nella provincia di Ferrara di una dote di risorse per le famiglie, i professionisti e le imprese, rientra nello scopo stesso della Fondazione, statutariamente individuato nella promozione dello sviluppo sociale ed economico del territorio. In questo senso va interpretato anche quanto avvenuto a fine 2008, quando il nostro ente ha sottoscritto l'ultimo aumento di capitale, investendo tutte le proprie risorse nella banca, per consentirne il rafforzamento. Nella medesima chiave di lettura si pone anche la lista presentata oggi per l'elezione del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale. Le candidature
da noi formulate per i due organi, prima fra tutte quella di Sergio Lenzi che indichiamo per la presidenza della Banca, hanno un significato univoco: la Fondazione non solo ha impegnato le proprie risorse economiche, ma ha anche inteso spendere alcuni tra i propri uomini migliori, per assicurare alla Cassa di Risparmio di Ferrara una ripresa che si auspica rapida e senza incertezze. Confidiamo che questi segnali precisi siano raccolti e valutati appieno dalla compagine azionaria e dalla clientela della banca, affinché ciascuno possa adottare i comportamenti positivi che gli competono, nei rispettivi ruoli, secondo quel rapporto di fiducia reciproca tra la Cassa di Risparmio di Ferrara ed i propri interlocutori, che anche nelle difficoltà non si è mai interrotto. Siamo sicuri – ha quindi concluso – che tutto il personale della banca contribuirà al buon esito della ripresa, con il consueto spirito di dedizione ed attaccamento all'Istituto. I responsabili delle unità operative, come già in passato, saranno i primi interpreti di questo impegno, mirato a rafforzare e rendere sempre più penetrante l'azione della Cassa. A tutti va il nostro augurio di buon lavoro". Nel corso dell'Assemblea hanno preso la parola anche gli azionisti di minoranza che vogliamo citare in ordine d'intervento: l'avvocato Giuseppe Toscano, Agusto Buriani, Stefano Franchini, Marco Barioni, Paolo Malagodi, Marco Cappellari in rappresentanza del gruppo Amici della Cassa di Risparmio di Ferrara, Paolo Bonora, Roberto Mascellani e Cristina Gessi.