Incontri straordinari al "Mon Repos"
Ci sono libri che parlano di altri libri, romanzando i protagonisti che già si sono depositati nella memoria, nell'affetto, nelle abitudini dei lettori.
Romanzi cioè che parlano di altri romanzi o di altre creature della letteratura, non creandone di nuovi, ma quasi limitandosi a reinventare i personaggi già noti. Una letteratura della letteratura insomma, una specie di galleria di interviste immaginarie a quei personaggi che avremmo sempre sognato di incontrare anche nella vita. Chi non ha sognato a scuola di Paolo e Francesca? O al cinema e a teatro di Giulietta e Romeo? Sono diventati nell'immaginario collettivo care presenze, a cui spesso la mente ritorna quando deve fare paragoni, confronti, previsioni soprattutto se il lettore rammenta come visse la stagione dei primi amori... Appartiene a questa categoria di romanzi l'ultimo di Roberto Pazzi, che ha al suo attivo diciotto romanzi e sei raccolte di poesia, tradotto complessivamente in ventisei lingue, premio Selezione Campiello e finalista allo Strega ben due volte, che nella nostra città ha insegnato per tanti anni e tiene annualmente un corso di scrittura creativa molto seguito. Un uomo si risveglia in un luogo dove non è mai stato, un grande hotel di un certo lusso, sulla riva di un lago o di un mare, difficile dire. Come è difficile ricordarsi esattamente chi sia, da dove venga perché si trovi al "Mon Repos", come apprende chiamarsi l'albergo misterioso. Il soggiorno forzato in quel luogo lo porta a conoscere però straordinari personaggi, tutti come lui ospiti del sito, che sono coppie d'amore di ogni genere, etero e omo, da Giulietta e Romeo, Paolo e Francesca, Eloisa e Abelardo a Oscar Wilde e Bosie, Proust e l'autista Agostinelli, la Yourcenar e la sua amica Grace. A poco a poco il dottor Mercuzio – è il nome con cui lo chiamano Giulietta e Romeo – sprofonda nella malia degli straordinari personaggi, i più amati nella sua vita di lettore forte, rendendosi conto di essere capitato non sa come in una sorta di paradiso laico, dove al posto dei santi sono i miti dei personaggi più belli della letteratura, tutti collegati in qualche modo dalla passione amorosa...
Ma la vicenda si impernia su una bellissima figura femminile di cameriera che cerca di risvegliare alla vita l'incantato protagonista. Non sveleremo il finale a sorpresa. Diremo solo che la lettura di questo avvincente romanzo offre fra l'altro il piacere di ripassare la storia dei libri forse più belli che avevamo letto, ripercorrendo autori come Dante, Shakespeare, Leopardi, Proust in una galleria di ritratti che sfidano le mode e i luoghi comuni. Che è il potere dei classici, quello di durare per sempre.
Un 'De Pisis' della Carife in mostra in Svizzera
La Cassa di Risparmio di Ferrara conferma ancora una volta il suo impegno a rendere accessibile al grande pubblico, in Italia e all'estero, la propria collezione d'arte. Dopo il Ritratto di Gabriele Tadino di Tiziano Vecellio, prestato alle Scuderie del Quirinale per la mostra "Tintoretto", è stata la volta del dipinto di Filippo de Pisis Frutta in riva al mare, oggetto di ammirazione al Museo d'Arte Mendrisio, in Svizzera, nell'ambito della rassegna "De Pisis e Montale. 'Le occasioni' tra poesia e pittura" (aperta dal 28 aprile fino al 26 agosto). Curata da Paolo Campiglio in collaborazione con Simone Soldini, Maddalena Tibertelli de Pisis ed Elisa Camisasca – catalogo con testi dei curatori e di Gianni Venturi e Franco Contorbia –, la mostra intende riflettere sui rapporti tra la pittura di Filippo de Pisis e la poesia di Eugenio Montale, ma anche tra la poesia del pittore e la pittura del poeta: i due si conobbero nel 1919 a Rapallo, diventando da subito amici, come dimostrano numerose attestazioni di stima reciproca. Frutta in riva al mare, rimanda al soggiorno di De Pisis a casa di Marino Moretti a Cesenatico, nell'estate del 1917.