
Il primo presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara, Alessandro Masi, quando, in quel lontano 30 gennaio 1839, sancì la nascita dell'Istituto di corso Giovecca, non conosceva forse il significato della parola mission declinata in termini manageriali come abitualmente avviene oggi, ma aveva già ben chiari quali fossero i concreti principi ispiratori della Banca che andava fondando: solido radicamento territoriale, forte prossimità con la clientela, costante ancoraggio alla tradizione, sostegno e interrelazioni strettissime con quel "piccolo mondo antico", che doveva essere allora l'imprenditoria ferrarese. Erano, per intenderci, ancora gli anni del dominio pontificio: la ferrovia Ferrara-Bologna sarebbe stata inaugurata oltre 20 anni dopo; e solo nel 1872 sarebbero iniziati i primi lavori della grande bonifica ferrarese. Da allora, un'attività intensa e diversificata, perché realizzata non soltanto attraverso la "canonica" erogazione del credito a imprese e famiglie, ma anche - prima che la rivoluzione normativa affidasse questo compito alle Fondazioni bancarie - attraverso la destinazione di parte significativa degli utili ad attività svolte a favore della comunità locale nel "sociale" come negli studi, nel sostegno alla scienza e dell'innovazione, nella diffusione della cultura come nella salvaguardia del patrimonio artistico ferrarese, anche di quello cosiddetto "minore". Una presenza attenta e rassicurante che ha sempre rappresentato un apprezzato valore aggiunto per la società ferrarese e per l'intera provincia. Anche per questo, la storia dell'Istituto di credito si è di fatto sovrapposta, talvolta perfino identificandosi, con lo sviluppo del territorio ferrarese, con le sue vicende più esaltanti e, talvolta, anche con quelle più drammatiche. E molto spesso, in una lungimirante logica di servizio e di impegno civile, lavorando in collaborazione stretta con le istituzioni, anche con la Camera di Commercio, che da più di 200 anni opera per favorire lo sviluppo del sistema economico provinciale e la competitività delle imprese. Nonostante la globalizzazione dell'economia abbia reso ancora più complesse e insidiose le sfide lanciate da mercati sempre più aperti e concorrenziali; nonostante il sistema bancario abbia mutato profondamente negli ultimi anni la propria fisionomia, tramite processi significativi di ristrutturazione e aggregazione; nonostante le periodiche crisi che squassano il mondo della finanza, la positiva esperienza italiana - e ferrarese - sembrano indicare che più modelli di intermediazione bancaria possono convivere, e che - in questo contesto - uno degli aspetti più originali e interessanti che caratterizza il nostro Paese è rappresentato proprio dalla ricchezza e dalla vitalità delle banche territoriali. (Si usa, generalmente, dire "banche locali", ma il termine mi pare riduttivo e non più rispondente a una realtà che vede i migliori fra questi istituti di credito attivi in più ambiti territoriali.) Banche territoriali che, come nel caso della Cassa di Risparmio di Ferrara, che rappresenta indubbiamente uno dei casi di maggiore successo, sono caratterizzate dalla capacità di favorire, attraverso una strettissima rete di contatti, lo sviluppo di quelle "esternalità positive" che rappresentano il vero fattore di competitività e di attrattività di un territorio. Cosa ci riservi il futuro non è dato sapere: sicuramente non mancano elementi di forte preoccupazione, dovuti principalmente alla instabilità dei mercati finanziari, apparsi, nelle ultime settimane, particolarmente vulnerabili. Ed è la Storia a testimoniare come a periodi floridi se ne alternino altri, molto meno propizi. Proprio per questa ragione, anche se può sembrare antistorico, sono fra coloro che ritengono rischioso affidarsi acriticamente alla globalizzazione. A quel processo apparentemente irreversibile che tende a cancellare le radici, ad annullare le identità costringendo all'omologazione. Un processo nei cui confronti l'unico antidoto efficace appare essere quel "sano" legame vocazionale con il territorio che permette di non rinnegare le tradizioni e di rafforzare il senso della comunità alimentando, con esso, la fiducia e la capacità di innovare e progredire. Un percorso che confido la comunità ferrarese possa compiere ancora con profitto accompagnata dalla "sua" Cassa di Risparmio.