La scoperta degli affreschi di San Paolo

Scritto da  Anna Maria Visser Travagli

Il miracolo della gamba malata, Altare dei Santi Cosma e Damiano, 1476, San Paolo Vecchio, Ferrara.Un ritrovamento di straordinaria importanza sta per essere restituito al suo antico splendore

Werner Gundersheimer, nel suo fondamentale saggio del 1973 su Ferrara e lo stile rinascimentale del potere, lamenta la perdita dell'arte ferrarese, avvenuta con le distruzioni e le dispersioni sistematiche perpetrate dai legati pontifìci succeduti agli estensi nel 1598, come una delle tante grandi tragedie della storia dell'arte occidentale; tanto più dolorosa quanto più Ferrara era ricca di opere d'arte e di affreschi.

«È molto probabile,» afferma, «che gli Estensi possedessero la maggiore estensione di muri affrescati rispetto a ogni altra famiglia nel corso della storia e, quasi certamente, più di ogni altra città italiana, eccetto Roma, Venezia e Firenze; e quasi nulla di essi è rimasto.»


Per questo ha avuto del miracoloso la riscoperta, sotto intonaci moderni, degli affreschi del Salone dei Mesi in Palazzo Schifanoia, ad opera della caparbia volontà di un oscuro pittore ferrarese negli anni Venti dell'Ottocento. Oltre a Schifanoia e ai brani di affreschi scoperti in antichi palazzi storici, alle opere conservate Pinacoteca e nel Museo del Duomo, ben poco rimane a Ferrara dell'arte pittorica che vi fiorì nel Quattrocento.

La testimonianza di Ferrara come centro rinascimentale rimane affidata in gran parte all'architettura e all'urbanistica, che l'hanno resa famosa come prima città moderna d'Europa.
Quasi incredibile appare quindi la scoperta di affreschi di straordinaria qualità e ben conservati, avvenuta nel complesso di San Paolo nel 1991.

Particolare con gruppo di donne. San Paolo Vecchio, Ferrara.La chiesa di San Paolo, fra le più antiche della città, fu distrutta dal rovinoso terremoto del 1570 e ricostruita agli inizi del Seicento, a tre navate con cappelle absidate, dall'architetto Alberto Schiatti. Dell'antico complesso conventuale si conservano due chiostri, il più antico dei quali, costruito prima del 1330, rifatto nel 1447, è adiacente al lato occidentale della chiesa.

Qui, durante controlli preliminari effettuati dai restauratori della Direzione dei Musei Civici d'Arte Antica in previsione dei lavori di restauro architettonico all'intero complesso, ci si è imbattuti, nella parete del chiostro in confine con la chiesa, in una serie di tracce estremamente complesse e in una tomba del 1606 collocata in un vano di risulta fra il muro del chiostro e le absidi laterali della chiesa.

Sopra la tomba, sulla superficie interna del muro, abbiamo trovato un affresco raffigurante una Madonna con bambino del XIV secolo, resa con grande forza espressiva; nel vano successivo, quasi completamente occluso da macerie, sono comparse tracce di finestre e un enorme arcone tamponato, sottolineato da una fascia dipinta a partiture, con l'immagine del Redentore e di San Pietro entro cornici polilobate, databile alla fine del Trecento.

Era ormai chiaro che la vecchia chiesa non era stata completamente distrutta e che avevamo individuato un muro perimetrale laterale del San Paolo Vecchio, al quale, nell'evoluzione costruttiva del complesso religioso, era stato addossato il chiostro e che ancora conservava al suo interno degli affreschi.

Quando i restauratori mi hanno avvertita che anche nel terzo vano c'erano degli affreschi «molto belli», vi sono penetrata attraverso uno stretto pertugio, quasi strisciando sul cumulo di macerie che occupava il fondo della cappella e, alla luce della torcia elettrica, si è aperta ai miei occhi una visione stupefacente. In un riquadro della parte centrale della cappella era illustrato, con una felice vena narrativa, il "miracolo della gamba" dei Santi Cosma e Damiano, che trapiantano l'arto sano di un uomo di colore appena deceduto a un malato con la gamba in cancrena.

 

 

Madonna con bambino, XIV secolo.La visione, piena di dettagli, ha quasi un valore didascalico, con l'iscrizione illustrativa dell'avvenimento diligentemente riportata ai piedi del letto; non c'è dolore, non c'è sofferenza, non c'è sangue nella scena, tutto si svolge con naturalezza. Il malato dorme ignaro, quasi sorridendo, mentre i due Santi, sontuosamente abbigliati, maneggiano con disinvoltura gli arti che con virtù taumaturgiche stanno sostituendo.
La stanza è inondata di luce e trasmette una calma tranquillità; accanto al letto vediamo il mobile coperto con una tovaglia ricamata, con la bottiglia d'acqua e il bicchiere per la notte; sulla finestra semiaperta s'intravede un vaso con una pianta verde e sulle testata del letto sono mescolati agli oggetti della stanza gli attributi dei Santi: le scatole con i medicamenti, l'ampolla con l'unguento, i libri con le prescrizioni mediche, resi con lo stesso ordine compositivo delle coeve tarsie lignee.

Con questa scena, con quella successiva del gruppo di nobildonne mirabilmente acconciate e con l'immagine di uno dei santi lapidato - secondo la versione del martirio riportata da Jacopo da Varagine alla fine del XIII secolo -siamo lontani dalle astruserie, dal simbolismo e dai contorcimenti dei grandi maestri della scuola ferrarese del Quattrocento; qui c'è una chiarità inusitata di derivazione pierfrancescana; il miracolo è tale proprio per la naturalezza con la quale si manifesta; siamo più vicini all'area toscana come sensibilità e come stile e forse la mano è di un maestro di formazione o di cultura fiorentina, come di origine fiorentina poteva essere forse il committente: Baldinus, un mastro vetraio che, nel 1476, dedica una cappella in San Paolo ai Santi Cosma e Damiano, il cui culto è particolarmente radicato a Firenze. Infine nella quarta e ultima cappella c'è un'Annunciazione della fine del XV secolo.

I resti monumentali di San Paolo Vecchio, con le relative testimonianze pittoriche, il chiostro rinascimentale e la chiesa seicentesca costituiscono un complesso architettonico di straordinaria suggestione. Il completamento dell'indagine conoscitiva e la divulgazione dei risultati in funzione del restauro e della sistemazione del complesso costituiscono la premessa per la futura fruizione di questi nuovi, straordinari capolavori pittorici ferraresi.

Anna Maria Visser Travagli
Direttore dei Civici Musei d'Arte Antica di Ferrara