Il parco scientifico: una risposta ai problemi dell'innovazione

Scritto da  Pietro Dalpiaz

Aristotele, Physica, Padova 1472-1475...Un ponte tra scienza e tecnica, tra università e industria, per far crescere l'economia ferrarese e assisterla nella grande sfida del terzo millenio.

E' davanti agli occhi di tutti la grande rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo: l'innovazione non è mai stata così impetuosa come in questi anni. Le conseguenze sulla nostra vita sono ben visibili e si può a ragione affermare che, per la maggior parte, esse siano positive.

Gli indicatori più evidenti sono l'attesa di vita media che, nel nostro Paese, è almeno raddoppiata negli ultimi cento anni e, ancor più importante, la qualità della vita, che è di gran lunga migliorata, in quanto meno costretta da limitazioni materiali. La differenza con la qualità della vita di solo cinquant'anni fa, anche se molti ne hanno perso la memoria, è evidentissima; è sufficiente paragonare il modo di vivere delle nazioni sviluppate con quello dei Paesi in via di sviluppo.


Per capire, dunque, le prospettive di sviluppo tecnologico è indispensabile conoscerne l'evoluzione storica; solo così è possibile comprendere le origini di questo straordinario fenomeno che, dall'introduzione della scienza sperimentale a oggi, ha avuto uno sviluppo tumultuoso.

La tecnologia si è evoluta inizialmente con lentezza, con scoperte come la ruota, l'allevamento, l'agricoltura, l'insediamento stanziale, la scrittura, che si perdono nelle nebbie della preistoria.
Il punto nodale della nostra storia si è avuto alla fine del Rinascimento, con l'introduzione della scienza sperimentale, cioè con il controllo delle previsioni del pensiero logico con i fatti naturali, attraverso un'intelligente sperimentazione.

Secondo Galileo Galilei, una teoria, per quanto fosse formulata da persone dotte e rispettabili seguendo il più stretto rigore logico e per quanto potesse apparire "bella" e convincente, non poteva essere considerato vera se le sue previsioni non fossero state in accordo con la sperimentazione dei fenomeni naturali.
Con grande difficoltà questo pensiero, che pure oggi ci pare banale, si è affermato nelle università e nelle accademie, costituendo il fondamento di tutto il pensiero scientifico occidentale. L'insieme delle leggi scientifiche sui movimenti e sul forze, sia sulla terra sia sui corpi celesti, chiamato meccanica e introdotto da Galileo, Newton e altri maestri, ha permesso, nel Settecento, lo sviluppo della macchina a vapore e, conseguentemente, del treno.

 

 

Johannes Regiomontanus, Epytoma in Almagestum Ptolomei, Venezia, 1496.Con ciò si è dato l'avvio a quella che può essere a buon diritto chiamato la vera liberazione dell'uomo dal lavoro coatto. È bene ricordare che Aristotele, in tempi lontanissimi, disse ironicamente che la schiavitù sarebbe stata abolito solamente quando il fuso del telaio da tessitore si fosse mosso da solo. Forti del senno di poi, possiamo dire che mai parole siano state più profetiche. Tra scienza e tecnologia c'è a sempre una forte interazione positiva, infatti lo sviluppo dell'una accelera il progresso dell'altra e viceversa, in quello che potremmo definire un circolo virtuoso.
Se ora volgiamo lo sguardo ai problemi del nostro Paese in questi anni, vediamo che la globalizzazione dei mercati e la stessa unità europea, che in passato hanno grandemente favorito il nostro sviluppo economico, pongono problemi non facilmente risolvibili. Per intenderci, nel grande mercato dobbiamo conferire ai nostri prodotti un maggior contenuto tecnologico.

I prodotti a bassa tecnologia, che sono stati la nostra forza nel passato, non ci aiutano più, perché sono realizzabili a costi inferiori, cioè pagando salari più bassi, nei paesi in via di sviluppo, che hanno raggiunto oggi il nostro livello tecnologico di trent'anni fa. L'unica soluzione per non regredire è inventore prodotti che altri non possano offrire, e questo può essere fatto collegando la ricerca con la produzione.

Attualmente, la ricerca di base viene svolta, attraverso un processo di continua interazione tra università e centri di ricerca, da una comunità scientifica consolidata e strutturata, alla quale si può accedere solo se dotati di capacità tecniche, strutture didattiche e di ricerca e di credibilità scientifica accumulate in anni di lavoro e accreditate da risultati verificati dalla comunità scientifica stessa.

L'Italia ha nelle sue università e nei suoi centri di ricerca una grande riserva strategica di persone e di conoscenze in grado di produrre scienza ad alto livello competitivo. Bisogna però riconoscere che non esiste un meccanismo che permetta un adeguato trasferimento di conoscenze da questo livello a quello industriale, per l'innovazione dei prodotti.

È opinione diffusa che il futuro dell'Italia sia legato alla capacità di coordinare l'attività di ricerca di base delle università e dei centri di ricerca italiani con le necessità di ricerca della nostra industria. Il nostro Paese, in questo campo, ha accumulato un ritardo impressionante, ben valutabile se si osserva la rilevante differenza esistente tra il numero dei brevetti utilizzati, rispetto a quelli prodotti.

Nei paesi sviluppati sono in uso strumenti che permettono il trasferimento di conoscenze dall'università all'industria. Alcuni li chiamano Parchi Scientifici e sono costituiti da un numero ristretto di persone, spesso meno di dieci, che promuovono intelligentemente i contatti tra Università e industria. Sono in generale consorzi ai quali partecipano, insieme alle istituzioni universitarie e alle rappresentanze dell'industria, enti di ricerca e istituzioni locali.

A Ferrara abbiamo costituito il Consorzio Ferrara Ricerche, che attualmente rappresenta un embrione di Parco Scientifico. Tale consorzio stimola il trasferimento tecnologico tra i ricercatori universitari e l'industria, permettendo una gestione dei contratti di ricerca sulla base del diritto privato, senza il controllo assillante dell'Amininistrazione pubblica.

Il Parco Scientifico in sé non ha bisogno di cospicui finanziamenti esterni, se non per i programmi di ricerca che intende promuovere. la maggior parte delle risorse sarà assicurata alla sua stessa attività. Il Parco Scientifico inoltre stimolerà la creazione di nuove imprese, attraverso gli "incubatori", strutture che permettono ai neo imprenditori di trovare locali, reti commerciali e servizi a costi ridotti.

L'Italia, che ha una struttura industriale forte e un potenziale di ricerca rilevante, manca in modo evidente di un'organizzazione che permetta il collegamento tra questi settori. In quest'ambito c'è ampio spazio per nuove iniziative.

Pietro Dalpiaz
Rettore dell'Università degli Studi di Ferrara