La stessa solitudine dell'ebreo emarginato e minacciato trova nella narrativa di Bassani momenti e situazioni diverse, secondo una ricchezza e una varietà di proposte e di soluzioni inventive. Attraverso il valore della poesia e del poetico, sentiti e teorizzati anche per il racconto, lo scrittore sa e vuole creare dei personaggi che abbiano nel confronto storico e politico una loro realtà individualizzata.
I commenti indifferenti e impazienti di chi vuole rimuovere ogni colpa e insieme ogni ricordo tornano a emarginare l'ebreo Geo Losz che, nella Lapide di via Mazzini, scopre il proprio nome nell'elenco delle vittime dell'Olocausto. Il farmacista che assiste all'uccisione degli antifascisti nella Lunga notte del '43 ma vuole ignorarla perfino dinanzi ai giudici rappresenta, al limite del simbolico, la negazione e il rifiuto della realtà e la fuga da ogni impegno di conoscenza e di condanna.
Il valore di continuità e di differenza narrativa dello scrittore si esprime nei modi e nelle prospettive diverse che rappresentano tempi e personaggi diversi. Negli Occhiali d'oro, il personaggio dell'io narrante, il giovane ebreo consapevole di essere escluso e perseguitato, si rispecchia nella disperazione e nell'isolamento del medico pederasta Athos Fatigati, che giunge al suicidio.
Fra le città create dagli scrittori secondo l'urbanistica della loro fantasia, la Ferrara di Bassani nella stessa varietà del suo configurarsi si forma come sfondo, come tema o come personaggio. Negli Occhiali d'oro una parentesi di riposo, di pace, può venire concessa in una pagina poetica e insieme funzionale dalla bellezza «dell'antico volto materno» della città, allontanando per un momento «l'atroce senso di esclusione». I temi del racconto, lo scandito muoversi e concludersi delle vicende e dei sentimenti dei personaggi, quello stesso oscillare tra Ferrara e il mondo balneare di Rimini sono la prova della ricchezza e della sapienza di questa narrativa.
Il giardino dei Finzi-Contini si costruisce in modo votatamente diverso dagli altri racconti: il senso dell'attimo, dell'istante che è sempre presente in Bassani, qui si ripete e si prolunga; il racconto nella sua ampiezza, nella molteplicità d'intreccio vive tra il richiamo della morte e della distruzione già preannunziata nel prologo con «la visita alle tombe di quattro o cinquemila anni fa» e la compassione per quei morti e la breve cronaca, nell'epilogo, della fine di Malnate e di tutti i Finzi-Contini.
La poetica del connettere, felicemente teorizzata ed espressa dallo scrittore Forster, si attua nella storia di un difficile amore tra il giovane che dice io e il complesso personaggio dell'ebrea Micòl.
L'immagine simbolica e reale del giardino, la figura del comunista non ebreo Malnate, il padre del protagonista che rappresenta il doloroso sgomento degli ebrei, completamente inseriti fino a quel momento nella società e nelle strutture del regime, entrano e s'impongono nella molteplicità e nell'unità narrativa. Nel funzionale, originale e creativo intreccio, nella sospensione e nel recupero dei tempi, Bassani affida all'io narrante il dolore della consapevolezza dell'allora proiettata nell'adesso della scrittura.
I numerosi parenti «già allora mi apparivano avvolti della stessa aura di misteriosa fatalità statuaria che li avvolge adesso, nella memoria». Lo scrittore nel suo connettere sente insieme la necessità e l'impegno di «garantire la memoria»; «un'umanità che dimenticasse Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, io non posso accettarla».
L'airone chiude e vuole chiudere tutta la narrativa di Bassani. Il sentimento della solitudine, della minaccia della morte, del nulla, trovano qui una soluzione e una prospettiva diversa. Bassani, che ammira il tempo stretto delle tragedie di Corneille e i Racine, stringe il tempo della vicenda, altrove variamente articolato, nelle venti ore, scandite «dall'implacabile designazione dell'orologio», dell'itinerario verso il suicidio dell'ebreo Limentani, piccolo proprietario agricolo nei primi anni del dopoguerra.
I diversi personaggi incontrati o immaginati, il paesaggio stagnante della bassa ferrarese, gli spazi tra allucinazione e realtà della locanda di Codigoro si connettono con il poetico-simbolico bassaniano dell'airone ferito e della vetrina degli animali imbalsamati, consacrati al fascino dell'immobilità. L'unità di tutta la prosa narrativa, proposta come il romanzo di Ferrara, è anche, insieme, il poema di Ferrara, che è fuori da ogni scuola letteraria, non è realistico e neorealistico. I momenti poetici e lo stesso fascino dell'amata Ferrara sono elementi di questa forma narrativa che trasfigura e insieme conserva e perpetua la realtà in un tempo diverso.
Lo scrittore, nella sua attività di critico e nel suo amore per la creatività del racconto, vuole evitare la separazione tra poesia e prosa e assegna un particolare e necessario ufficio alla poesia in quanto tale. Afferma che senza la premessa di un impegno di poeta, senza Te lucis ante, non avrebbe scritto né racconti né romanzi. Nella complessa e vigile unità di tutta l'opera di Bassani, le due sezioni poetiche di In rima e Senza assumono un significato in riferimento alla prosa pur nella loro autonomia.
Negli anni della poesia in rima ha inizio e si svolge un separato impegno narrativo: il messaggio negativo dell'Airone che esclude ogni successiva possibilità del tempo lungo e intrecciato del narrare, propone e sollecita lo spazio nuovo di Senza rima. L'istante, l'attimo che era elemento di sosta e di impulso poetico nel necessario prolungarsi di sentimenti e delle vicende diventa, in Senza rima, un attimo lento, un istante lungo con un nuovo ritmo di poeticità prosastica nel giro chiuso dei separati componimenti.
La situazione di confine dell'Airone diventa nel tempo breve delle pagine di questa raccolta il segno e il significato di una nuova creazione, di un diverso raccontare e insieme interpretare. Le lasse senza rima, toccando continuamente la prosa, continuamente ne fuggono.
Con la voluta e commossa sapienza di avvicinare e dare una necessità a momenti diversi, Bassani può offrirci la profondità simbolica del cammino verso il nulla, tra ricordo dell'infanzia ed evocazione scandita con il nome delle strade e dei luoghi di Ferrara, in un componimento esemplare come Rolls-Royce: «subito dopo aver chiuso gli occhi per sempre / eccomi ancora una volta chissà come a riattraversare Ferrara in macchina [...] Avrei voluto gridare alt al rigido / chauffeur e scendere ma la Rolls [...] ormai fuori / Porta già volava per strade ampie e deserte/ prive affatto di tetti ai lati e affatto sconosciute».
L'intelligenza e la cultura di Bassani si volgono verso le esperienze e le prospettive della letteratura moderna, da Proust a James, da Conrad a Svevo e Joyce, a quel Thomas Mann che da un «significato poetico al denso materiale intellettuale», a Valéry e Hawthome, ammirato per «il lirismo e la tensione narrativa» della Lettera scarlatta.
Il rigore intellettuale dello scrittore e la sua stessa impegnativa e ricca attività di critico di libero teorico sono una garanzia della sua libertà di scelta. Chi, come Bassani, ha «collaborato alla stesura di una dozzina di sceneggiature cinematografiche», ha saputo anche in questo campo giovarsi di un'esperienza senza esserne succube, come nell'impostazione strutturale della Passeggiata prima di cena.
Nella valutazione che il pensiero filosofico moderno propone oggi della poesia e della letteratura come conoscenza, Bassani, che pure è lontano da questo tipo di riflessione e d'indagine, si afferma come esempio di una creazione letteraria in risposta alle domande di conoscenza e come esempio di interpretazione e di ermeneutica secondo la teorizzazione di Gadamer.
Claudio Varese
Professore emerito presso l'Università degli Studi di Firenze.