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Scritto da  Giorgio Franceschini

Copertina di ''Spina''.Appuntamenti culturali ferraresi a cura di Giorgio Franceschini.

Si è recentemente abusato della definizione di "eventi" per manifestazioni artistiche svoltesi a Ferrara. Pensiamo di non colmare la misura definendo come tali anche due mostre conclusesi nella nostra città nel 1994. Ma sia la mostra in Castello Estense d'arte spinetica, sia quella dell'arte figurativa ferrarese dell'Ottocento e del Novecento meritano una menzione per quello che rappresentano nello studio della storia della presenza artistica sul nostro territorio, i cui momenti terminali racchiudono un arco di tempo superiore ai due millenni; momenti sui quali l'attenzione critica e gli studi sistematici hanno preso corpo in questo secolo: da diversi decenni per quanto riguarda Spina, da minor tempo per una organica considerazione di artisti e scuole ferraresi, o operanti a Ferrara, negli ultimi due secoli.


Entrambe le mostre hanno, poi, riproposto l'urgenza della soluzione dei problemi della sistemazione dei due musei destinati a ospitare permanentemente opere d'arte e materiale dei due periodi in questione. Più grave e assillante è il completamento dei restauri e la riapertura del Museo Nazionale Archeologico ferrarese (ormai chiuso da sei anni!) mentre, come si dirà tra poco, è praticamente realizzata in buona parte l'aspirazione dei ferraresi di godere di un proprio museo dedicato all'arte moderna e contemporanea.

Nella mostra di Spina, inaugurata il 26 settembre 1993 e chiusa il 15 maggio 1994, sono stati esposti 925 pezzi, tutti provenienti dal Museo Nazionale Archeologico di Ferrara, eccetto alcuni giunti dagli Stati Uniti. L'affluenza di circa 185-000 visitatori ha consacrato il successo dell'iniziativa intrapresa dal Comitato FerraraArte e dalla Soprintendenza Archeologica per l'Emilia Romagna. Bene ha detto, nell'introduzione allo splendido catalogo, il Presidente della Provincia, Francesco Ruvinetti: «... Ancora una volta, dunque, [...] le ragioni di migliore conoscenza e conservazione del patrimonio storico-artistico ferrarese si coniugano con quelle di una sua più ampia fruizione; ancora una volta, in altre parole, mostre e musei si aiutano vicendevolmente, tornando per così dire alle origini, quando le mostre furono concepite come strumenti del museo, finalizzati alla ricerca, al restauro, alla didattica.

Anche il fatto che la mostra di Spina venga allestita al Castello Estense non è casuale. L'antica dimora dei duchi d'Este si appresta infatti a diventare [...] punto di raccordo del sistema museale provinciale. Di qui un'attenzione e una sensibilità particolari per le vicende di una delle principali strutture museali della città e la disponibilità ad alleviare temporaneamente i disagi di quanti si trovano da tempo nell'impossibilità di accedere alle preziose raccolte del Museo Nazionale Archeologico...» 

«... Quello che di certo sarebbe stato colto con ben più profonda soddisfazione,» così conclude il suo contributo Pier Giovanni Guzzo, sovrintendente archeologico dell'Emilia Romagna, «sarebbe stata la riapertura del Museo archeologico; il successo che riscuoterà la mostra costituirà l'auspicio per il nuovo museo.»
Dell'aspirazione a questo "nuovo museo" pare sia viva espressione la mostra Uno sguardo sul passato. Archeologia ferrarese dal Neolitico al Rinascimento, anch'essa ospitata nel Castello Estense, inaugurata il 5 agosto 1994 per chiudersi il 13 gennaio 1995.

Dal 9 luglio al 4 settembre di quest'anno è stata aperta nel Palazzo dei Diamanti una mostra di opere dell'Ottocento e del Novecento delle collezioni delle civiche gallerie di arte moderna e contemporanea. Ha scritto Andrea Buzzoni nella guida: «Un museo in mostra. Il titolo parla chiaro: protagonista di questa mostra è il museo della cultura figurativa dell'Ottocento e del Novecento che, dopo alterne e sfortunate vicende, da molti anni non esiste altro che sulla carta...»

In quattordici sale sono state esposte 162 opere, in gran parte recuperate dai depositi e in minor misura spostate dal Palazzo Massari. È l'inizio di una rinascita e di un tentativo che si spera più fortunato dei precedenti di ridare alla città una collezione la cui origine risale alla fondazione, nel 1836, della Pinacoteca municipale.

Dopo la chiusura della mostra, Direzione dei Musei e Assessorato alla Cultura, operando a tempo di record con fervore e alacrità, sono riusciti a trasferire il complesso delle opere (salvo alcune temporanee rinunce per motivi di spazio) in una sede che si ritiene definitiva, cioè in dieci sale del Palazzo Massari, già occupate dal Museo Fotografico della Metafisica, in corso di trasferimento altrove.

Anche in questa occasione, le opere, data la loro eterogeneità in quanto a significati e origine, sono state riordinate con una successione tematica (pittura di storia e di ispirazione letteraria; l'Ottocento e la ritrattistica; i Boldini; il vedutismo ecc.) che giustifica e non rende sconcertanti alcuni accostamenti (Funi accanto a Migliati e Chittò; Mentessi a lato di Nemesio Orsatti; Ashton con Capuzzo). Questo "debutto" museale è, quindi, da accogliere con sincero compiacimento; tanto più che ci risulta che l'Amministrazione comunale ferrarese si accinga ad affrontare un concreto progetto di risistemazione di tutto l'edificio e, in conseguenza, l'auspicato ampliamento dello spazio destinato al citato museo.