Sul primo versante, si corre il rischio dell'ovvetà nell'individuare i vantaggi impliciti nella maggiore dimensione. Le opportunità di realizzare economie di scala sono molteplici e investono tutta l'attività gestionale e organizzativa. Si possono contenere costi (anche nel senso di un'inferiore incidenza su singole operazioni e servizi), ridurre spese (da quelle più generali a quelle più specifiche per iniziative mirate) e ci si può attrezzare per dotarsi di un'offerta di prodotti e servizi più completa e aggiornata; si può fare banca in un ambito più ampio, con nuove opportunità operative, e ci si può muovere più autorevolmente, quindi con maggiore affidabilità.
Nel nostro caso, tuttavia, c'è un aspetto fondamentale da tenere in considerazione: la "nuova" banca nasce dall'integrazione di due istituti di credito con un forte radicamento locale e l'identificazione territoriale dovrebbe mettere in movimento altre favorevoli condizioni gestionali, legate alla razionalizzazione della rete distributiva. La prima decisione assunta dal vertice della Cassa è stata quella di avere almeno uno sportello in ogni comune della provincia, nella convinzione che la presenza abbia un rilievo anche strategico. La banca viene così a assumere una funzione sociale che la ricollega direttamente con le proprie origini.
Ci sembra giusto partire dal nuovo assetto strutturale per delineare i probabili benefici di cui la clientela potrà godere, in ragione dell'integrazione. Il più stretto rapporto con le famiglie voluto alla cassa trae forza anche dal passato: già oggi, l'attività delle due banche ferraresi che si stanno unificando si fonda su questa clientela, con l'offerta di specifici servizi per fasce d'età e di condizione sociale.
Ma su questa strada si può procedere oltre, migliorare, come oggi consente la razionalizzazione dell'integrazione. La cultura rurale italiana ha sempre collocato la banca su un piano sfalsato rispetto all'approccio della consuetudine, e anche della necessità. Per tante famiglie, fino a qualche decennio fa, andare in banca era come intraprendere un viaggio - forse anche perché, effettivamente, ci si doveva spostare da realtà periferiche isolate al grande centro.
Viaggio che per molti si presentava pieno di incognite e i rischi: non si conoscevano bene la meta e gli obiettivi, i linguaggio poteva risultare incomprensibile; tutti disagi che potevano alimentare soltanto la diffidenza. Le cose, oggi, sono cambiate. Ma non basta. L'idea di portare uno sportello in ogni comune è un importante passo in avanti: la vicinanza, anche fisica, tra banca e utenti può favorire la conoscenza reciproca, creano la premessa per un rapporto meno occasionale.
Di qui in avanti, dipenderà soprattutto dalla professionalità (e anche dalla cordialità) di chi sta dall'altra parte dello sportello: ma le condizioni per creare un legame basato sulla fiducia ci sono; già ora, tuttavia, i risparmiatori stanno dimostrando il pieno gradimento per l'attenzione con la qual la Cassa e la Banca di Credito Agrario stanno considerano i loro problemi: prodotti alternativi, come le gestioni patrimoniali, incontrano un favore sempre crescente.
Analizzando il comportamento di questi due istituti, gli specialisti parlano di vocazione localistica: un insieme di strumenti, prodotti e rapporti che hanno come unico obiettivo il coinvolgimento diretto della banca nei piccoli e grandi fatti che caratterizzano la vita economica dell'area di insediamento; Una vocazione che può dare i migliori frutti nell'area dell'erogazione del credito.
In questa attività, la "nuova" Cassa potrà esprimere più compiutamente tutte le potenzialità implicite nella maggiore dimensione, appropriandosi con maggior forza del proprio ruolo istituzionale.
L'obiettivo è ambizioso: si tratta di porsi a fianco delle imprese, soprattutto di quelle minori, assumendo anche la funzione di partner finanziario. E per raggiungere questi obiettivi è fondamentale affidarsi anche alle più moderne tecnologie. D'accordo, le macchine più sofisticate rischiano di spersonalizzare il rapporto con il cliente, ma proprio per questo risulteranno ancora più efficaci quella contiguità, anche fisica, e quel dialogo sempre più aperto di cui si parlava. La Cassa è impegnata a vincere la sua battaglia per assicurare alle imprese una maggiore assistenza una più efficiente consulenza finanziaria.
In altre parole, la "banca dei ferraresi" è chiamata a sviluppare iniziative di rinnovamento e di aggiornamento culturale dell'economia provinciale (lo stesso discorso può essere allargato anche alla vicina provincia di Rovigo, dove la cassa è presente con una decina di sportelli). È una sfida importante, giocata sull'orientamento al mercato, sul dinamismo commerciale e, quindi, sull'ampliamento della gamma dei prodotti offerti.
La vera novità dell'operazione di fusione può quindi essere rappresentata da questo cambiamento strategico: quello che conta è favorire una cultura finanziaria più matura. Coerentemente con questa impostazione, sarà possibile rendere più facile familiare l'utilizzo di strumenti prodotti anche sofisticati.
Come il risparmiatore, anche l'imprenditore sarà posto nelle condizioni di verificare efficienza e professionalità dell'istituto di credito.
Come vuole la tradizione, il rapporto tra la Cassa e il territorio non passa soltanto attraverso la gestione del risparmio il sostegno dell'economia, ma si sviluppa anche con l'attività sociale e a promozione culturale. Il maggiore impegno localistico terrà conto anche di questi aspetti, riproponendo ovunque la Cassa di Risparmio di Ferrara come protagonista della vita della comunità: in città e in provincia.
Pietro Renassi
Giornalista de II Resto del Carlino