A Ferrara stiamo cercando di operare in modo diverso, facendo emergere dal basso una serie di progetti sui quali innestare la nostra capacità di "fare sistema", cioè di mettere insieme le risorse di ricerca, operative e finanziarie necessarie per portarli a buon fine. Molte volte, in questi due anni di lavoro sul Parco, mi sono ricordato della storia di Pietro di Craon, il costruttore di cattedrali de L'annuncio a Maria di Claudel.
Pietro vive tutta la fatica della costruzione dalle fondamenta di un "sogno", il progetto, che verrà realizzato in tempi lunghissimi, spesso varie generazione dopo la morte degli iniziatori. Il fatto che le cattedrali siano arrivate a ultimazione, quasi sempre con risultati meravigliosi, è derivato da alcuni fattori:
1) una classe dirigente che trovava il suo riconoscimento sociale e la sua legittimazione economica nella capacità di far percepire a tutti la "visione" della città futura e delle parti che la compongono;
2) la volontà di un popolo di avere un luogo di culto che fosse non solo testimonianza di fede, ma anche della volontà di tramandare cultura e ricchezza;
3) la presenza di un insieme articolato di conoscenze capaci di integrarsi e di lavorare insieme per naturale condivisione degli spazi e dei tempi.
C'é, in questo paragone, tutto il contenuto del Parco Tecnologico di Ferrara e dei soggetti pubblici e privati che stanno lavorando attivamente per questo progetto: il Comune di Ferrara; il Consorzio Ferrara Ricerche; l'Università di Ferrara; la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara; molte aziende e società di servizi.
Il Comune di Ferrara si è proposto come attore trainante nella fase di avvio del Parco; questo ruolo è giustificato sia dall'impegno economico, sia dalle risorse umane che mette in campo. Fuori da qualsiasi intento egemonico, questa centralità va riconosciuta e rispettata, altrimenti si mettono in moto scambi disordinati e confusi di informazioni e di idee che non porteranno ai risultati sperati. La speranza è che altri enti locali entrino rapidamente ed efficacemente in gioco e portino il loro contributo di conoscenze e risorse.
Il Consorzio Ferrara Ricerche è lo strumento che, con l'accordo generale, è stato scelto per sostenere e accompagnare la fase di avviamento del Parco. La sua flessibilità amministrativa e la forte rappresentatività lo contraddistinguono come perfettamente funzionale al ruolo, che però sarebbe sbagliato dilatare artificialmente.
L'Università di Ferrara, in quasi tutte le sue parti, sta collaborando attivamente alla formulazione dei progetti in un'ottica assolutamente paritetica con tutti i proponenti privati e pubblici. La Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara sta dando un contributo fondamentale, sia economico, sia culturale, all'accreditamento dell'iniziativa. Molte aziende e società di servizi stanno formulando idee progettuali che vengono valutate unicamente per la loro qualità tecnica e per la fattibilità economica.
Certamente, questa non è la fase della contrapposizione, ma quella dell'unione degli sforzi per formulare progetti e sfruttare tutte le conoscenze disponibili, in campo comunitario, nazionale e locale. Nel settore agroalimentare - uno degli ambiti di eccellenza di questa città e della sua provincia - l'esame dei molti progetti presentati ha permesso di evidenziare forti sinergie fra tre proposte di ricerca che riguardano:
a) la trasformazione genetica per ottenere piante resistenti a malattie fungine e batteriche;
b) la produzione e l'utilizzo di insetti nella lotta biologica integrata;
e) lo studio analitico e strutturato, in laboratorio, sui resti di anticrittogamici nella frutta.
Dalla discussione con i proponenti si è deciso di proseguire nella valutazione di un progetto integrato che veda il confronto e la collaborazione anche con partner stranieri. Dal punto di vista localizzativo, si sta cercando di concentrare intorno all'Istituto e al Fondazione Navarra a Malborghetto molte attività formative e di ricerca in questo settore, alla ricerca di vantaggi sia di razionalizzazione delle risorse, sia di mutua conoscenza tra i ricercatori.
Molti dei progetti presentati al Parco prevedono la realizzazione di supporti multimediali per lo studio la ricerca nel campo dell'arte, della cultura e della medicina. Il Parco sta collaborando con i dipartimenti universitari e con società specializzate per accorpare le parti metodologiche (la costruzione degli ipertesti e l'integrazione testi/immagini/suoni) e tecnologiche (l'acquisizione e il trattamento delle informazioni), conservando naturalmente le specificità dei contenuti e dei target di mercato. Se si otterrà questa alleanza, si potranno rapidamente concentrare gli sforzi su un gruppo di progetti paralleli. Il lavoro fatto in questi mesi ha fatto emergere un fatto sconosciuto ai non addetti ai lavori: a Ferrara esiste una concentrazione quasi unica di strutture impegnate nel campo dell'acustica. Nei confronti di questa piccola "comunità scientifica" molto coesa che fa perno sul Cemoter - un istituto del Consiglio Nazionale delle Ricerche dedito alla studio e alla prevenzione del rumore, oltre che ai problemi dell'acustica musicale e della riproducibilità dei suoni - l'impegno del Parco Tecnologico è stato la realizzazione di una sede unica (con il trasferimento del Cemoter) presso la Facoltà di Ingegneria e la costruzione di una "camera anecoica" e di altri laboratori specializzati.
Molte proposte sono giunte al Parco dal comparto medico e grande è l'impegno per identificare spazi di collaborazione tra più strutture di ricerca, sia locali, sia esterne. In particolare, si vuole valutare la possibilità di trasferire (con i necessari aggiustamenti) tecniche nate nella cura delle patologie e nell'assistenza sportiva al settore del benessere e degli sport amatoriali.
Il Parco sta promuovendo forti investimenti pubblici e privati nella costruzione di una rete telematica inserita nei circuiti internazionali (Internet) ma, allo stesso tempo, in grado di abituare un insieme di soggetti locali, tra i quali i centri di eccellenza del Parco, a nuove e più efficaci forme di collaborazione, sia a livello locale, sia nei rapporti con l'esterno. i progetti di rete civica coinvolgono moltissimi operatori nell'ambito di enti pubblici, istituti di formazione, del volontariato e del mondo produttivo. Ma il Parco tecnologico deve avere anche momenti di visibilità pubblica. La manifestazione Pensiero Produttivo, realizzata in prima edizione un anno fa, verrà replicata anche nel settembre di quest'anno e vedrà una partecipazione ampliata ad altri espositori, sia locali, sia nazionali e internazionali.
Ci sarebbero molte altre iniziative, che coinvolgono imprese locali, che andrebbero ricordate e descritte ma, in conclusione, mi preme ricordare che il sogno e la costruzione paziente sono le due componenti complementari e ineliminabili di qualcosa di veramente nuovo, come può essere il Parco Tecnologico di Ferrara.
Un progetto di questa portata presuppone un grande salto culturale (quello che gli inglesi chiamano un breakthrough); il segreto del "salto" sta essenzialmente nell'utilizzo delle risorse immateriali, cioè dell'ingegnosità e dell'intraprendenza della comunità locale. E per fare emergere queste ultime occorre un nuovo "senso delle opportunità" da parte di tutta la classe dirigente, tecnica, economica e politica. Il Ministro francese della Ricerca Scientifica suole ripetere che «un Parco Tecnologico non lo si ottiene per decreto: bisogna saperselo meritare»; mi sembra che Ferrara stia facendo molto per entrare nel novero delle città che se lo meritano.