La lettura

Scritto da  Filippo de Pisis
La città dalle cento meraviglie

S
commetterei il collo che i più non hanno mai alzato il volto a contemplare minutamente l'amato castellone o la facciata del Duomo "mirabile trina di gotiche ogive etc. etc". Essa si imporpora, si illumina, si inargenta nei tramonti, nelle albe, nelle notti di luna, ride, piange, sogna, ma nessuno ci fa caso.
In città sono chiostri sontuosi e patetici, archi e colonnati preziosi, chiese, palazzi, affreschi, pitture, scaloni, sale, soffitti "tutti ad oro e dipinture" che la massima parte degli indigeni non hanno mai degnato di uno sguardo e specie quelli che si fermano a guardare le vetrine ben tenute delle salsamenterie o dei merciaiuoli e a discutere sui prezzi. L'uomo, anche ben vestito, che si fermi a osservare attentamente una facciata di chiesa o di palazzo, è guardato con leggera ostilità latente e giudicato maniaco, pazzoide, perdigiorno, "tampano", "granarista" se non peggio.

Filippo de Pisis
La città dalle cento meraviglie
Roma, 1921.