In agricoltura già si impiegano biofertilizzanti (rizomi per leguminose, cianobatteri per le risaie, attinomiceti per rimboschimenti), fitostimolatori (micorrize per la produzione di tartufi e boleti, azospirilli per la concia dei semi di cereali), biofitofarmaci per il controllo degli insetti dannosi o dei funghi patogeni, piante transgeniche resistenti agli attacchi virali o agli insetti fitofagi, consentendo - tra l'altro - l'esercizio delle attività agricole in modo più rispettoso dell'ambiente e con l'ottenimento di prodotti praticamente privi di residui chimici.
Nell'agroalimentare e nell'agroindustriale già si adottano nuovi processi di trasformazione e conservazione: latte a basso contenuto di lattosio per il trattamento della lattasi microbica; aromi preparati da microrganismi con costi competitivi rispetto a quelli di sintesi; chimosina ricombinante con caratteristiche tecnologiche superiori a quelle dei cagli di origine animale o microbica; riso transgenico con basso contenuto di allergeni e riso transgenico più idoneo a ottenere bevande fermentate.
La volontà dell'Università e degli Enti locali di Ferrara di realizzare il Parco Tecnologico come vicinanza di strutture didattiche, di ricerca e produttive non ha ancora trovato, nei settori agroalimentare e agroindustriale, una estrinsecazione adeguata all'importanza dell'agricoltura ferrarese quale produttrice di beni primari. Uno stimolo in tal senso può derivare dall'attivazione dei percorsi didattici a livello universitario per la Laurea e per il Diploma in Biotecnologie Agroindustriali. Anche con questa finalità l'Università di Ferrara ha attivato, con il prossimo anno accademico 1996/1997 il Diploma in Biotecnologie Agroindustriali.
Diploma universitario (la cui istituzione ha avvicinato l'Italia a realtà già esistenti in altre nazioni europee) è un corso di studi che «ha il fine di fornire agli studenti una adeguata conoscenza di metodi e contenuti culturali e scientifici orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifiche aree professionali».
Esso può, pertanto, costituire un mezzo per superare le distanze che oggi si frappongono tra formazione universitaria e attività professionale dando risposta all'esigenza del mondo del lavoro di poter disporre di tecnici qualificati "giovani", per la cui formazione universitaria sono richiesti solo tre anni.
Espresso in tal modo il significato di biotecnologie e di diploma universitario, si può capire bene come l'istituzione di tale corso di studi possa assumere un particolare significato nei riguardi del Parco Tecnologico di Ferrara in quanto, per essere veramente professionalizzante, dovrà essere realizzato nell'ambito di convenzioni tra Università e altre istituzioni di sperimentazione e di didattica professionale esistenti nel territorio, e in accordo con aziende produttive per tirocini pratici conclusivi dei vari percorsi didattici dei diplomandi.
Il piano di studi per il conseguimento del diploma in Biotecnologie Agroindustriali ha la durata di tre anni e ha lo scopo di fornire al diplomato, insieme alla cultura di base necessaria per adeguarsi all'evoluzione del settore, le conoscenze dei metodi e delle tecniche necessarie per svolgere attività professionale nel campo delle biotecnologie industriali in settori applicativi quali l'industria agroalimentare o quella farmaceutica o in quello delle biotecnologie vegetali in settori applicativi quali le coltivazioni e la difesa delle stesse dai parassiti.
Il curriculum è articolato in insegnamenti per un totale di 1800 ore, ripartite tra attività didattiche di tipo tradizionale e altre che - nell'ambito della sperimentazione didattica - devono essere svolte in modo innovativo. Gli insegnamenti del primo anno hanno la funzione di fornire la formazione culturale di base indispensabile anche per rendere uniforme la preparazione degli studenti.
Nel secondo anno si garantisce una formazione professionale di tipo biotecnologico. Nel terzo, la formazione professionale viene orientata verso settori specifici con corsi specialistici a scelta e con attività pratiche durante i tirocini intesi a favorire l'inserimento del diplomato nel mondo del lavoro, da svolgersi presso aziende o laboratori di enti pubblici o privati. La presentazione e la discussione di un elaborato finale concludono il corso di studi.
Si tenterà una sperimentazione didattica che sarà condotta in modo integrato e innovativo.
Una parte delle attività pratiche e il tirocinio saranno svolti in modo seminariale da gruppi di studenti coordinati da tutor che, per le discipline culturali di base dovrebbero essere preferibilmente ricercatori universitari, mentre per le discipline professionali specialistiche dovrebbero essere preferibilmente docenti di istituti professionali od operatori dei settori produttivi agroindustriali interessati.
Nel primo caso, l'attività seminariale deve portare a una integrazione dei contenuti delle discipline propedeutiche con le biotecnologie agroindustriali intese come metodologie applicative, nel secondo caso l'integrazione deve consentire una vera e propria corrispondenza tra metodi biotecnologici e processi produttivi specialistici.
L'interesse degli Enti locali all'istituzione del Diploma Universitario in Biotecnologie Agroindustriali e la sua realizzazione in modo da coinvolgere attività universitarie, competenze professionali e settori produttivi, si è estrinsecata nell'impegno a sostenere finanziariamente il costo della didattica integrativa.