Per una incisiva evoluzione normativa di questo aspetto - e ferma restando l'assoluta necessità di rafforzare e qualificare a tutti i livelli le iniziative tese a evolvere la bonifica verso una visione globale e non soltanto più agricola dei propri interventi - vanno ricordati almeno alcuni temi, dai quali non si può assolutamente prescindere. Esse sono quanto meno: la individuazione dei contenuti tecnici di una moderna attività di bonifica; la ricognizione, severa e accurata, dei compiti operativi dei Consorzi e delle loro competenze nella gestione delle loro responsabilità pubbliche; la precisa determinazione delle forme permanenti di partecipazione di essi alla programmazione ed esecuzione degli interventi sul territorio; la regolazione - istituzionale e rispettata a tutti i livelli - dei rapporti operativi tra i consorzi e i servizi della regione, degli enti delegati, delle autorità di bacino eccetera.
Se non vi è dubbio infatti che l'ossatura essenziale delle attività di bonifica mantiene intatta la sua validità di «azione costante e permanente» (nonostante - o forse proprio per - le radicali trasformazioni degli ordinamenti produttivi e del ruolo dei produttori agricoli) non pare fuori luogo osservare che oggi, come mai in passato, i risultati dell'azione di bonifica assumono un rilievo di interesse assolutamente generale che si manifesta anche e sempre più nella tutela territoriale, nel corretto uso della risorsa acqua, nella tutela dei valori paesaggistici; tutti fattori dei quali si avvale direttamente e direttamente fruisce l'intera collettività.
Alla luce dell'evidente e progressiva perdita di peso politico dell'agricoltura, non meravigliano le voci di coloro che pensano (o sperano) di eliminare i consorzi per asservirli totalmente al potere pubblico, o quanto meno per eliminare la contribuenza; pochi pensando peraltro alla necessità di assicurare il funzionamento e l'adeguamento delle opere e dei sistemi di salvaguardia territoriale e al fatto che il potere pubblico dovrebbe comunque in qualche modo gravare sul privato i costi che un nuovo, teorico sistema esclusivamente pubblico imporrebbe.
D'altra parte, va ricordato che per la Corte Costituzionale le attività di bonifica «si inquadrano in una intelaiatura di funzioni estremamente complessa e articolata, nella quale sono compresi poteri attinenti allo sviluppo economico della produzione agricola, all'assetto paesaggistico e urbanistico, alla difesa del suolo e dell'ambiente, alla conservazione, alla regolazione e all'utilizzazione del patrimonio idrico».
In questo quadro, conclude la Corte Costituzionale, i consorzi di bonifica si configurano «come una delle istituzioni principali per la realizzazione degli scopi di difesa del suolo, di risanamento delle acque, di fruizione e di gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, di tutela degli aspetti ambientali a essi connessi».
Nel quadro della vigente legislazione e in armonia con la moderna concezione unitaria delle risorse di qualunque territorio, per affrontare o collaborare a funzioni amministrative, pianificatorie, programmatorie, attuative e gestionali, la bonifica si propone infatti come un efficace e intelligente strumento tecnico per la coordinata attuazione di un complesso di attività pubbliche e private, finalizzate a realizzare equilibrate e compatibili forme di tutela, valorizzazione e corretto uso delle risorse territoriali.
La difesa "dalle" e "delle" acque, la tutela e la valorizzazione dei suoli, la protezione dell'ambiente sono obiettivi che possono essere efficacemente conseguiti solo con il permanente coordinamento degli interventi e, in primo luogo, realizzando l'unitaria gestione idraulica del territorio, posto che la dimensione territoriale di riferimento va riferita non solo all'unità del bacino idrografico, da monte a valle, ma con riguardo sempre più globale all'intero consorzio civile e non soltanto a una limitata concezione "ruralistica" delle competenze istituzionali.
Si raccordano così i vari momenti storici della bonifica e si modernizzano i suoi contenuti: prima il recupero delle terre, poi la trasformazione dell'assetto territoriale, indi la preservazione e la tutela ambientale, la cui "guardianìa" solo la presenza dell'uomo anche con le sue attività produttive ha significato di vera sicurezza; solo così sono affrontabili le costruzioni delle necessarie opere di difesa, la loro gestione, la fruizione a favore dell'intera società delle aree territoriali su cui si manifestano unitarietà di azione da monte a valle fra enti e istituzioni responsabili, eventualmente proprio all'interno di specifiche "intese" o "accordi di programma" capaci di eliminare residue e inutili conflittualità e di cercare invece i presupposti di una profonda, perenne e proficua integrazione programmatica e operativa.
Problemi così complessi quali quelli sinteticamente affrontati meriterebbero ben più ampia trattazione; tuttavia all'esame pur breve del versante di "politica della bonifica" per l'avvenire non può mancare qualche richiamo al mondo consortile, in quanto enti e istituzioni. Le prospettive nuove dell'azione di bonifica impongono sicuramente ai consorzi il superamento di antiche concezioni localistiche del modello di gestione e di organizzazione.
La interdipendenza dei processi evolutivi nell'uso del territorio, la più ampia dimensione e le composite caratteristiche dei nuovi comprensori, la pluralità dei settori economici direttamente interessati e la crescente valenza ambientale degli interventi sono elementi che sempre più vengono a determinare obiettivi e modalità operative omogenei per tutti i consorzi, ai quali compete l'obbligo - con amministrazioni sempre più attente anche agli aspetti manageriali delle gestioni - di puntare all'innovazione delle strutture, alla estensione dei servizi di presidio sul territorio, al perseguimento di migliori livelli di produttività ed economicità, elevando i livelli di professionalità e di adattamento delle proprie strutture e rendendo chiaramente confrontabili i costi della loro funzionalità e i risultati a vantaggio dei territori.
Su tutto questo si innesta infine il problema della "partecipazione" dei consorziati e delle equilibrate "rappresentanze" di tutti coloro che sono chiamati agli obblighi contributivi. È necessario studiare forme che consentano di ampliare la partecipazione elettorale sia attiva, sia passiva, favorendo - anche attraverso possibili elezioni "primarie", accompagnate da una più puntuale e tempestiva informazione - più aperti meccanismi di formazione delle liste dei candidati alla composizione degli organi amministrativi dei consorzi.
Non va dimenticato, infine, che la bonifica non ha gli stessi problemi in tutto il territorio nazionale: sempre più forti si evidenzieranno le esigenze politiche regionali adatte ai singoli territori; a una azione strategica nazionale sul piano dei grandi temi legislativi dovranno affiancarsi sempre più efficienti strumenti associativi a livello territoriale omogeneo, capaci di confrontarsi autonomamente con le autorità regionali.
Gli uomini della bonifica, i suoi tecnici, i suoi amministratori, i suoi rappresentanti continueranno a fornire alla società servizi essenziali di "guardianìa" e di tutela territoriali; al potere politico locale e nazionale rimane l'obbligo di sovvenire a tali servizi con tutte le possibili e necessarie risorse, anche finanziarie.