Il fondo editoriale sul collezionismo

Scritto da  Lucio Scardino

Giuseppe Chittò, Palazzo Sacrati Strozzi, 1851, Ferrara, Pinacoteca Nazionale.Una preziosa fonte di informazioni inedite sulla storia dell'arte a Ferrara continua ad arricchirsi.

Nel terzo numero di questa rivista, apparso nel 1995, Ranieri Varese rilevava «che la storia del collezionismo a Ferrara è tutta da fare... manca ancora una esauriente esplorazione degli archivi, la ricognizione delle opere, l'analisi delle situazioni culturali». Ogni nuovo intervento deve essere giudicato positivamente, «tanto più se si può inserire in un progetto generale di ricerca». A distanza di un paio di anni, il suo auspicio può dirsi realizzato, grazie soprattutto a una fioritura editoriale promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.


In realtà, il "Fondo sul collezionismo ferrarese" non è una collana nel senso canonico del termine, tanto è vero che i libri sinora apparsi sono stati realizzati con taglio dissimile e da editori diversi. Ma tutti hanno in comune la ricerca sul patrimonio artistico ferrarese, la sua dispersione, il suo seppure parziale ritrovamento. I primi due episodi sono già stati abbondantemente analizzati e non vogliamo ripeterci: ci riferiamo al catalogo della notevolissima mostra La leggenda del collezionismo e al volume Quadri da stimarsi, editi entrambi nel febbraio 1996.

Collegato direttamente al secondo libro è Inventari d'arte. Documenti su 10 quadrerie ferraresi del XIX secolo, curato da Grazia Agostini e dallo scrivente per le edizioni Liberty House. Nato nel solco dello studio precedente sugli inventari inediti delle raccolte settecentesche, l'indagine lo prosegue e lo focalizza mediante una ricerca su dieci collezioni nel cruciale periodo storico compreso fra regime napoleonico e prima guerra mondiale.

 


Ercole de' Roberti, Madonna col Bambino fra due vasi di rose, Ferrara, Pinacoteca Nazionale.La soppressione di chiese e conventi immise infatti sul mercato centinaia di dipinti, che permisero di formare collezioni cospicue, come la Barbi Cinti (ben 585 pezzi) o la Nagliati. Ma, nel contempo, alcuni quadri a soggetto sacro dovettero arricchire le nobili quadrerie Fiaschi, Saraceni, Zaffarini e Canonici Mattei (quest'ultima risalente addirittura alla fine della dominazione estense su Ferrara).  Trascorso il periodo della Restaurazione (durante il quale si formò la collezione Saroli Lombardi), si giunge all'unità d'Italia: esponenti della nuova borghesia postunitaria furono l'industrioso Antonio Santini e l'ebreo Giuseppe Cavalieri, i quali adunarono notevoli raccolte d'arte, poi disperse, con una lunga scia polemica, nel primo quindicennio del Novecento.

 

 

A loro contemporaneo fu il pittore Enea Vendeghini, che mise insieme una quadreria formata da pezzi gotico rinascimentali di piccola dimensione e di grande pregio artistico, acquistandone alcuni dagli eredi Barbi Cinti e da Girolamo Scutellari.

Il libro indaga su questi episodi collezionistici, pubblicando gli inediti elenchi manoscritti delle quadrerie, oltre a carteggi, perizie, relazioni: la ricerca ha portato alla luce situazioni e dettagli che possono aiutare a meglio comprendere la storia delle raccolte, nonché quella della grande diaspora del patrimonio ferrarese. Un preciso riscontro sugli inventari può ben servire a ricostruire la genealogia, il percorso di una serie di dipinti e fornire agli studiosi uno straordinario strumento di lavoro.
Basti solo un esempio: la pubblicazione dell'elenco della raccolta Saroli Lombardi, steso attorno al 1899, aiuta a identificare con precisione i quadri comprati dal duca Massari l'anno seguente e, poiché la collezione Massari è stata acquisita dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, l'indagine assume un preciso significato in senso storico patrimoniale.

Nel libro non sono però comprese due raccolte, forse le più note: la Costabili e la Sacrati Strozzi, ma per esse sono previste differenti pubblicazioni monografiche. Della prima, che raccoglieva oltre seicento dipinti, si stava infatti occupando Emanuele Mattaliano, allorquando fu colpito dalla malattia che lo condusse a morte precoce nel 1991.

Lo studioso aveva rintracciato molti quadri della collezione, dispersa da aste e vendite ai privati alla fine del XIX secolo, e voleva stenderne un catalogo ragionato. La meritoria ricerca, pur rimasta incompiuta, aveva raggiunto comunque esiti notevolissimi; e ora, grazie all'impegno della Cassa, dell'editore Panini e del Getty Museum di Malibu, sta per essere stampata. La pubblicazione costituirà, nel contempo, un repertorio utilissimo per ricostruire una quadreria che ha contorni quasi mitici per quantità, qualità, e  inoltre servirà a ravvivare la memoria di uno sfortunato studioso ferrarese, morto appena quarantacinquenne.

La ricostruzione della quadreria radunata dal marchese Massimiliano Strozzi Sacrati sarà possibile pubblicando i documenti, i diari, gli inventari conservati nel fondo familiare, presso l'Archivio di Stato di Firenze; e già qualcuno sta lavorando in tal senso. Nel frattempo, la Fondazione Cassa di Risparmio ha pubblicato una ricerca, curata da Barbara Tortora e Carlo Vietti e intitolata Gli Strozzi Sacrati a Ferrara. Gli splendori estensi e la raffinatezza fiorentina rivivono nella storia del marchese Massimiliano.

L'inclinazione per il collezionismo di Max iniziò grazie agli oggetti archeologici ed etnografici raccolti durante i suoi viaggi all'estero e proseguì negli anni Quaranta, allorché nel 1845, a Pesaro, acquistò tre arazzi fiamminghi della famiglia Almerigi e, nel 1849, tentò vanamente di comprare due dipinti cinquecenteschi della chiesa arcipretale di Bondeno; l'acme fu raggiunta nel 1850, quando il mercante Ubaldo Sgherbi gli vendette la sua importante quadreria, nucleo portante della collezione Strozzi Sacrati, in parte acquisita dallo Stato e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, mentre sul mercato antiquario sono andati dispersi dipinti minori.

 

Domenico Panetti, Natività, Milano, collezione privata.Il volume odierno non analizza particolarmente questo aspetto, preferendo indagare il marchese Strozzi Sacrati nella sua complessità di uomo: patriota, esploratore, politico, esperto di problemi agricoli e industriali.
Sono così ricordati il suo progetto per costituire gli "stati uniti d'Italia" nel 1846, in una sorta di anticipo sul federalismo moderno; i viaggi alla ricerca delle antiche civiltà degli egizi e degli aztechi; l'impegno di patriota nel Risorgimento; l'amicizia con il riformista Gaetano Recchi; le innovazioni agricole, come l'esperimento di coltivare il cotone nei suoi terreni di Vigarano; l'interesse per la tecnologia.
Ma oltre a Massimiliano, figura cardine, sono evocati anche i suoi antenati e i suoi successori; soprattutto il marchese Uberto, sensibile custode della quadreria familiare e a sua volta generoso collezionista (nel 1978 donò all'Archiginnasio di Bologna un famoso libro postillato da Annibale Carracci).

 

Insieme a questo "album di famiglia", la Fondazione ha realizzato, nell'estate 1997, l'edizione di un importante manoscritto: Guida per la città e i borghi di Ferrara IN cinque giornate di Giuseppe Antenore Scalabrini. Si tratta di una pubblicazione che indaga il fenomeno del collezionismo, per così dire, a monte. Scalabrini stese, infatti, il suo testo tra il 1755 e il 1770, cioè prima che iniziassero le spoliazioni delle chiese cittadine.

Come scrive il provveditore Giuseppe Inzerillo nella prefazione, si tratta di «una ricerca e una riflessione critica sulla nascita e la dispersione del patrimonio artistico». La segnalazione che il grande erudito settecentesco fa di pale d'altare e di decorazioni chiesastiche può aiutare ulteriormente la genealogia delle opere d'arte.
Trascritto e curato da Carla Frongia, il manoscritto (conservato presso la Biblioteca Ariostea) assume la funzione di brogliaccio e prima versione delle celebri Memorie istoriche delle chiese di Ferrara e de ' suoi borghi, pubblicate da Scalabrini nel 1773, dove sono analizzati oltre centoventi luoghi di culto.
Il testo odierno, pubblicato come "Quaderno del Liceo Classico Ariosto", è meno ampio dell'altro, che si dilunga maggiormente sulle opere d'arte e fornisce notazioni storiche e particolari curiosi (come quando attribuisce allo scultore Nicholaus un'origine fiorentina e confronta due decorazioni con foglie di fico presenti nelle cattedrali di Ferrara e di Firenze). Ma è ugualmente di grande interesse e averlo finalmente stampato risulta «un importante atto di civiltà», come ha affermato Adriano Pancirolli.

Pubblicazione legata all'ambito scolastico è altresì Sant'Andrea: splendori, decadenza e scomparsa. Dall'oblio alla memoria, ancora in corso di stampa. Il libro nasce da una ricerca della classe II F della scuola media Dante Alighieri di Ferrara, edificata una trentina di anni fa sull'area dell'antichissima chiesa di Sant'Andrea.
Coordinati dalle insegnanti Fiorella Longhini e Luisa Giacometti, i ragazzi hanno indagato le vicende storiche e architettoniche della chiesa, di cui permangono i ruderi, e ricostruito la sua quadreria, comprendente opere di Dosso, Garofalo, Panetti, Coltellini, Bastarolo, Scarsellino, Bonomi, oggi dispersa fra musei e collezioni private. Un solo, emblematico esempio: la tavole con Santa Lucia e Sant'Apollonia di Coltellini, dalla chiesa sarebbero passate nella collezione Barbi Cinti, quindi nella Santini, infine nella Cavalieri. Oggi sono disperse.