I nostri primi cinque anni

Scritto da  Silvio Carletti

Benvenuto Tisi detto il Garofalo, Crocefissione con S. Pietro, S. Paolo e Bernardino Barbulejo, proprietà Fondazione CaRiFe.La nostra breve storia e l'eredità che abbiamo raccolto a garanzia del futuro di Ferrara.

Nell'inverno del 1838, un gruppo di cittadini benemeriti fondò la Cassa di Risparmio di Ferrara.
L'autorizzazione della Segreteria per gli affari interni dello Stato Pontificio arrivò col riscritto del 5 maggio 1838 e già nei giorni seguenti vennero affisse nei principali punti della città due notificazioni: l'una riguardante i regolamenti per il funzionamento della Cassa; l'altra concernente la distribuzione di alcune sovvenzioni «a persone miserabili e degne della pubblica beneficenza».

 

Fin dall'inizio, quindi, era chiaro l'impegno a creare una banca efficiente ma che, nello stesso tempo, fosse intimamente legata al territorio e sensibile alle esigenze delle categorie più deboli. Infatti, nel regolamento era scritto che la società non doveva proporsi vantaggi privati e che gli utili di esercizio sarebbero stati erogati a profitto dei depositanti o in pubblica beneficenza.


Le fortune della Cassa ferrarese derivano in gran parte dalla sua capacità di essere, oltre che azienda, anche espressione della cultura locale, intesa nella sua più ampia accezione, e interprete attenta delle istanze e delle volontà di progresso della comunità ferrarese.

Ho inteso citare i progetti e le finalità iniziali della Cassa di Risparmio di Ferrara per far comprendere dove e come essa sia nata e quali obiettivi essa persegua.
La nascita della Fondazione avviene con la cosiddetta Legge Amato, dal nome del ministro proponente, e dal decreto legislativo di attuazione del 20 novembre 1990, numero 356.

A seguito di tale riforma, la Cassa di Risparmio di Ferrara viene divisa in due soggetti distinti; la Cassa Spa, una società per azioni che svolge attività bancaria; la Fondazione, che detiene le azioni della Spa bancaria e che, mantenendo la struttura istituzionale dell'originaria Cassa di Risparmio di Ferrara, continua a perseguirne le finalità di interesse pubblico e di utilità sociale.

Attualmente, la Fondazione detiene circa il 77 per cento delle quote azionarie della Cassa di Risparmio di Ferrara Spa ed è impegnata statutariamente nei settori dell'arte e della cultura, dell'istruzione e della ricerca scientifica, della sanità e dell'assistenza alle categorie sociali più deboli.
Essa spesso interviene per trovare risposte alternative a quelle offerte dallo Stato e dai privati. A tracciare il percorso della nostra attività non è solo il passato, ma anche le esigenze e le istanze che scaturiscono dalla società contemporanea, tese a trovare risposte alternative e mediate a quelle offerte dallo Stato e dai privati. Alcune pagine di questa rivista sono state tradizionalmente dedicate alla nostra attività, nell'intento di promuovere e di mantenere viva una continua azione di informazione su quanto realizzato.


Silvio Carletti, presidente della Fondazione Carife, e Giovanni Bertoni, presidente della Cassa.Come la Cassa di Risparmio di Ferrara ha costituito per il territorio di competenza un punto di riferimento costante, accompagnando la comunità locale nelle diverse trasformazioni sociali, politiche ed economiche, così la Fondazione indica gli obiettivi che intende perseguire e che sono specificati nelle pagine che seguono. Come fatto vocazionale, intendiamo promuovere e valorizzare il capitale umano ferrarese, posto che l'uomo è la risorsa primaria della comunità. Testimonianza di tale affermazione è il discorso sulle borse di studio, il finanziamento per la creazione di nuove facoltà universitarie e per ricerche negli ambiti più disparati, dalla sanità alle più varie branche del sapere nel quale la nostra Università è impegnata.

Ora lo stesso tema di attualità delle dismissioni bancarie (cioè della rinuncia da parte delle Fondazioni a mantenere la maggioranza delle azioni delle Casse Spa), della natura giuridica e dell'obiettivo di una ristrutturazione del sistema bancario passa attraverso la verifica di quello che noi vogliamo rappresentare le nostre genti, per lo sviluppo economico, per una società sempre più rispondente alle esigenze di vivere dignitoso alle soglie del Duemila.

La Fondazione cerca, con grande impegno, di porsi come una sorta di agenzia di sviluppo socio-culturale, in grado di vitalizzare, animare e promuovere i soggetti che producono sviluppo civile e culturale, creando uno strumento inedito per la nostra provincia. Cerca altresì di essere sempre attenta a capire il nuovo che avanza e ad avere chiaro il convincimento che, nell'epoca della mondializzazione, la storia passerà per le città, senza con questo chiuderci nella sola esaltazione del nostro splendido Rinascimento.

Sta producendo studi e aprendo contatti per progettare le grandi scelte future, definendone funzionamento e soggetti in causa. Mantiene un rapporto costante e di grande apertura verso tutti gli enti locali e pubblici, come pure con l'Università e con la meritevole congerie di associazioni di volontariato attive nei vari campi della società civile.
Sta cercando di unire lo sforzo finanziario all'obiettivo di cogliere quanto è necessario per non svolgere una funzione di supporto allo Stato e ad altri enti, ma per dare invece una dimensione sempre nuova, sempre diversa e sempre più rispondente alle aspettative della gente alla nostra attività.
Troverete, in questa sezione della rivista, la descrizione di alcune delle iniziative sulle quali maggiormente la Fondazione è impegnata: ciò che preme sottolineare è che esse non sono mai state il frutto di un accordo isolato, ma il risultato di scelte valutate in una visione più ampia e in una forma di interrelazione fra settori.

Da Silvio Carletti