Palazzo Schifanoia
Il Palio: fastosa imitazione
Cavalli, somari, personaggi noti e perfetti sconosciuti in piazza Ariostea per la prima riedizione degli antichi giochi.
Piazza Ariostea, a Ferrara, è uno spazio rettangolare più vasto di un campo di calcio. E sembra ancor più ampio perché le case, sui quattro lati, sono basse e relativamente anonime tranne due edifici - Palazzo Mazzucchi e Palazzo Rondinelli - che con la loro austera nobiltà rompono quella quiete orizzontale.
Al centro della piazza svetta, bianca e altissima, la colonna che regge la statua di Ludovico Ariosto ritto in piedi, la lira al fianco, lo sguardo perso in lontananza ben oltre i tetti circostanti. Tra il traffico che gira torno torno e il verde prato centrale riservato ai giochi dei bambini e alle soste dei pensionati si leva una cornice di platani dalle foglie d'un color verde mielato.
Fra pittura e miniatura
Una mostra molto attesa per sondare l'influenza di Cosmè Tura ed Ercole de' Roberti sui miniatori del tempo.
«Non siamo noi a decidere di celebrare i centenari dei grandi artisti del passato, ma sono i centenari che ci vengono incontro e ci "costringono" a organizzare le celebrazioni» ha detto Andrea Emiliani, quando il 25 novembre del 1995 nel Salone dei Mesi di palazzo Schifanoia, con una solenne cerimonia, sono state aperte le celebrazioni per il quinto centenario della morte di Cosmé Tura (1430c.-1495) ed Ercole de' Roberti (1450c.-1496).
I marmi che camminano
Sulle tracce degli strani vagabondaggi di elementi ornamentali e di opere d'arte.
La storia dei marmi che camminano (mi si perdoni la definizione improvvisata e, spero, attraente) non è certo solo ferrarese. Anzi, è quasi universale. Racconta le vicende di elementi ornamentali e, spesso, di opere d'arte utilizzati, dopo che gli edifici per cui erano stati pensati avevano subito trasformazioni o distruzioni, in edifici diversi. Una storia di tempi andati che, in genere, riguarda luoghi nei quali il marmo era cosa preziosa e introvabile e perciò assai costosa; luoghi come Ferrara, città del cotto e della sua gloria.
Cosmè Tura, San Giorgio, la principessa
Fra rimandi alla politica estense e richiami in difesa della cristianità, la celebre opera rivela il proprio significato.
Una delle principali difficoltà che si incontrano nel voler ripercorrere la vicenda artistica di Cosmè Tura è data dalla quasi impossibilità di trovare agganci documentari sicuri alle opere superstiti, il che ostacola pesantemente la ricomposizione di un percorso cronologico che, dunque, quasi per intero, va assestato sulla base delle emergenze stilistiche.
Le carte d'archivio appaiono, infatti, prodighe di indicazioni e date relative a quella prassi d'alto artigianato da cui il pittore mai si discosterà per tutto l'arco della lunga carriera, facendo luce su un quadro di attività quanto mai variegate, che lo vide alle prese, di volta in volta, con lavori di decorazione minuta per cassoni o cornici, apparati per feste, cartoni per arazzi, disegni per vesti da torneo o preziosi servizi d'argenteria, di cui, per la natura effimera di tali manufatti, si sarebbe sicuramente persa memoria.
Un tesoro nascosto sulla riva del Po
Un ingente nucleo di monete rinvenuto a Ro Ferrarese getta nuova luce sulla circolazione monetaria del ducato estense
La scoperta di un tesoro è nell'immaginario comune un fatto eccezionale. In verità, tali ritrovamenti non sono inusuali, e ancora il ventesimo secolo è segnato da vari rinvenimenti di gruzzoli monetali. Infatti, dall'antichità all'età moderna, il metallo monetato non ha mai perso i suoi caratteri di valore intrinseco, ed è stato costantemente nascosto da uomini in difficoltà, con lo scopo di assicurarsi una riserva per il futuro.
Notevole sensazione suscitò, nel dicembre 1923, la scoperta di un cospicuo nucleo di monete rinascimentali avvenuta nei pressi di Alberone, nel Comune di Ro Ferrarese, non lontano dalla riva destra del Po.