

Quando, poi, nel 1482, egli parte da Ferrara alla volta di Reggio, prima, e di Firenze, poi, lascia la Bibbia presso il convento, probabilmente a uso dei novizi che in quei pochi anni aveva seguito nel loro percorso formativo.
D'altra parte, il convento degli Angeli già possedeva un'importante biblioteca, potenziata e voluta di pubblico utilizzo da Leonello d'Este: ne rileva la ricchezza alcuni decenni più tardi Giovanni Battista Bonacossi, della medesima stirpe di Elena Bonaccossi, madre del Savonarola, il quale, pertanto, grazie alla consanguineità con il giovane domenicano, può conoscere molto bene il convento.
Ulteriore importante incremento verrà nel 1490, quando Giovanni Pico della Mirandola lascerà al cenobio buona parte dei propri libri. È quasi d'obbligo ritenere che a tale atto non sia completamente estranea una qualche suggestione savolaroliana, dal momento che Pico e Girolamo fondano il loro rapporto sulla feconda corrispondenza intellettuale proprio durante questo soggiorno ferrarese del Savonarola.
La Bibbia, dunque, rimane fra le scansie della biblioteca del convento domenicano a Ferrara, ma assolutamente anonima, senza una nota di possesso oppure una firma alle postille che riveli la paternità della scrittura.
E mentre la fama del frate va crescendo, le consultazioni del libro non seguono proporzionale incremento: risultano consunte solo le prime pagine, quelle dell'immediato impatto, mentre il rimanente testo è freschissimo. La presenza a Ferrara di un cimelio così importante sfugge anche al duca Ercole I d'Este, che per il Savonarola nutre, come è noto, un'ammirata devozione e segue - dapprima con compiacimento, poi con crescente apprensione - le glorie e le vicissitudini dello sfortunato frate. La fiducia quasi superstiziosa di Ercole giunge a fare appello alle doti profetiche del domenicano per consigli personali sul come governare, e a mostrare vera impazienza nell'attesa del suo Compendio di rivelazioni, che tardava ad arrivare da Firenze.
Nel 1496, in occasione della Pasqua e in pieno clima di suggestioni savonaroliane, Ercole emette un proclama contro la bestemmia, il gioco d'azzardo, il mancato rispetto dell'astensione dal lavoro nei giorni festivi e altri vizi fra i più esecrati dal Savonarola, e gli invia copia dell'atto per conoscenza, ricevendone in risposta molteplici e incondizionate lodi.
E' importante notare che l'anonimo biografo di Savonarola fa menzione della presenza di quella Bibbia presso il convento ferrarese, nel 1528. Ma la pace di quel convento viene inesorabilmente travolta dalla bufera napoleonica e, in ambito di soppressione di corporazioni religiose e di conseguente confisca dei loro beni, i libri vengono destinati alla Pubblica Biblioteca. Fra i volumi che raggiungono il punto di selezione che precede l'effettivo inserimento dei prescelti all'interno del patrimonio librario di pubblica consultazione, approda anche la Bibbia in questione. Tuttavia non viene accettata: il tempo ha fatto perdere memoria dell'autore delle fitte note a penna e il volume appare consunto, logoro, semislegato e, per di più, troppo usato e annotato.
Neppure le due iniziali miniate in oro lo salvano dallo scarto e gli viene preferito un altro esemplare della medesima edizione dello Jenson, pulito e ben rilegato, di diversa provenienza.
Da tale rifiuto ha inizio la peregrinazione della Bibbia del Savonarola, durata un secolo e mezzo. Il libro percorrerà decine di migliaia di chilometri e passerà per le mani di molti prestigiosissimi proprietari. I marchesi Meli Lupi di Soragna lo tengono fino al 1926, quando viene acquistato da Tammaro De Marinis, bibliofilo e saggista. Costui, tuttavia, non riconosce il tesoro in suo possesso e, dunque, non ha alcuna difficoltà a rivenderlo, a sua volta, a Filippo Sartoni, antiquario di professione a Marradi e buon conoscitore di carte savonaroliane.
E' il Sartoni che, per primo, coltiva la suggestiva ipotesi di una paternità savonaroliana per le note di quel logoro volume entrato in suo possesso. La Bibbia, a questo punto, solca l'oceano, acquistata dal libraio antiquario statunitense Erwin Rosenthal, che nel 1957 ne chiede perizia calligrafica a Mario Ferrara, in quegli anni fra i più stimati studiosi savonaroliani. Il responso positivo verrà confermato da successive ulteriori autorevoli perizie, fra cui quella di Roberto Ridolfi, anch'egli reputatissimo esperto di argomenti savonaroliani. Da qui in poi, le vicende legate alla Bibbia riacquistano matrice ferrarese. Attraverso Leonardo Lapiccirella, il libraio antiquario che agisce per Rosentahl in Italia, la Bibbia torna in Italia.
E' il medesimo Lapiccirella che individua in Renzo Bonfiglioli, raffinato bibliofilo ferrarese e competentissimo collezionista di libri, il referente più sensibile e indicato per sondare l'effettivo interesse e la disponibilità della città di Ferrara all'acquisizione del prezioso volume.
L'antiquario ha avuto ottimo intuito: Renzo Bonfiglioli si dedica corpo e anima all'impresa, con generosità, passione e coinvolgimento personale tali da indurre amici e familiari a temere più volte, nel corso della mediazione, per la sua salute. E il successo finisce per coronare con una sofferta vittoria il suo lavoro: una cordata fra Cassa di Risparmio di Ferrara e Amministrazione Comunale rende possibile l'acquisto.
Il 19 febbraio 1959 viene concluso l'atto di vendita, che vede quali firmatari, oltre al Lapiccirella, l'avvocato Mario Cavallari, presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara con mandato di rappresentare anche il presidente dell'Amministrazione Provinciale, il dottor Gianni Buzzoni e il professor Francesco Loperfido, assessori comunali in rappresentanza del Sindaco.
Fra atti deliberativi, perizie integrative, responsi tecnici della Sovrintendenza Bibliografica, si giunge all'anno successivo: il 10 marzo 1960 la Bibbia viene solennemente consegnata dal sindaco a Luciano Capra, direttore della Biblioteca Ariostea.
Quello stesso volume, poco più di un secolo e mezzo avanti giudicato indegno di far parte del patrimonio bibliografico pubblico ferrarese, diviene ora, ancora più slegato e consunto, ragione di festosa e coinvolgente cerimonia, che vede presenti tutte le autorità cittadine.
Di recente la Bibbia savonaroliana, uno dei tesori che la Biblioteca Ariostea conserva con consapevolezza intellettuale e compiaciuto orgoglio, è stata sottoposta a restauro grazie al generoso contributo della Coop Estense, e ha riconquistato quel decoro anche formale che il tempo aveva compromesso.
In occasione del quinto centenario della morte di Girolamo Savonarola, poi, la Biblioteca ha voluto affidare a Claudio Leonardi, docente dell'Università di Firenze e massima autorità nel campo degli studi savonaroliani, il vaglio critico delle postille autografe, che vengono così per la prima volta sottoposte ad analisi approfondita e circostanziata.
Una volta compiuto, questo lavoro concorrerà a incrementare la consapevolezza dell'importanza di tale possesso per Ferrara, che nutre nel confronti del Savonarola un frustrante senso di paternità imperfetta: troppo presto, quando ancora il suo messaggio profetico era in embrione, il giovane Girolamo lasciò la città e, in seguito, troppo brevemente vi soggiornò.
D'altra parte, una figura dotata di temperamento fortemente connotato come quello del Savonarola è tale da calamitare su di sé, anche dopo morta, conierà accaduto in vita, sentimenti vigorosi e contrastanti, che si estrinsecano in travolgenti propensioni o in odi profondi. E se è vero che all'indomani della sua esecuzione molti ferraresi boicottarono pesantemente per protesta i domenicani presenti in città, ritenuti in qualche modo complici della condanna, disertandone le chiese e riducendo le elemosine ai loro conventi, è pur vero che, più recentemente, dando voce a diverse passioni, da Parigi il pittore ferrarese Giovanni Boldini, nel suo italiano approssimativo, inveisce contro la memoria del frate e contro la statua che i ferraresi gli hanno eretto: "Una bomba sarebbe stato necessario per demolire la statua che sta in piazza del castello, l'assassino Savonarolla che i ferraresi si onorano di averlo compatriota, non fu che un furibondo pazzo, un demente aurostenico.
Fece demolire le più belle opere d'arte della Toscana, pitture di divini artisti, giojelli ecc. ecc. Nel mese di settembre vengo a Ferrara e io m'incarico di farlo demolire: ne ho il mezzo."
Commemorazioni savonaroliane
Una mostra bibliografica alla Biblioteca Ariostea.
La Sezione Storica della Biblioteca Ariostea, congiuntamente all Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara, celebra il V° Centenario della morte di Girolamo Savonarola con un esposizione bibliografica. La mostra, allestita in Palazzo Paradiso, sede della biblioteca, è stata inaugurata il 30 marzo 1998 e rimarrà aperta fino al prossimo 30 settembre.
L'esposizione intende illustrare e testimoniare l'origine e l'evoluzione del pensiero del frate ferrarese così come emerge dai documenti più significativi della raccolta savonaroliana dell'Ariostea. La pubblicazione del volume Dalla Collezione savonaroliana dett'Ariostea: la Bibbia di Santa Maria degli Angeli, i codici, le edizioni più preziose a cura di Luisa Paglioni con contributi di Mirna Bonazza e Angela Chinato e per i tipi della Vecchiarelli editore di Roma, che è anche catalogo della mostra, propone innanzitutto un'analisi e una ricostruzione storica delle modalità con cui il fondo savonaroliano della Biblioteca Ariostea è andato sedimentandosi e incrementandosi, a partire dalla metà del Settecento, fino ai giorni nostri. Proprio per il fatto che concordemente studiosi e bibliofili gli riconoscono importanza e valore, la scelta dei pezzi da esporre e da ricatalogare è stata ardua e complessa.
Tra le oltre duecento edizioni antiche, stampate fra Quattrocento e Settecento, di opere savonaroliane possedute, sono stati selezionati cinquantatré esemplari rari e di pregio tra incunaboli e cinquecentine interessanti anche dal punto di vista iconografico, perché ricchi di xilografie inerenti al pensiero e alla predicazione di Girolamo Savonarola: l'illustrazione infatti, muta predicatio dalla forte valenza comunicativa, rende strategicamente tutta la visualità del messaggio contenuto negli scritti.
La selezione delle edizioni, oltre che sulla base della significatività iconografica, è stata condotta sulla scorta dell'analisi delle note di possesso, degli ex libris, dei timbri attraverso i quali, spesso, è stato possibile risalire alla provenienza. Accanto ai volumi recanti gli ex libris di Giovanni Maria Riminaldi, le note di appartenenza datate al 1714 del di lui padre Ercole Antonio, l'ex libris di Giuseppe De Carli, i timbri di Giannandrea Barotti e della Pontificia Università, compaiono note manoscritte attestanti l'incameramento in Biblioteca di alcuni pezzi pervenuti da conventi ferraresi: Olivetani di San Giorgio, Cappuccini, Teatini, Gesuiti. Si sono esposti anche sette codici (realizzati fra la fine del Quattrocento e il Settecento), purtroppo non autografi, di opere savonaroliane e di scritti apologetici e biografici coevi e posteriori. Tali documenti manoscritti comprovano la circolazione dei testi del frate ferrarese nonché la fortuna del suo culto.
Tuttavia, il documento storico di maggior richiamo e suggestione - in quanto testimonianza inedita del pensiero di Savonarola giovane, coincidente con il soggiorno ferrarese presso il convento di Santa Maria degli Angeli, negli anni compresi fra il 1479 e il 1482 - è la Biblia latina, impressa a Venezia dal prototipografo Nicolaus Jenson nel 1476.
Il valore storico, bibliografico e culturale dell'esemplare in esposizione, è amplificato dalla presenza di due miniature e, soprattutto, dalle minute, fittissime postille autografe di esegesi biblica.
Luisa Pagnoni