1948 - XV Mille Miglia

Scritto da  Paolo Malagodi

Ferruccio Lamborghini e Gianluigi Baglioni (alla guida) alla Mille Miglia del 1948, sulla prima Lamborghini da corsa: una Fiat 650 con testata in bronzo preparata dallo stesso Ferruccio.Tre uomini, tre storie e una corsa automobilistica di cinquant'anni fa.

La passione per la meccanica e i motori, Ferruccio Lamborghini doveva averla nel sangue. A dieci anni, nella stalla del podere di famiglia, il suo passatempo era riparare e modificare gli attrezzi più disparati. Dopo le elementari, si formò professionalmente all'istituto Taddia di Cento e nelle Officine Righi di Modena.
Erano gli anni della passione per la moto e delle spericolate volate sulle stradine di campagna attorno a Renazzo. La guerra lo destinò a Rodi, addetto alla manutenzione dei camion dell'esercito, e la sua bravura gli valse la responsabilità del reparto officina.


Le idee e le esperienze accumulate prenderanno corpo nell'immediato dopoguerra, con un prototipo di trattore agricolo, derivato dai veicoli bellici residuati.

Un equipaggio ferrarese alla rievocazione storica della Mille Miglia 1997.E' la ingegnosa Carioca, assemblata da una camionetta Morris inglese, il cui motore a benzina viene alimentato con il più economico e disponibile petrolio grazie a una serpentina attorno al collettore che, dopo il normale avviamento a benzina, lo riscalda, permettendone la carburazione.
Il 3 febbraio 1948 a Cento è festa patronale e la Carioca viene esposta sulla piazza con l'immediata raccolta di dieci ordini: inizia così il rapido sviluppo della costruzione di trattori, che in pochi anni passerà da artigianale a industriale.

Ma il geniale Ferruccio non dimentica la passione per la velocità. Dalle moto di anteguerra alle quattro ruote, con la trasformazione di una Topolino in biposto da corsa, come testimonia il figlio Tonino, autore di un'appassionata biografia sulla figura paterna: «Se il giorno è dedicato alla costruzione dei trattori, la sera è riservata alle automobili. A casa, per mesi, lo si vede poco, assorbito completamente dalla preparazione di una Fiat 650 con la quale vuole partecipare alla XV edizione della Mille Miglia, nell'aprile 1948. Sacrificando molte ore di sonno, riesce a ultimare l'automobile e si iscrive alla competizione. Suo compagno di gara è un giovane di Ferrara: Gianluigi Baglioni.»


Ferruccio Lamborghini.Qui la vicenda di Lamborghini si intreccia con quella di un valente agronomo che nel tempo manterrà con lui un rapporto di affetto e di stima, continuando ad acquistare per le proprie campagne i trattori biancoazzurri costruiti da Ferruccio il quale, per parte sua, in diverse interviste, spesso ricordò quella Mille Miglia con il compagno ferrarese. Questi, in una narrazione carica di umanità e nostalgia, ha ripreso, molti anni dopo, quell'avventura: «L'avevo conosciuto alla Scuderia San Giorgio, un insieme di glorie dell'automobilismo ferrarese: Beppe Tufanelli, Enrico Cane e altri giovani appassionati. Tutti noi, usciti indenni dalla tragedia della guerra, eravamo portatori di solido entusiasmo e carichi di molteplici interessi, intellettuali e fisici, quindi disponibili a ogni sorta di impegno tecnico e sportivo. Per cui, quella piccola Fiat 650, truccata nel motore, con la testata in bronzo con le valvole in testa fatta da Ferruccio, velocità massima di 160 chilometri all'ora, ci era davvero sembrata una macchina da corsa, sia pur ridotta.»

 

Ferruccio Lamborghini fra le sue creature: a sinistra, la Miura; a destra, la Urraco e, sullo sfondo, i trattori.Nel ricordo di Baglioni, il quale purtroppo è recentemente scomparso, vive tutta l'appassionante e complessa vicenda della gara, dalla partenza la notte del primo maggio, a Brescia, al passaggio per Ferrara, sino allo sfortunato epilogo: «A un posto tappa cambiammo guida. Le prime luci del giorno, fanali accesi, momento delicato per la guida; arriviamo a un curvone della circonvallazione di Fano che affronto in accelerazione in terza. Ferruccio mi grida: "Seconda, seconda!".
Gli do retta. La macchina parte per la tangente e sbatte con le ruote di sinistra contro un marciapiede sporgente e, in conseguenza, andiamo a finire con la piccola 650 dentro un'osteria; la notte è quasi dileguata; albeggia, si vede soltanto la gente posta molto più indietro.
Mi sporgo e guardo la nostra macchinetta, mi sembra non sia successo niente e tento di ripartire. Ma sotto la carrozzeria rossa si è prodotto un disastro meccanico. Chiuso. È finita. Solo il motore funziona ancora.

Ci spostano la macchina e ci ritroviamo confusi con la gente della curva, aspettando le grosse cilindrate. Arriva Nuvolari, su una Ferrari o una Maserati, non ricordo: in piena velocità, colpo di freno, tacco e acceleratore fa un "cristiania" da manuale che non dimenticherò mai.»
La stessa curva del ritiro dei due ferraresi è divenuta momentaneo teatro della spericolata corsa di Tazio Nuvolari, in quella che sarà la sua ultima Mille Miglia. Alla vigilia dell'edizione del 1948, un Nuvolari già logorato dalla malattia polmonare che lo porterà alla morte, ormai alla fine della carriera e senza ingaggio, era arrivato a Brescia come spettatore per le operazioni di verifica, ma Enzo Ferrari lo convinse a mettersi al volante di una delle sue dodici cilindri.

 

La Mille Miglia 1997.Senza aver mai provato la vettura, a Forlì è primo, ma con un solo minuto. Nell'attraversamento dell'Appennino, in direzione di Roma, attacca alla sua maniera e passa trionfalmente in testa, come annota Emilio De Martino nella cronaca sportiva dell'epoca: «Il successo di Nuvolari non pareva più in dubbio. Ma ecco volare fra l'etere la notizia che mette in ansia lo sterminato mondo della Mille Miglia. Si viene a sapere che Nuvolari, fin da Roma, corre senza il cofano, cioè a motore scoperto. E se torna a piovere come era avvenuto lo scorso anno? A Brescia, al quartier generale della corsa, siamo tutti attaccati al telefono, o alla radio, in febbrile ascolto.

A Bologna non piove, ma grosse nuvole nere compaiono all'orizzonte verso Modena. Allora chiamiamo Modena d'urgenza. E Modena risponde: venticinque minuti di vantaggio per Nuvolari su Biondetti, ma Nuvolari passa senza cofano, senza un parafango e senza un seggiolino. Nuova drammatica scena al quartier generale. Noi pensiamo alla prima vittoria automobilistica di Nuvolari, nel 1924, quando Tazio arrivò al traguardo di un circuito di Rapallo con la macchina tutta fracassata.


Gianluigi Baglioni (al centro) con Tonino Lamborghini alle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della Lamborghini.E ora c'è la netta impressione di trovarci all'ultimo atto. Non solo di una corsa, ma di una storia. Di una carriera. Di una vita. Altra telefonata con Reggio Emilia, dove si sa che la Ferrari ha installato l'ultimo rifornimento. Ecco la linea. Il cronometrista che è al microfono ripete ad alta voce quello che gli dicono dal controllo di Reggio Emilia. E grida: Nuvolari si è ritirato a Villa Ospizio, a un chilometro da Reggio, per la rottura del freno, del perno di una balestra e del cofano.»

La corsa fu così vinta da Biondetti, al volante di un'altra vettura di Enzo Ferrari che, nelle sue memorie, riferirà con commozione l'episodio: «Il nostro ultimo momento di comune passione fu in quella indimenticabile Mille Miglia del 1948, quando Nuvolari travolse tutti con un fantastico volo da Brescia giù e su fino a Reggio Emilia.


Il Centro Polifunzionale Ferruccio Lamborghini, a Dosso.La rottura del perno di una balestra lo privò di una luminosissima vittoria, che più di chiunque altro aveva sognato e meritato. Su un letto d'ospedale gli dissi: "Coraggio Tazio, sarà per il prossimo anno!" Mi rispose: "Ferrari, giornate come questa, alla nostra età, non ne tornano molte: ricordatelo, e cerca di gustarle fino IN fondo, se ci riesci!"»

La Mille Miglia è tornata anche il 14 maggio di questo 1998 sulle nostre strade, con una fantastica carrellata di grandi auto.
A cinquant'anni di distanza, è stata l'occasione per ricordare come si siano incrociati, nell'edizione del 1948, i destini di gara di Ferruccio Lamborghini, Gianluigi Baglioni e Tazio Nuvolari. Tre persone dai profili diversi, ma accomunate dalla passione per i motori in quella che era, e resta, la più bella sfilata di auto da corsa del mondo e che continua a illuminare, in una magica notte, le strade di Ferrara.