Plotino scrive: "La bellezza è l'armonioso rapporto delle parti. Ma che cosa dire della luce, che non ha parti e che definiamo bella?"; io penso alla luce rosata di Sant'Antonio IN Polesine, un complesso architettonico nel quale è compreso anche un ciliegio selvatico: durante la fioritura, l'albero amplifica la rosea evanescenza fra le superfici.
"Cose" sono ciò che noi costruiamo con superfici e le cose sono come pensieri fermati a mezz'aria. La luce che vediamo a Sant'Antonio in Polesine è fatta di niente; è una luce esaltante; una realizzazione più che una cosa.
I ferraresi, per quanto li conosco individualmente, hanno il "senso del luogo"; vale a dire che ognuno ammanta di un sentimento gli spazi della città in modo da farli diventare "un posto", trasformandolo in un quinto ventricolo del proprio cuore. Una passeggiata serale attorno al Duomo e verso via Voltapaletto ti fa meditare, fra le pozzanghere splendenti della luce di antiche stelle emergenti.
L'unico e il generico sono una peculiarità di Ferrara: lavoratore e osservatore, cittadino e turista si trovano a fronteggiare l'antitesi fra una microstruttura come le sfaccettature del Palazzo dei Diamanti, dove non troviamo due superfici uguali, e una macrostruttura, come il geometrico reticolato di strade disegnato da Biagio Rossetti, dove tutto è immobile e tutte le superfici sono identiche. Quasi tutto ciò che riguarda Ferrara è fatto in modo da costringerci a percepirla come un oggetto unico nel tempo e nello spazio, in Italia.
Ricordo il mio convegno "The UNIQUE" ai Civici Musei d'Arte Moderna, che risvegliò il mio interesse con l'illusione che ogni dipinto o scultura fosse un singolo punto nello spazio, nel tempo e nel sentimento, e, inoltre, mascherasse la realtà storica ed estetica di quel lavoro, diversa dall'illusione dell'unicità. Le strutture equilibrate di una finestra ad arco di Biagio Rossetti e l'arco dell'Alberti sono frammenti di una unità più ampia. Si può capire e trattare Ferrara come un fascio di componenti di età diverse, connesse in maniera intricata per prolungare o abbreviare la durata a forme più recenti e più lontane e influenze che vanno e vengono. Ferrara è nata dal Po: ciò è dipeso dalla selezione e dalla formazione dell'immensa complessità del tempo. Eventi come Ferrara possono essere considerati come un evento separato dal resto in una sezione incrociata di relazioni.
Questa visione sincronica ritiene che gli eventi, al pari delle strutture, sono sistemati in modo più o meno compatto: per esempio i dipinti della scuola metafisica o il "castello" di Giorgio De Chirico. Dico per esperienza che Ferrara è un evento tra molti che passano, aumentano, cambiano o finiscono. Ricordo le pietre della pavimentazione di via Bersaglieri del Po, nel mio cammino verso l'Istituto d'Arte Dosso Dossi: ciascuna ha una sua direzione, ma tutte vivono simultaneamente nello stesso corpo.
Che cosa c'è di diverso dalla cellule del vostro sangue e delle vostre ciglia, ognuna delle quali ha una sua diversa età biologica ma che vivono contemporaneamente nel vostro corpo? Credo che Ferrara viva e voglia continuare a vivere attraverso il tempo, nella corrente delle sue benefiche durate: la città, piccolo gioiello del Po, cambia meno delle soluzioni ideate per la sua vita.
Nella Certosa si percepisce Ferrara come un insieme di evoluzioni separate e composite di Rinascimento, Barocco, Manierismo e Ventesimo Secolo. Il primo passo ti porta dentro un rapporto ordinato; il successivo ti getta nell'entropia; il terzo rivela un fluire inaspettato di forme che sommerge le cronologie della storia. Una delle lezioni che la storia ci insegna è che la storia stessa, nella sua fissità nel tempo, spesso ci insegna le lezioni sbagliate. Io vedo Ferrara come un campione di sequenze e durate simultanee, ognuna delle quali ha una diversa età sistematica: le case di Ludovico Ariosto e di Biagio Rossetti sono ora musei che ospitano una serie di componenti: dalle travi di legno ai mattoni di argilla.
L'esperienza di Ferrara è analoga a quella dell'Orlando Furioso dell'Ariosto: molte azioni che hanno inizio in tempi diversi ma che si protraggono attraverso il libro fino a divenire una storia, un poema. La conclusione non è altro che un inizio. Io amo troppo Ferrara e amo la semplicità e la complessità del cielo, con il suo insieme di caratteristiche: luce, colore, luminosità, splendore, agitazione, calma, presentimento, speranza. Ferrara è un evento che accade prima di fare la sua comparsa, come una vecchissima fonte di luce che si fa strada attraverso la patina del tempo.
(traduzione in italiano di Marisa Guglielmini)