Non si confonda, però, tale museo anatomico per un "museo degli orrori" o per una originale collezione di "resti" di ipotetici vampiri o di notturne profanazioni.
Il museo rappresenta, invece, da oltre due secoli, un percorso e un momento culturale di alto livello storico e scientifico, formativo ed educativo. Ferrara, infatti, è fra le dieci città italiane che, dal 1600, sono sede storica di studi anatomici e possiedono uno specifico museo. Fin da quando, cioè, in sale e gabinetti, prima, e nei Teatri anatomici, poi, la medicina diede spettacolo.
Tralasciando, per brevità, Leonardo da Vinci, studioso di anatomia, disegnatore, pittore e ingegnere senza pari, Ferrara seguiva la traccia di nomi illustri della medicina del tempo: Leoniceno, Manardo, G.B. Giraldi, Musa Brasavola, che rinnovavano la disciplina anatomica dai secolari errori riferiti da Galeno e risalenti a Ippocrate.
Nel secolo XVI, si distinse un dottissimo medico ferrarese, Giovan Battista Canano (1515-1579), che eseguiva dissezioni "private" nella propria casa, in piazzetta del Turco, e forse anche alle Crocette, nel monumentale complesso monastico dei Domenicani, sede della Facoltà di Medicina.
Giovan Battista Canano, di nobile famiglia ferrarese di origine greca che vantava numerosi medici e dotti, è sepolto nella omonima preziosa cappella privata, annessa all'attuale barocca chiesa di San Domenico. Canano fu anche, a Roma, protomedico pontificio, mentre a Ferrara gli fu maestro di medicina lo zio Antonio Maria già lettore di anatomia, a cui il nipote Giovan Battista successe nella cattedra.
Dalle sue ricerche personali, libere da ogni metodo dogmatico, sortirà una pregiata opera di miologia Muscolorum humani corporis picturata dissectio, illustrata da Gerolamo da Carpi, alla cui ristampa integrale provvide Giulio Muratori, nel 1962.
Di questa opera e del suo autore venne a conoscenza, nel 1536, il belga Andrea Vesalio, medico notissimo in tutta Europa per il trattato De humani corporis Fabrica, con preziosi disegni di scuola tizianesca. Certo i due anatomisti, durante i loro probabili incontri in Ferrara o in Padova, si scambiarono esperienze e apprezzamenti.
Canano scoperse per primo le valvole delle vene, fino ad allora sconosciute; di questi importanti risultati fu restio a pubblicare notizia, così che, poco più tardi, ne beneficiarono altri famosi studiosi, come Falloppio, Fabrizio d'Acquapendente e Morgagni, con i quali la scuola medica ferrarese era in contatto.
Sarà fra il 1600 e il 1700 che nasceranno i primi più noti teatri anatomici a Padova, Pavia, Bologna e, quindi, anche a Ferrara. Le discipline e le dimostrazioni anatomiche si ufficializzarono, così, anche nella nostra città. Sarà il professor Giovanni Tumiati (1760-1804) ad affermarsi quale figura di notevole spessore come docente di anatomia e ostetricia, per il forte impegno accademico e per altri meriti di cui diremo in seguito. A lui si devono i numerosi e preziosi preparati anatomici che costituiscono il più significativo nucleo del Museo di anatomia, che, nel XIX secolo, si arricchì di oltre duemila pezzi e modelli, tuttora perfettamente conservati.
L'unico inventario manoscritto, conservato in due copie, è del 1871 ed elenca tutti i pezzi. Dopo questa data non risulta più alcun significativo apporto, a causa delle molteplici vicissitudini logistiche e conservative dell'imponente raccolta.
Degli autentici preparati del Tumiati va ricordato soprattutto un orecchio umano, completo della parte esterna, media e interna e arricchito da una fitta serie di rami nervosi del collo; il tutto sorretto, nello stile del tempo, da una colonnina decorata. Il complesso era contenuto entro una campana di vetro che poggiava su piedistallo ligneo. Tale preparato, vanto del Museo, dopo una breve esposizione pubblica al Castello estense nel 1991, in occasione dei seicento anni dell'Università di Ferrara, fu trafugato nei primi mesi del 1995.
Tumiati eseguì, inoltre, a uso didattico, con l'aiuto di artisti artigiani ceroplasti, modelli ingranditi di orecchio umano. In bibliografia sono ricordati molti altri preparati e modelli di cui Tumiati dotò il museo prima della morte, nel 1804. Impegnato anche in campo politico e sociale, al ritiro di Napoleone dall'Italia e con la caduta della Repubblica Cisalpina, Tumiati subì una sorte vergognosa e fu costretto all'abiura, per la sua adesione agli ideali laici e illuministici. Fu sepolto in territorio sconsacrato, subito al di fuori della ex chiesa di San Matteo in via Montebello. Da allora di lui fu sistematicamente rimossa ogni memoria.
L'arresto e la crisi del museo, nella seconda metà del 1800, fu tale che, dopo oltre un secolo, nei primi anni Ottanta, fu sul punto di essere eliminato per le necessità di spazio dell'università. A quel punto, grazie alla preziosa disponibilità accademica e finanziaria del rettore, professor Antonio Rossi, due docenti di anatomia si adoperarono a riordinare lo spazio e la collezione, riuscendo a dare risalto al prezioso patrimonio. Oggi il museo attende una nuova e più adeguata sede. È auspicabile, perciò, che le istituzioni competenti si attivino per tempo per garantirne la conservazione e la valorizzazione.