La grande veduta offriva allo spettatore l'impressione di trovarsi in mezzo al bacino di San Marco e di osservare la riva quale appare se si compie in barca un percorso rotatorio di quasi trecentosessanta gradi, partendo dalle balze dei giardini di Sant'Elena e arrivando all'apertura del braccio di mare che porta al Lido.
Un'impresa pittorica cosi insolita rientra nel singolare genere di spettacolo ottocentesco chiamato diorama, inventato dai pittori francesi Louis Daguerre e Charles Marie Bouton e presentato a Parigi nel 1822 con grande successo di pubblico.
Opere come questa non si vedono più, almeno non se ne conoscono nei musei, nemmeno in quelli di lanterne magiche.
L'opera appartiene alla Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi di Rovigo da circa venticinque anni.
E' stata donata dalla signora Adelaide Cochetti Papini, parente di Giovanni Biasin, la quale raccontava che il pittore l'aveva eseguita su una barca attrezzata con due rulli in modo da far scorrere la carta man mano che si spostava per riprendere la riva. Ciò sembra molto improbabile considerando l'instabilità della barca e la precisione esecutiva.
Al momento della consegna la carta si presentava malamente arrotolata, con le estremità lacerate e diversi pezzi staccati. Subito aperto con molta cautela nelle sale della pinacoteca, il rotolo di carta apparve in pessimo stato di conservazione, con lacerazioni orizzontali lunghe anche più di cinque metri, strappi, pieghe, abrasioni, rugosità, macchie, strati di polvere. Tuttavia, riscontrata una buona qualità pittorica, l'opera venne tenuta in una certa considerazione, valutando anche l'eccezionalità dell'impresa artistica.
L'impossibilità di vederla correttamente nel suo insieme, in posizione verticale, impedì di comprenderne immediatamente la natura, lo scopo per cui era stata realizzata, ma ben presto ci si rese conto che si trattava di una diorama.
Mancando i mezzi per un restauro immediato, la lunga carta venne riavvolta con cura su un cilindro e collocata nel deposito insieme ai dipinti, in attesa di risarcimento.
Lì è rimasta fino all'inizio del 1999, quando nei musei del Veneto si è cominciato a parlare di mostre di pittura dell'Ottocento.
Allora nacque un progetto coordinato dalla Regione del Veneto che prevedeva mostre di dipinti dell'Ottocento dei singoli musei, presentate nelle rispettive sedi museali, e in particolare di quelli solitamente conservati nei depositi.
La Pinacoteca dell'Accademia dei Concordi correva il rischio di rimanere fuori da tale iniziativa, poiché le sue raccolte arrivano fino al Settecento; ben pochi e deboli sono i dipinti dell'Ottocento. Dal cronista ottocentesco Eugenio Piva sappiamo che "il paese non ebbe alcuno che si potesse chiamare artista IN questo secolo".
Allora è nata l'idea di partecipare presentando la mai dimenticata Veduta di Giovanni Biasin, che per la sua spettacolare singolarità, la grandezza e la ricchezza di particolari poteva, da sola, costituire una mostra. Così anche la pinacoteca di Rovigo è entrata nel progetto regionale realizzato a partire dall'autunno scorso e pubblicizzato come uno dei Grandi eventi della Regione Veneto.
Ma il dipinto era ancora in pessime condizioni e la sua presentazione condizionata dalla possibilità di un rapido recupero attraverso un delicato, difficile e costoso restauro.
Allora è intervenuta l'illuminata munificenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara che ha consentito di affidare tempestivamente l'opera alle cure della dottoressa Maria Beatrice Girotto, del padovano Studio Emmebi, particolarmente esperta nel risarcimento dei dipinti su carta. Il lungo e paziente restauro ha restituito l'opera al pieno godimento del suo notevole valore, rivelando la spettacolarità del diorama. Esposta nella sala degli arazzi dell'Accademia dei Concordi, con l'efficacissimo allestimento di cui si è detto, la grande veduta ha ottenuto un vivo apprezzamento da parte di un ampio pubblico, attratto anche dalla risonanza creata intorno all'opera da stampa e televisione.
Alla conclusione della mostra rodigina, e sempre ancora grazie alla generosità della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, la Veduta è stata presentata come mostra evento all'interno del Salone internazionale dell'Arte del Restauro di Ferrara, dove è stata ammirata dai ventiseimila visitatori. La spettacolare Veduta di Venezia costituisce indubbiamente il capolavoro di Giovanni Biasin, conosciuto, prima di quest'opera, come uno dei tanti pittori accademici ottocenteschi che cercavano di destreggiarsi fra pittura storica, allegorica e patriottica, ritrattistica e decorazione neoclassica, secondo il gusto del tempo.
Giovanni Biasin nacque nel 1835 a Venezia, dove studiò all'Accademia di Belle Arti. Dedicatosi subito alla pittura, raggiunse una certa notorietà quando, nel 1863, Antonio Gobbatti lo conobbe e lo chiamò a Rovigo per decorare il salone del suo palazzo. Era, questi, un personaggio ragguardevole per l'impegno profuso nella vita pubblica: comandante della Guardia Civica nel 1848, presidente per lungo tempo della Società del Teatro, partecipò alla spedizione dei Mille.
Per ornare il proprio palazzo non si rivolge ai deboli decoratori-artigiani locali; va a Venezia, incontra il giovane Biasin e lo porta a Rovigo.E' il primo a rifiutare i "mestieranti locali" che "imbrattavano le stanze dei vecchi ricchi", vuole un vero pittore, sempre secondo la testimonianza del cronista del tempo Eugenio Piva. Biasin dipinge a tempera sul soffitto il Carro di Apollo e sulle pareti scene con Zeffiro e Flora, Cerere e Trittolemo, Bacco e Arianna e il Ratto di Proserpina. Sono dipinti che si vedono ancora nel palazzo Gobbatti e, anche se gravemente danneggiati, rivelano un pittore sicuro, rivolto al neoclassicismo, probabilmente condizionato dal committente. Il lavoro viene apprezzato e procura a Biasin altre commissioni in altri palazzi. Poi il pittore ottiene anche un posto di insegnante di disegno nelle scuole tecniche.
La città di Rovigo aveva bisogno di un vero artista e Biasin seppe corrispondere alle attese.
Lasciò Venezia e si stabilì a Rovigo, inserendosi bene nella vita cittadina, militando nei movimenti popolari e diventando consigliere comunale e membro della commissione d'ornato.La stima di cui godeva in città doveva essere considerevole se, nel 1901, l'Accademia dei Concordi gli affidò l'incarico di valutare i dipinti antichi della collezione donata dal commendatore Albano Gobbetti.
Nella città adottiva ospitale rimase fino alla morte, avvenuta nel 1912.
In numerose case ha lasciato dipinti apprezzabili, ancora conservati, che rientrano nel gran mare della pittura accademica ottocentesca.
Con il recupero della spettacolare Veduta di Venezia la figura di Biasin acquista una nuova statura, dimostrandosi un pittore con uno spiccato senso dei valori atmosferici, capace di rendere con perizia la particolare, magica atmosfera veneziana.
Mirabile è la sua capacità di costruire lo spazio, di aderire alla particolarissima dimensione con mano sicura e naturalezza di cromatismo, senza mai una caduta nella lunga impresa.
II dipinto è firmato sulla poppa di un veliero e sulla vela di una barca.
La datazione va desunta considerando il tricolore con lo stemma sabaudo su un piroscafo e i giardini di Sant'Elena, senza i padiglioni della Biennale Internazionale d'Arte.