L'Addizione erculea

Scritto da  Fabio Medini

Veduta di Corso Ercole I d'EsteFra nuove filosofie, strategie e antico impianto urbano, nacque il primo piano urbanistico rinascimentale.

Alcuni anni fa, girai il documentario "Ferrara prima città moderna": attraverso riprese dal vero e da stampe, il filmato illustrava le caratteristiche fondamentali dell'addizione Erculea. Per realizzarlo, dovetti risolvere diversi problemi preliminari, attraverso una lunga e complessa ricerca. Per il quadro storico critico mi avvalsi delle numerose opere esistenti, prima fra tutte la monografia dedicata da Zevi al Rossetti. Per rendere visivamente la struttura urbana della città ricorsi ai grafici e ai disegni animati del professor Milani. Ma fu proprio nel definire tale struttura che incontrai le maggiori difficoltà.

 

Sulla consistenza strutturale dei borghi esterni alla città medievale preesistenti all'Addizione, infatti, le notizie erano vaghe e imprecise; dati urbanistici e topografici si potevano trarre dalle piante anteriori al 1492, data di inizio dell'Addizione.

Dalla Carta itineraria della città, del XIV secolo, conservata alla Biblioteca vaticana, e dalla carta di Bartolino da Novara, del 1385, si ricavano dati quasi esclusivamente riferibili alla città medievale, tutta recinta di mura e circondata dalle acque del Po. A sud era lambita da un ramo del Po Grande; gli altri lati erano circondati da un ampio fossato.

Nella prima pianta dopo l'Addizione, del Prisciani. è descritto solo il borgo della Pioppa, oltre la fossa, a est della città. Notizie sui borghi sviluppatisi a nord della città, lungo le principali vie di collegamento con le località vicine, vengono solo da fonti storiche.

 

Veduta aerea della città, che ne evidenzia i connotati topografici.Dal Cronicon Estense sappiamo che la città quattrocentesca era divisa da quattro quartieri, ognuno dei quali aveva dei borghi aggregati. I confini dei borghi erano definiti, con un decreto del 1438 dei Savi del Comune, mediante le strade che li delimitavano. La Storia di Ferrara del Frizzi, 1796, ci informa che da porta San Biagio, a nord ovest, usciva una strada che, a sinistra, portava a Mizzana, dando origine al Borgo Superiore; proseguendo a nord andava a Santa Maria del Pino e a Pontelagoscuro.

 

Da via Borgoleoni partivano tre strade. Una piegava a sinistra e a Santa Maria del Pino si collegava con quella appena detta che conduceva a San Barnaba a a Pontelagoscuro, delimitando il Borgo di San Biagio.
La seconda, detta Spazzarusco, attraverso via Piopponi portava a Santa Maria degli Angeli e alle delizie ducali di Belfiore e del Barchetto. La terza, proseguendo lungo via Borgoleoni, andava a San Leonardo e, piegando a destra, portava a Santa Lucia Vecchia e a Francolino.

Il Borgo di San Guglielmo andava dal Borgo del Leone alla Pioppa. Una "viazola" partendo da Santa Lucia Vecchia si univa a San Barnaba alla strada verso Pontelagoscuro. A mio parere doveva poi proseguire a est, per collegarsi all'attuale strada che porta a Copparo, prima di essere deviata per la costruzione della Porta a Mare lungo le mura dell'Addizione. All'estremo nord, fuori dai borghi, si trovava la vasta zona incolta del Barco, riserva di caccia del duca Ercole I.

Da altre storie della città, nonché dai diari ferraresi pubblicati dal Muratori e da quello del Caleffini contemporanei all'Addizione, si deducono numerosi altri dati, ma tutti piuttosto vaghi per quanto riguarda la definizione urbana, dal punto di vista grafico, della zona fuori delle mura a nord.



Veduta aerea della città, che ne evidenzia i connotati topografici.Elementi determinanti, invece, si ricavano dall'archivio dello studioso ferrarese Antonio Pasi che raccoglie atti notarili di compravendita di case. Questi rogiti hanno permesso, in alcuni casi di identificare e collocare abitazioni preesistenti al 1492, e quindi anche le strade e i viottoli che a esse conducevano. L'esame di tutti questi dati e il confronto continuo fra questi e quelli desunti dalle varie piante esistenti nella Biblioteca comunale, fino a quella napoleonica del catasto e all'attuale, hanno consentito una definizione più precisa della struttura dei borghi e delle strade extra muros.

La pianta che si è assunta come base è quella del Borgatti, del 1895, che meglio delle altre si prestava per l'utilizzazione attraverso i disegni animati. Dopo averla ritoccata e corretta attraverso il confronto con altre piante, soprattutto quella del 1498 del Prisciani per la città medievale, si è giunti a definire una mappa il più possibile precisa e dettagliata della città nel 1482. Il risultato è stato inedito e originale. In un primo momento si è preferito fissare a questa data il grafico della pianta, perché nel 1483, a difesa della città, in occasione della guerra contro i veneziani, fu costruito un ampio fossato semicircolare che, in seguito conservato in parte come strada, mutò l'originaria composizione urbana della zona extra muros nei pressi del Castello.

Nel progettare il suo piano Biagio Rossetti seguì sia le idee del duca Ercole I, sia i nuovi principi del rinascimento; la realizzazione dell'Addizione avvenne nella fase estrema del passaggio dal medioevo al rinascimento.

Gli scopi immediati che il duca si era prefissato erano non solo la difesa della città e delle sue proprietà a nord, più esposte alle incursioni dei veneziani, ma, nella prospettiva di un'espansione della città, un'affermazione di potenza nei riguardi delle altre città italiane.

Veduta aerea della città,che ne evidenzia i connotati topografici.Il Rossetti concepisce il piano secondo queste direttive. Trascura, infatti, completamente l'ampio e popolatissimo borgo della Pioppa, a est della città medievale, e include, invece, nell'Addizione le zone ortive e le delizie del Barchetto e di Belfiore. Tiene anche conto dell'esistenza dei borghi, riuscendo a fondere la concezione rinascimentale e quella medievale in un'unica realtà, mediante una continuità storica e culturale realizzata senza forzature. In particolare ideò un tracciato fondamentale a carattere rinascimentale che collegasse principescamente le due delizie ducali (la via degli Angeli, ora corso Ercole d'Este, che va dal giardino del padiglione, attiguo al Castello, alla delizia di Belfiore) incrociandosi con una via che collegasse le due uscite principali, la Porta a Po e la Porta a Mare (secondo lo schema romano del Cardo e del Decumano).

All'incrocio pose i palazzi del Primo Quadrivio, nel quale spicca il Palazzo dei Diamanti, centro ideale dell'Addizione. Ideò spazi urbanistici - piazza Nuova (ora Ariostea) e tre chiese (San Benedetto, San Giovanni Battista, Santa Maria della Consolazione) - che facessero da contrappeso a quelli della città vecchia (il duomo con la piazza e il centro) e nelle strade attuò il criterio dell'elemento verde (parchi e giardini) in funzione urbanistica e architettonica.

Il suo genio consiste soprattutto in questo: nell'estremo equilibrio con cui affronta e risolve per primo un piano urbanistico secondo i concetti del rinascimento, dandoci non uno schema ideale, ma una città viva e organica che afferma i nuovi principi. Nasce così l'Addizione Erculea, gemma conclusa, ma sfaccettata, definita rigorosamente in se stessa, eppure varia e spontanea, nata da una visione unitaria, ma articolata in successivi episodi.

In una felicissima fusione di nuovo e antico, Rossetti costruisce palazzi chiave che concludono la prospettiva di una strada, ma la aprono per un'altra; trasforma gradualmente la maglia continua medievale nella forma del tracciato stradale rinascimentale più ampio e dalle fughe rettilinee, conservando un impianto unitario. A fianco dello schema viario fondamentale, lascia la possibilità di un inserimento di un'edilizia minore a fianco dei palazzi signorili. E, soprattutto, mediante la sua cifra stilistica, Rossetti impedisce ai successori di sottrarsi al fascino dei suoi palazzi, delle sue vie ampie e lineari, dei riposanti spazi verdi, facendo di Ferrara un mirabile esempio di armonia e di equilibrio urbanistico che si è conservato attraverso i secoli e che nemmeno i moderni interventi a carattere speculativo sono riusciti a snaturare.