Protagonista di una stagione di cambiamento

Scritto da  Giantomaso Giordani

Silvio Carletti.Con Silvio Carletti, presidente della Fondazione, scompare un punto di riferimento della vita economica e politica della città.

Il terribile male, diagnosticato soltanto pochi mesi prima, l'ha avuta vinta su Silvio Carletti il 15 febbraio 2000. Aveva da poco accettato di assecondare "i suoi molestatori" e di piegarsi alle terapie mediche nonostante l'irriducibile convinzione della loro vanità, quando la realtà gli ha dato purtroppo ragione. Lacerata la pagina per le nuove vicende, il libro della memoria si riempie di ricordi: Silvio l'amministratore pubblico, l'avvocato, il banchiere e il presidente del più importante ente "NO profit" della provincia ferrarese, ma soprattutto e sempre il politico. Passione autentica, vissuta negli ideali del socialismo.

Ricoprì incarichi di rilievo nel Partito Socialista provinciale e regionale.

 

Tutti, anche i suoi avversari, gli riconoscevano le qualità del "tessitore": quella preziosa attitudine di far sentire ciascuno partecipe di un processo decisionale nel quale, qualunque fosse l'esito, non era di contrasto sebbene di consenso. Sapeva stemperare anche il confronto più radicale con il suo sorriso, senza tacere o ridurre il peso della diversità delle posizioni.

Questo suo modo di sentire si rifletteva nell'esercizio della professione forense, ispirata al primario obiettivo della composizione rapida della lite. Poco o punto disposto ad entusiasmarsi alle costruzioni di mera procedura che avessero potuto ritardare quel risultato.

L'assunzione dell'ufficio di vicesindaco di Ferrara fu, forse, l'esperienza più importante tra le diverse fatte da Silvio Carletti nell'amministrazione della cosa pubblica. Non solo per la rilevanza della carica, quanto perché in quel periodo - era l'anno 1983 - fu avviato il processo di confronto e di dialogo tra i centri di responsabilità e di potere della città. Un gruppo di amministratori, conscio che le adesioni ideologiche o di partito non dovevano più essere motivo di contrapposizione tale da far pagare un prezzo alto ed ingiusto alla comunità, operò con entusiasmo per "normalizzare" la città, rendendo evidenti le sue potenzialità e, soprattutto, il suo valore di centro d'arte e di cultura, con giusto titolo ad entrare nella lista dei beni-patrimonio dell'Umanità.


Silvio Carletti con Raffaello Collevati e Romano Guzzinati.Nell'altro prestigioso incarico di presidente della più importante banca ferrarese, Silvio Carletti fu protagonista di un'altra stagione di cambiamento: la divisione dell'Ente Cassa di Risparmio di Ferrara nei due soggetti, la Fondazione e la Società per azioni, e l'incorporazione, da parte di quest'ultima, della Banca di Credito Agrario. Scelse, nella divisione dei vertici dei due istituti, la Fondazione, perché più congeniale ai suoi interessi culturali. In entrambi gli incarichi dimostrò, con il suo tratto di gentiluomo, di sapere affrontare le più delicate e complesse questioni con garbo, attenzione e rispetto delle diverse opinioni; modi questi tanto più evidenti quanto quelle opinioni contrastavano con le sue.

 

Considerare queste doti, affinate nel continuo e non sempre facile autocontrollo, quali segni di una personalità semplice ed umile - come da taluno è stato fatto nel corale ricordo affettuoso - è forse fare torto a Silvio Carletti. La disponibilità all'ascolto e perfino il rigore di talune sue scelte nella quotidianità - dell'intransigente vegetariano; dell'animalista al punto di minacciare di pesanti azioni giudiziarie chiunque avesse tentato di sopprimere una parte dei colombi stabilitisi nelle volte della Cattedrale e degli altri palazzi storici; del vacanziero che aborriva i "percorsi intelligenti" dei più, per rimanere nella sua amata Vigarano, avendo come unici impegni le partite di trionfo, concluse immancabilmente a notte fonda in mimati litigi politici - non riuscivano a nascondere una personalità complessa e consapevole dei propri mezzi, rivelata dalla silenziosa capacità di comprendere le ragioni degli altrui comportamenti.

Quanti hanno avuto il privilegio di vivere con lui un'amicizia profonda, oggi constatano il grande vuoto che la sua morte ha prodotto e misurano il sentimento d'affettuosa gratitudine e di stima alla sua esistenza, che prosegue nel loro pensiero.