Così, nel centenario della nascita, Aldo Ferraresi, uno dei sommi maestri dell'arte italiana del violino nel Ventesimo secolo, probabilmente il maggiore solista, verrà celebrato attraverso diverse iniziative: una mostra, che si terrà a Ferrara, dal 14 al 20 maggio 2002, e raccoglierà fotografie, ricordi, incisioni di concerti e sonate; un convegno presso la Sala della Camera di Commercio, il 20 maggio 2002, per approfondire la sua figura umana e artistica sullo sfondo del proprio tempo; un concerto conclusivo al Teatro Comunale di Ferrara, il 20 maggio, con il violinista Misha Keylin e il pianista Vladimir Krpàn.
Infine, è in programma la riedizione di una famosa registrazione di Ferraresi, il Concerto in re maggiore di Niccolò Paganini.
Aldo Ferraresi nasce a Ferrara il 14 maggio 1902, in via Vittoria 21, nel centro storico della città. Il padre Augusto, maresciallo di artiglieria e appassionato mandolinista, e la madre Marcella Jesi, avvedendosi delle doti musicali del bambino, a cinque anni lo avviano allo studio del violino all'Istituto Musicale Frescobaldi di Ferrara, con i valenti maestri Federico Barera e Umberto Supino.
A dodici anni, vinto il concorso per un posto gratuito, entra al Conservatorio di Parma sotto la guida di Mario Corti, che poi lo porterà con sé a Roma, all'Accademia di Santa Cecilia, ove a quindici anni Aldo Ferraresi si diploma in violino a pieni voti.
Comincia la sua carriera concertistica al Liceo Musicale di Bologna, al Teatro Comunale e al Teatro Verdi di Ferrara: carriera di enfant prodige, condotta con spirito audace e informale, caratteristica di tutta la sua vita. A Ferrara, giovanissimo, si esibisce al cinema Apollo, nelle orchestre di cinema muto, nei caffè concerto a Viareggio e a Firenze (Orchestra Ferraresi-Cortopassi), quasi una vita parallela a quella del grandissimo Vasa Prihoda (anche lui "scoperto" da Toscanini al caffè Grand'Italia, in Galleria, a Milano).
Sono capaci di fare vera poesia solo i poeti che hanno molto sofferto. Ed è Vasa Prihoda, oltre a Jan Kubelik, a suggerirgli di recarsi a Bruxelles alla scuola del celebre violinista Eugène Ysaye, il quale lo considererà il migliore fra i suoi allievi (e di allievi famosi ne aveva avuti: Enescu, Kreisler, Milstein, Thibaud...). Dell'insegnamento di Ysaye fa tesoro e, spesso, nei suoi concerti propone musiche del grande maestro (e.g. Poema elegiaco, Divertimento, Chant d'hiver).
La sua carriera concertistica di solista è brillante sin dagli esordi. Già le prime recensioni evidenziano che "Aldo Ferraresi è tale, per la tecnica, da regalare qualche punto a dei concertisti che da se stessi e dai critici sono ritenuti dei virtuosi di classe" (Gaianus in L'Avvenire d'Italia, 1918); "egli, benché quindicenne, è già un violinista perfetto, ottimo conoscitore della tecnica del suo strumento e possiede, inoltre, un temperamento musicale sensibilissimo che gli permette di interpretare IN modo ineccepibile anche i più difficili maestri" (Bastianelli in Il Resto del Carlino, 1918).
Tecnica audace, audacia di sentimento, attaccamento alla famiglia, sono le stelle polari di Aldo Ferraresi.
Il nazifascismo e la guerra pesano sui Ferraresi anche per il fatto che la madre è di origine ebraica. Poi la tempesta passa.
Si esibisce al Teatro alla Scala di Milano, alla Royal Festival Hall di Londra, e poi in Spagna, Germania, Svizzera, Russia, Portogallo, Iugoslavia, Stati Uniti, dove viene invitato a celebrare l'anniversario della fondazione della Philadelphia Orchestra; ovunque è con i direttori più celebri, Scherchen, Knappertsbusch, Munch, Barbirolli, Rodzinski, Celibidache, Klecky, Kurz, Martinon, Cluytens, Poulet, Erede, Rossi, Zecchi, Sonzogno e molti altri.
Nel secondo dopoguerra, il 14 giugno 1948, Ferraresi ritorna sul podio alla grande, eseguendo alla Scala di Milano, sotto la direzione di André Cluytens, il difficilissimo Concerto per violino e orchestra di Mario Guarino, che sotto le sue dita d'acciaio si svolge come trama di seta.
Memorabili per lui due concerti: il primo a Genova, per la celebrazione nel 1950 del quinto centenario della nascita di Cristoforo Colombo, ove esegue sul Guarnieri "Cannone" il Concerto in re maggiore del grande genovese; e, nel 1965, il concerto in Vaticano, nella Sala delle benedizioni, alla presenza di Sua Santità Papa Paolo VI (a cui, anni prima, aveva dato lezioni di violino) e della curia papale, per cui suona le Melodie solenni op.77 di Jean Sibelius.
Non meno importante, il concerto del 1950, a San Remo, alla presenza del principe Filippo di Edimburgo, quando deve bissare il Concerto in re maggiore di Paganini: Paganini non ripete, Ferraresi sì. Nel 1963, esegue il Concerto per violino e orchestra di Aram Kaciaturian, trasmesso dalla Rai, sotto la direzione del compositore stesso.
Ma Ferraresi non ha mai trascurato l'attività cameristica che, anzi, teneva in grande considerazione: primo violino del Quartetto di San Remo e della Orchestra Sinfonica di San Remo, poi primo violino solista al Teatro San Carlo di Napoli. Tra i pianisti che l'hanno accompagnato ricorderemo Antonio Beltrami, Riccardo Castagnone, Ernesto Galdieri e il figlio, Augusto Ferraresi.
Alla morte di Efrem Zimbalist, il Curtis Institute di Filadelfia lo chiama per dirigere il dipartimento di violino, ma Aldo Ferraresi preferisce restare in Italia, con la famiglia: "Où peut-ON être mieux qu'au sein de sa famille?", direbbero il compositore André Gretry e anche Vieuxtemps (leitmotiv dell'Adagio del suo Concerto n.5).
Un contrammiraglio viene inviato dal panfilo reale Britannia ancorato a San Remo a portargli l'invito a salire a bordo, dopo il suo trionfale concerto. Ringrazia, ma declina l'invito: "Sono troppo stanco". E poi se ne va IN un carugio sanremese, da Antonino, a gustarsi un bel gelato.
La semplicità è il suo stile di vita e non ha mai rinunziato, anche nella celebrità, alle amicizie antiche e vere, come quella con il liutaio Fontana di Altedo (il famoso "Strauss") che aveva fatto conoscere a Celibidache (il quale riserverà loro sempre un posto speciale nei suoi concerti IN Italia).
Muore il 29 giugno del 1978 per un male improvviso e incurabile, in quella San Remo che lo aveva visto protagonista di successo; vi si era fatto trasferire negli ultimi tempi dalla residenza di Napoli, per poter riposare a Ospedaletti, dove per tanti anni aveva vissuto nella bella villa sul circuito, accanto alla mamma, Marcella Jesi e a un fratello ivi sepolti.
La sua città gli ha dedicato una strada, forse periferica, ma che conduce chi arrivi a Ferrara proprio nella zona dei musicisti: Beethoven, Wagner, Mozart, Bela Bartok, Respighi, Zandonai, Vittore Veneziani, Toscanini, Albinoni, Rossini, Monteverdi, Ponchielli, Puccini, Donizzetti e, sopra tutti, il "suo" amato Paganini.
Ha suonato su molti preziosi violini, per esempio lo Stradivari "King George" e il Guarnieri "Cannone" di Paganini, ma i suoi strumenti prediletti erano un Camillo Camilli e un Alessandro Gagliano, spesso utilizzati nelle sue incisioni, per lo più rigorosamente dal vivo. Quando dalla RCA gli fu proposto di incidere i Capricci di Paganini, disse che accettava, purché avessero lasciato registrati anche gli errori...
Oltre ai concerti di Paganini, suoi cavalli di battaglia, non vanno dimenticate le esecuzioni dei concerti di Ciaicovski, Elgar, Walton, ai quali sapeva dare uno smalto di calore e luminosità tutto italiano. IN Inghilterra lo avevano soprannominato "il Gigli del violino".
Il mondo dei veri musicisti ha accolto con gioia l'iniziativa della rievocazione del maggio prossimo.
Franco Gulli, uno dei violinisti italiani di spicco della seconda metà del Novecento, ci ha scritto: "Mi congratulo per il progettato memorial di Aldo Ferraresi. È stato, indubbiamente, uno dei maggiori violinisti del nostro tempo e ricordo di averlo accompagnato - come spalla dei Pomeriggi musicali di Milano - nel concerto n.2 di Prokofieff, con una spettacolosa "chiusa" nel finale. E IN quei tempi tale concerto non era ancora entrato completamente nel repertorio!"
Il compositore ferrarese Luciano Chailly ricorda: "Sono molto lieto che a Ferrara siano IN preparazione un convegno, un volume, un concerto, a ricordo del celebre violinista Aldo Ferraresi. Mi spiace però, al polo opposto del discorso, di non potere intervenire personalmente con un largo atto di intromissione quale Aldo meriterebbe, perché con lui ebbi rapporti troppo brevi. Poi c'era anche l'età molto diversa. Quando, prima della guerra, veniva a Ferrara per qualche concerto da camera (e ci sbalordiva coi "Capricci" di Paganini e altro) aveva sedici anni più di noi, c'era addirittura un salto generazionale.
Però, due ricordi grandi e importanti da affidare a queste rievocazioni, li ho. Circa negli anni Trenta, il maestro Ferraresi passò dalla città estense e andò a trovare il liutaio Gotti. Gotti aveva appena terminato due violini. Ferraresi li provò e con balzi di gioia li dichiarò "strepitosi". Uno lo comprò subito; per il secondo, volle sapere chi c'era di giovani promettenti al Liceo Musicale pareggiato "Frescobaldi". Gli fecero il mio nome. Egli mi convocò, poi convinse mio padre a comperare per me l'altro violino del Gotti che rimase il mio compagno giornaliero per dieci anni, sino al diploma.
Dopo, ci incontrammo al tempo in cui mi ero trasferito a Roma, come capo servizio dei programmi televisivi musicali della Rai e lì gli diedi una delle più grandi soddisfazioni della sua vita, affidandogli in un programma televisivo il Concerto di Beethoven, cosa che sognava da anni. Quando glielo dissi, si mise a piangere come un bambino, mi abbracciava, sparlava per l'emozione. Poi venne a San Remo per assistere alla "prima" di un mio lavoro sinfonico. Ma il male era avanti, lo rodeva. Non ci vedemmo più."
Noi ci auguriamo che Ferrara possa presto dedicare ad Aldo Ferraresi un rinnovato Auditorium del Conservatorio Frescobaldi.