La 'ESSEFFEDICI'

Scritto da  Dario Favretti

Il Quintetto Chigiano.Il mecenatismo illuminato della Società dei Concerti nei ricordi di Geri Bonfiglioli.

"Un gruppo di ferraresi amanti della buona musica si è IN questi ultimi tempi proposto di dar vita ad una società dei concerti. Prima preoccupazione di questo gruppo è stata di poter contare sulla adesione delle associazioni preesistenti [...]. I Ferraresi che desiderano vedere rinascere IN Ferrara una attività musicale regolare, degna delle migliori tradizioni del passato, sono invitati ad inviare le loro adesioni inviando lettere impegnative entro il 15 settembre p.v. [...]". L'anno è il 1946. La guerra è finita da poco, alla guida del gruppo di ferraresi è Renzo Bonfiglioli, intellettuale ferrarese, ebreo e antifascista, appassionato di musica e libri antichi.



A Ferrara il Teatro Comunale, pesantemente danneggiato dall'occupazione nazista, e definitivamente chiuso al pubblico dal 20 giugno 1944 (ricordo di Giovanni Gentile, a cura del Provveditore agli Studi di Ferrara, Borsellino), riapre il 13 maggio 1945 con una commemorazione di opposto segno, quella dei martiri della "lunga notte del '43"; la vita ricomincia: nel mese di giugno sarà la volta della tradizionale rivista satirica ferrarese "Il Lodovico"; dal primo al cinque novembre, vanno in scena Tosca e Carmen con un giovanissimo Mario Del Monaco interprete di Cavaradossi.

Segni di vitalità anche maggiori manifesta il Teatro Verdi, sala popolare cittadina per antonomasia rimessa rapidamente a nuovo dopo i danni sofferti per i bombardamenti aerei; dall'undici agosto 1945, è tutto un avvicendarsi di spettacoli di sicuro richiamo: opere liriche come Rigoletto, Bohème e Andrea Chénier, la Compagnia di Operette Durot-Dezan, L'Amico Fritz interamente prodotto da maestranze locali, numerosi spettacoli di rivista dove spicca la Compagnia Rossaldo, con l'esordiente Ugo Tognazzi.

Spettacoli e concerti sono dunque affidati all'impresa privata, organizzati in uno spazio capiente con proposte di sicuro ritorno economico. Ma può anche capitare che una Compagnia Drammatica, come quella composta da Paola Borboni e Salvo Randone, debba sospendere a fine novembre '45 le recite della pirandelliana Vestire gli ignudi per mancanza di pubblico. Che la municipalità abbia cose ben più urgenti a cui fare fronte è pienamente comprensibile: ed è in questo contesto socio-economico che prende forma "un'organizzazione associativa [...] caso unico in Italia", la Società Ferrarese dei Concerti.

Il salotto di casa Bonfiglioli; in fondo alla stanza si nota il famoso Steinway che veniva utilizzato per i concerti pianistici.Geri Bonfiglioli, figlio di Renzo, così ne ricorda la nascita: "Forse dimentico qualche nome, ma assieme a mio padre alla sua fondazione concorsero il dottor Giuseppe Minerbi, l'avvocato Ireneo Farneti, l'ingegner Cesare Monti e il maestro Benedetto Ghiglia, insegnante di pianoforte al Liceo Musicale Pareggiato "Frescobaldi". Erano gli anni della ricostruzione e della lenta ripresa dell'attività culturale cittadina: a questo gruppo di intellettuali sembrò doveroso farsi carico di un'iniziativa che, date le condizioni, non poteva certo essere assunta dall'Amministrazione Comunale. La direzione artistica era tenuta a quattro mani da Ghiglia, un professionista colto, e da mio padre, un semplice appassionato, anche se di livello non comune. Possedeva una discoteca sterminata a 78 giri con autentiche "perle" musicofile; incisioni-pirata introvabili allora, tra cui un "mitico" Pelléas et Mélisande, una Walkiria diretta da Bruno Walter e il Don Giovanni di Mozart diretto da Busch. Viaggiava molto IN Italia e ALL'estero, seguendo le prime e i concerti più interessanti".

La prima stagione concertistica della "Esseffedici" - acronimo di confidenziale uso per lo stesso Renzo Bonfiglioli - prende il via il 26 ottobre del 1946 con il Quintetto dell'Accademia Chigiana (Brengola, Benvenuti, Leone, Filippini e un giovane Sergio Lorenzi al pianoforte) con i Quintetti di Franck, Boccherini e Schumann.

Uno dei programmi dei concerti della ''Esseffedici'', con autografi di direttori ed esecutori.Da allora, per quasi dieci anni, promuoverà centodiciotto concerti, in gran parte tenuti nell'Auditorium Comunale di piazzetta Sant'Anna; desumerne una seppur arida compilazione significa imbattersi nel Gotha del concertismo internazionale: violinisti come Georg Kulenkampff, Oskar Shumsky e Aldo Ferraresi, voci soliste come Nicola Rossi Lemeni, il violoncellista Gaspar Cassadó, formazioni da camera di prim'ordine come I Musici, il Quartetto Italiano, il Quartetto di Salisburgo, l'Ottetto di Vienna, Il Quartetto Smetana, l'Orchestra da Camera di Stoccarda (direttore Karl Münchinger), pianisti tra cui Julius Katchen, Nikita Magaloff, Friederich Gulda, Clara Haskil, Alfred Cortot e Arturo Benedetti Michelangeli.

Del recital di Michelangeli (7 ottobre '47: la Ciaccona di Bach-Busoni, l'op. 2 n. 3 di Beethoven, le Variazioni op. 35 di Brahms-Paganini e la Polacca brillante preceduta da un Andante Spianato di Chopin), Geri Bonfiglioli ha un ricordo vivissimo: "lo vedo ancora arrivare guidando una Topolino B che l'aveva lasciato in panne a Bondeno, mettendo tutti in ansia."
C'era poi il rito del trasloco del pianoforte Steinway da Casa Bonfiglioli ALL'Auditorium Comunale: "era uno strumento miracolato. Mio padre l'aveva comprato nel '39-'40 e durante la guerra era stato trasportato IN casa di amici, distrutta dai bombardamenti con l'eccezione della camera in cui lo strumento si trovava".

Quando poi il concerto era per duo pianistico (23 ottobre '47 - duo Gorini Lorenzi con un programma di grande modernità, da Clementi a Rachmaninov passando per Debussy Milhaud e Stravinsky ), allo Steinway veniva accoppiato il Bechstein proveniente da Casa Minerbi: "La moglie di Minerbi, Olga Crocco, era pianista, e il suo era l'unico strumento in città che per pregio potesse stare alla pari del nostro".

Uno dei programmi dei concerti della ''Esseffedici'', con autografi di direttori ed esecutori.Le serate musicali della "Esseffedici" avevano tutte un dopo concerto a casa Bonfiglioli o Minerbi: "Succedevano cose particolari" ricorda sempre Geri Bonfiglioli "come il grande violinista tedesco Kulenkampff che dopo cena, quasi a ricambiare l'ospitalità, imbraccia il violino e ripete da cima a fondo il Concerto di Beethoven appena eseguito con l'Orchestra Bolognese da Camera diretta da Francesco Molinari-Pradelli (16 febbraio 1947). O come quando Massimo Amphiteatrof riesce a riprodurre col suono del suo violoncello, davanti ai commensali increduli ed esilarati, i discorsi di Benito Mussolini". Come testimonia Benedetto Ghiglia: "Alla SfdiC i concertisti arrivavano come tecnici scritturati e ripartivano amici di Bonfiglioli e del gruppo più vicino a lui e tutti innamorati di Ferrara. Questo era un fatto sistematico".

Il mecenatismo illuminato di Renzo Bonfiglioli è la cifra della SfdiC: un modo di vedere la vita musicale che appare oggi inconcepibile, se confrontato con un mondo dove tutto è regolato da leggi di mercato e ogni aspetto dell'organizzazione concertistica viene rigidamente contrattualizzato e ricondotto a operatori professionali. Ancora Geri Bonfiglioli: "Come ho letto nei ricordi di Benedetto Ghiglia, mio padre invitò a Ferrara il duo Dallapiccola-Materassi per il secondo recital della Società Ferrarese dei Concerti (mercoledì 30 ottobre 1946): eseguirono una Sonata di Beethoven, poi Luigi Dallapiccola parlò al pubblico della propria attività compositiva; la serata proseguì con Sonate di Hindemith, Debussy e Ravel.

A fine concerto, cena a casa nostra e mio padre, fingendo di fraintendere gli accordi telefonici sul compenso assunti IN precedenza da Ghiglia, corrispose ai due interpreti il doppio del pattuito (50 mila lire dell'epoca anziché 25 mila)." Dallapiccola, uscendo dal portone di via Palestro 70, confidò allo stesso Ghiglia: "Finalmente posso pagare il sarto che mi ha fatto il frac! In quei giorni, Dallapiccola cominciava a lavorare a Il Prigioniero, a quell'opera che oggi è diventata il caposaldo della letteratura musicale italiana contemporanea nel mondo."

Un altro programma di concerto.Ma le memorie di Geri Bonfiglioli si tingono di commozione ricordando un giovanissimo Guido Cantelli - astro nascente della direzione d'orchestra, destinato a tragica e prematura scomparsa in un incidente aereo nel '56 - a capo dell'Orchestra Sinfonica dell'Ente Autonomo del Teatro Comunale di Bologna: "il concerto si tenne eccezionalmente il 22 maggio 1948, a Teatro Comunale. Eccezionalmente, viste le condizioni della Sala Teatrale completamente spogliata dei suoi arredi dall'occupazione nazista. Il concerto terminò con una trionfale Quinta di Beethoven. Di Cantelli ricordo la grandissima umanità e semplicità di tratto: giravamo in bicicletta lui, sua moglie e la mia famiglia con grandissimo divertimento da parte sua. Rimase a Ferrara una settimana intera e andammo più volte a pranzo alla Trattoria Ai Voltini in via Bologna."

Ma i tempi e il clima della SfdiC sono destinati a venir meno nell'arco di qualche anno: i costi artistici levitano rapidamente; le associazioni universitarie si propongono anch'esse all'organizzazione musicale cittadina; alla direzione del "Frescobaldi" una personalità come Riccardo Nielsen prende il posto di Gilfredo Cattolica; anche il gruppo storico della Società Ferrarese dei Concerti perde compattezza: Benedetto Ghiglia lascia Ferrara per il Teatro alla Scala, di cui diventa collaboratore. La musica va sempre più professionalizzandosi e l'utopia di un mecenatismo senza condizionamenti artistici e di mercato risulta di sempre più ardua concezione.

La SfdiC chiuderà la propria attività con un recital del pianista Eduardo del Pueyo, il 22 febbraio 1955, consegnando alla memoria cittadina un'eredità organizzativa che nei decenni successivi sarà degnamente raccolta e messa a frutto dal Teatro Comunale e dalle stagioni concertistiche di Abbado e Ferrara Musica.