Shakespeare nell'arte

Scritto da  Maria Luisa Pacelli

William Hogarth, Falstaff recluta le proprie truppe.L'ispirazione del grande drammaturgo nella pittura del Settecento e dell'Ottocento.

Le ragioni della mostra "Shakespeare nell'arte" affondano le proprie radici in una tradizione antichissima di riflessioni e di studi sul rapporto tra le arti che, da Aristotele in avanti, ha stimolato studiosi e artisti di tutte le epoche. La rassegna in corso al Palazzo dei Diamanti di Ferrara fino al 15 giugno prossimo, organizzata da Ferrara Arte e dalla Dulwich Picture Gallery di Londra, esplora, in particolare, il rapporto tra il genio immortale di Shakespeare e i pittori europei del Sette e Ottocento.

 


Rappresentato in teatro fin dalla fine del Seicento più di qualsiasi altro drammaturgo, Shakespeare ha ispirato gli artisti di ogni generazione e tendenza.
All'inizio, i pittori intendevano perlopiù illustrare singole rappresentazioni, nello spirito della ritrattistica realistica del tempo. Esempio di ciò è il capolavoro, satirico e pungente, che apre la mostra: Falstaff recluta le proprie truppe IN cui il corrotto condottiero passa IN rassegna alcuni concittadini per farne dei soldati. Il quadro, dipinto da William Hogarth nel 1730, raffigura il terzo atto dell'Enrico IV presentato al Drury Lane di Londra nel 1728.


Dalla metà del secolo, venne poi delineandosi uno stile che, influenzato dall'estetica del sublime, era volto a trasporre IN pittura tutta la fantasia, i sentimenti e le passioni che avevano caratterizzato le opere del drammaturgo. Per indagare ciò che ai sensi era oscuro e indefinito, pittori come Johann Heinrich Füssli, George Romney e William Blake rinunciarono sia alla resa naturalistica del soggetto, sia alla levigatezza marmorea delle forme tipica dello stile accademico e iniziarono a dipingere opere frutto di un'accesa immaginazione, prediligendo i passi dell'opera shakespeariana più profondamente connotati dal dato psicologico.

Tra gli esponenti di questa tendenza, lo svizzero Füssli sembra aver trovato nell'abile mediazione tra un attento studio dell'arte classica antica e quella di Michelangelo l'accesso segreto alla più vivida e fantastica raffigurazione dell'immaginario del poeta. Lo testimoniano gli splendidi dipinti presenti nella rassegna che ne traducono in immagini ora la dimensione onirica, come nella ritmica e vibrante La visione della regina Caterina, ora quella terrificante, con la reiterata composizione a bassorilievo de Le tre streghe, ora quella fantastica in Titania abbraccia Bottom che, con una trama pittorica ricca di simboli in cui l'artista lascia sempre aperto lo spiraglio alla rappresentazione degli aspetti più profondi e insondabili dell'animo umano, raffigura uno dei momenti più magici del Sogno di una notte di mezza estate.

Nel corso del Settecento e dell'Ottocento, molti artisti si trovarono inoltre a operare in teatro come scenografi o come attori dilettanti; le produzioni teatrali offrirono lo spunto per un nuovo genere di conversation piece, i ritratti degli attori divennero il "pezzo forte" di molte esposizioni. Il protagonista assoluto di questa stagione fu l'attore, allestitore scenico e adattatore di testi shakespeariani David Garrick, la cui presenza sui palcoscenici londinesi contribuì grandemente a consolidare il culto del poeta in Inghilterra.

Heinrich Füssli, Titania abbraccia Bottom, luogo, istituzione.Garrick fu anche un sostenitore della pittura di soggetto teatrale, attraverso cui, oltre a divulgare il teatro di Shakespeare, mirava a promuovere anche se stesso. In mostra l'attore è protagonista di diversi dipinti: Nathaniel Dance-Holland lo ritrae nella posa eroica del personaggio con cui debuttò, il Riccardo III; Benjamin Wilson nelle vesti di Romeo, in una scena scritta dallo stesso Garrick nel suo riadattamento della tragedia; Johann Joseph Zoffany come Macbeth, al fianco di Hannah Pritchard che interpreta Lady Macbeth, in un passo del II atto della tragedia per cui la coppia era celebre in tutta Londra.

Le differenze di gusto e sensibilità, nonchè la mancanza di traduzioni adeguate per tutto il Sei e Settecento ritardarono la diffusione dell'opera shakespeariana oltremanica. In Francia il successo arrivò all'inizio del secolo successivo con un altro grande attore, François-Joseph Talma, che portò sulle scene un Amleto malinconico e introverso che affascinò i pittori romantici, primo fra tutti Eugène Delacroix, presente nella rassegna con tre splendide tele.

Amleto scorge lo spettro del padre è probabilmente il primo soggetto shakespeariano affrontato da Delacroix e venne dipinto dall'artista al ritorno da un soggiorno a Londra del 1825, dove aveva assistito alla versione integrale della tragedia, traendone ispirazione per l'atmosfera sospesa e silenziosamente vibrante del quadro. Più tardi sono Amleto e Orazio al cimitero e La morte di Ofelia in cui il maestro francese, illustrando uno dei passi più lirici del repertorio shakespeariano, coglie l'attimo in cui la fanciulla, già scivolata nell'acqua, non si è ancora confusa con essa.

In Italia invece, dove Shakespeare venne letto fino agli anni della Restaurazione nelle edulcorate traduzioni francesi e dove le rappresentazioni delle sue opere furono assai sporadiche, i suoi drammi si diffusero soprattutto attraverso i riadattamenti operistici. In tale contesto, l'opera più fortunata, forse anche per la sua ambientazione italiana, fu Romeo e Giulietta, documentata in mostra da un dipinto di Francesco Hayez: L'ultimo addio di Giulietta e Romeo.

Nell'Inghilterra d'epoca vittoriana l'interesse per i soggetti d'ispirazione letteraria godette di una rinnovata popolarità, in particolare, i pittori della Confraternita preraffaellita trovarono nelle opere del drammaturgo una fonte inesauribile di soggetti e in questo genere pittorico produssero alcuni dei più grandi capolavori di tutti i tempi.

Tra questi si annoverano Ferdinando attirato da Ariel di John Everett Millais tratto da La tempesta e Valentino libera Silvia da Proteo di William Holman Hunt, che illustra la scena finale de I due gentiluomini di Verona. Nel dipinto Valentino ha appena salvato Silvia che stava per essere violata dal falso amico Proteo: smascherato il tradimento, Proteo viene sopraffatto dal rimorso, mentre sulla sinistra Giulia, la sua prima amata, assiste smarrita al momento in cui Valentino, oltre a rassicurare Proteo della propria immutata amicizia, si offre di rinunciare a Silvia in suo favore.

Hunt amava rappresentare sentimenti forti e contrastanti e di rado la commistione di differenti emozioni è riuscita come in questo quadro in cui si mescolano passione e tradimento, innocenza e gelosia, amore e vergogna.