Nel 1854, anno di grande carestia, Orfeo decise di andare a cercare lavoro a Bologna; qui, con l'aiuto dell'amico pittore Antonio Benini (a cui il Comune di Bondeno, alcuni anni or sono, ha dedicato un'importante rassegna) trova alloggio e lavoro nella bottega del signor Spada, dove si riparavano strumenti musicali in ottone. In questa bottega, Santini rimase tre anni, ed ebbe soddisfazioni economiche e professionali, maturando nel contempo l'idea di tornare a Bondeno e aprire una piccola officina.
La nuova attività iniziò il primo ottobre del 1857. In poco tempo, arrivò il lavoro, tanto che anche i fratelli minori smisero di andare a scuola per dedicarsi, in qualità di garzoni, alla piccola officina, dove si riparavano articoli di latta, ottone e di ogni altra sorta di metalli. Dalle riparazioni si passò alla fabbricazione vera e propria di lumini in ottone ad olio, che venivano portati per la vendita a Ferrara alle ditte Brondi e Mayr.
E' del 1863, la prima uscita di Orfeo come viaggiatore di commercio: ha con sé cinque lumini; destinazione: Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia e Milano. L'anno successivo i viaggi aumentano verso la Romagna, le Marche e la Toscana. In questo modo, la Ditta Fratelli Santini comincia a farsi conoscere; la produzione cresce in modo significativo e i dipendenti toccano le venti unità.
A Bondeno, in quegli anni, si assiste a un certo fervore sociale e Santini si sente coinvolto. Nel 1865, per iniziativa di tre artigiani si tenta di dar vita a una società operaia di mutuo soccorso. Gaetano Pacchioni, sarto, Gaetano Benini, fabbro ferraio, e, appunto, Santini. I tempi non sono maturi: bisognerà aspettare il 1868 per la costituzione vera e propria della Società di Mutuo Soccorso fra gli Artigiani e gli Operai. Poco tempo dopo, troviamo Orfeo Santini fra i fondatori della Società Progressista e Operaia, di cui diviene anche presidente; compare anche come consigliere comunale.
Nel 1872, anno della grande inondazione del Po, la ditta dei Fratelli Santini aveva trentacinque operai. Dopo l'altra grande inondazione del 1879, Orfeo decide con i fratelli di trasferirsi a Ferrara, dove viene impiantata la nuova fabbrica in un palazzo di via Garibaldi. L'azienda rimane lì fino al 1900, anno in cui, per il crescente sviluppo dell'azienda, i figli di Orfeo costruirono un nuovo stabilimento fuori Porta Po.
Con l'apporto dei figli Silvio, Umberto e Paolo e gli autorevoli consigli di Orfeo, che sebbene da alcuni anni non segua più direttamente la produzione s'interessa sempre all'attività di famiglia, l'azienda del Fratelli Santini cresce. Sul mercato è proprietaria dei marchi Aquilas e Santini, produce articoli d'illuminazione, casalinghi e metallerie di ogni specie, esportati ovunque.
La serietà e la qualità professionale della ditta è testimoniata dalle innumerevoli onorificenze ottenute nel corso di vari decenni: dalla prima, ricevuta a Bondeno nel 1873, alla medaglia d'oro dell'Esposizione di Bologna del 1888, a quella d'oro dell'Esposizione Campionaria Internazionale di Roma del 1899, alla medaglia di bronzo dell'Esposizione Universale di Parigi del 1900, alla medaglia d'oro dell'Esposizione Universale di Bruxelles del 1906, alle successive - sempre d'oro - di Madrid 1907, Venezia 1907, Copenaghen 1908, Genova 1908, Lipsia 1914 e Tripoli 1927.
Dopo l'abbandono del capostipite Orfeo, la Ditta continua a prosperare sotto la direzione dei fratelli Silvio, Umberto e Paolo, trasformandosi in un vero e proprio stabilimento industriale che per la qualità dei prodotti si afferma in Italia e all'estero. I tre fratelli continuano l'opera del padre, dirigendo l'azienda come una vera e propria famiglia: l'identificazione fra famiglia e attività produttiva è così forte da creare legami di solidarietà fra tutti i componenti l'azienda, maestranze comprese.
Questo patrimonio di solidarietà e innovazione imprenditoriale consentì di fabbricare le prime lampade all'acetilene per illuminazione (l'acetilene aveva allora larga applicazione come materiale illuminante non solo per la maggiore intensità luminosa, rispetto al gas comunemente usato per l'illuminazione, ma anche per la facilità di utilizzazione e trasporto in luoghi dove non era possibile usare il gas illuminante).
Silvio Santini, il più anziano dei tre fratelli, nacque a Bondeno, il primo aprile del 1865. Il 12 settembre del 1909, per meriti acquisiti in azienda, fu nominato Cavaliere del Lavoro (l'onorificenza era stata istituita da poco, il 9 maggio 1901, su proposta del primo ministro Giuseppe Zanardelli, per dare un riconoscimento a quegli imprenditori che con la loro attività avessero "acquistato titoli di singolare benemerenza nell'agricoltura, nell'industria e nel commercio").
Con la morte di Silvio, avvenuta il 31 maggio del 1914, e con il ritiro dagli affari di Umberto, il più giovane dei fratelli diventò titolare della ditta di cui nel 1895 aveva assunto la direzione tecnica. Sotto la sua direzione, l'azienda si trasformò in uno stabilimento imponente, arrivando nel 1925 a toccare i cinquecento dipendenti; molti di questi dipendenti diedero poi vita ad autonome aziende di analogo tipo.
Paolo Santini, nato anch'egli a Bondeno, l'11 dicembre 1872, morì a Ferrara il 17 giugno del 1952 e fu nominato Cavaliere del Lavoro il 29 maggio 1919. I fratelli Santini furono i precursori della zona industriale di Ferrara; lo stabilimento fuori Porta Po, che si estendeva su un'area di oltre 8.000 metri quadrati, aveva una forza motrice di 200 HP, generatori di gas e una sezione di fonderia per bronzo e ottone; nel 1917, l'azienda fu insignita di medaglia d'argento al merito industriale con decreto dei Ministero dell'Industria, Commercio e Lavoro.
La ditta fu anche molto attenta ai problemi sindacali e, così come il capostipite si era sentito in dovere di collaborare con la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Bondeno, Silvio Santini aveva iscritto, a sue spese, tutti i dipendenti alla Cassa Nazionale per gli Infortuni; il fratello Paolo si preoccupò di acquistare alcune case per alloggiare nelle vicinanze dello stabilimento diverse famiglie di suoi operai. In memoria della figlia, fondò nel rione San Benedetto l'Opera "Maria Santini", un asilo per ospitare i bambini più bisognosi.
Paolo Santini dedicò tutto se stesso al lavoro e all'aiuto dei suoi dipendenti, garantendo l'assistenza sanitaria gratuita a tutti gli operai e gli impiegati, oltre che con un medico di fabbrica, anche con un medico a domicilio, anticipando, per certi aspetti, quella che diventerà l'assistenza statale; per aiutare gli operai in difficoltà economiche, costituisce un fondo speciale e nel 1928 crea il Dopolavoro Aziendale "Fratelli Santini", uno dei primi in Italia.
Dopo la seconda guerra mondiale, in età avanzata e gravemente malato, riprese con coraggio il lavoro sulle macerie dello stabilimento quasi interamente distrutto da una incursione aerea.
Con la morte dì Paolo, nel 1952, l'azienda passò alla figlia Adele e al genero, professor Carlo Lega, nominato amministratore unico; l'azienda venne rimessa in efficienza in parte utilizzando alcune vecchie strutture, in parte sostituendo impianti e macchinari e ridando impulso alla produzione, integrata con nuovi articoli e adeguata alle nuove esigenze della clientela. Nel 1959, nel festeggiare il centenario di attività, si sottolineò la perfetta armonia che era sempre regnata fra dirigenti e operai: la loro laboriosità fu riconosciuta ufficialmente con l'assegnazione di dieci stele al merito al lavoro e di nove medaglie d'oro per anzianità e fedeltà al lavoro.
L'azienda, dopo aver celebrato nel 1959 i cento anni di attività, chiuse i battenti nel corso degli anni Sessanta.