Mercanti

Scritto da  Aron di Leone Leoni

Lettera di credito di 3000 ducati trasmessa dal mercante portoghese Diego Mendes al Duca Ercole II d'Este, il 2 Aprile 1541.L'immigrazione degli ebrei portoghesi e la trasformazione di Ferrara in città mercantile.

Nel 1534, quando Ercole II salì al trono ducale, Ferrara era la sede di una corte sfarzosa e la capitale di uno stato piccolo ma di grande importanza strategica, al confine fra i territori soggetti alla Chiesa e le regioni infeudate, almeno nominalmente, all'Impero Romano.

Uno dei principali problemi che il giovane duca dovette affrontare era costituito dalla gravosa situazione finanziaria ereditata dal padre. A quei tempi, la città estense non poteva certo essere considerata un importante centro commerciale. I mercanti locali erano impegnati principalmente a provvedere oggetti di lusso per la corte e vettovaglie per la popolazione locale. Lo stato Estense esportava praticamente due soli prodotti: il sale estratto dalle saline di Comacchio e le anguille delle vicine Valli.


Ercole II è passato alla storia come un intrepido condottiero e come un mecenate colto e raffinato. In realtà egli fu anche un accorto statista, un abile amministratore e un imprenditore  perspicace. Gli storici hanno manifestato grande interesse per le vicende della sua corte fastosa e per le simpatie manifestate dalla duchessa Renata verso gli ugonotti e i luterani. 

Stranamente è stata prestata scarsa attenzione a una delle imprese più ardimentose di Ercole II, nella quale il duca investì gran parte delle sue energie, attuando una politica che rischiò di portarlo in rotta di collisione con l'imperatore Carlo V. Mi riferisco al progetto del duca di trasformare Ferrara in una città mercantile e in un centro manifatturiero con l'aiuto dei mercanti ebrei sefarditi.

Ercole II, infatti, architettò e portò a compimento un complesso piano per inserire la sua città in una nuova direttrice commerciale transeuropea che, scavalcando Venezia, avrebbe reinstradato il commercio tra l'Europa Occidentale e il Levante lungo un nuovo percorso che da Londra e da Anversa avrebbe raggiunto Ancona e Ragusa attraverso lo scalo di transito di Ferrara. Ercole II si propose di raggiungere questo scopo avvalendosi dell'opera e delle conoscenze tecniche di mercanti e artigiani ebrei di origine spagnola.

Da attento osservatore dello scenario internazionale, Ercole II aveva seguito con particolare interesse un fenomeno sociale ed economico del tutto nuovo per quei tempi: la formazione di una classe imprenditoriale di origine ebraica nel Portogallo e nelle città del Nord Europa più strettamente collegate alla Penisola Iberica. Infatti, dopo la conversione generale forzata degli ebrei portoghesi, avvenuta nel 1597, i Nuovi Cristiani (come gli ebrei più o meno forzatamente battezzati venivano ora chiamati) non furono più soggetti alle norme restrittive che fino a allora ne avevano limitato i diritti e le attività economiche.

Una volta divenuti nominalmente cristiani, gli ex ebrei furono liberi di accedere alle Università, di dedicarsi a ogni attività professionale e commerciale e di occupare importanti posizioni in seno all'amministrazione di una piccola nazione che, grazie alle sue scoperte marittime, aveva costituito un impero "tridimensionale" articolato in una vastissima rete di "avamposti" commerciali sparsi su tre continenti. Nella prima metà del Cinquecento, il Portogallo godeva del monopolio quasi assoluto dell'oro, delle pietre preziose, delle perle, ma soprattutto delle spezie e in particolare del pepe africano e asiatico, che allora erano prodotti rari e pregiati.

Un foglietto con le istruzioni sommarie per il viaggio da Anversa a Ferrara, sequestrato nel 1544 dalla polizia imperiale ad alcuni immigranti portoghesi.Fin dall'inizio del secolo, i re del Portogallo avevano costituito ad Anversa una rappresentanza commerciale (detta Feitoria) a cui fu affidato il compito di vendere l'intera produzione delle spezie e degli articoli coloniali dell'Impero Portoghese. Intorno al 1520, si costituì ad Anversa un Consorzio di mercanti portoghesi (per lo più di origine ebraica) e italiani che acquistavano in blocco l'intero raccolto delle spezie, trasportato in Europa dalla Flotta Reale. Questi mercanti garantivano al re del Portogallo l'acquisto e il rapido pagamento di tutte le sue merci che poi, da Anversa, venivano rivendute e distribuite in tutti i paesi europei.

I mercanti portoghesi di origine ebraica non si limitarono a trattare i prodotti coloniali, ma si dedicarono anche al commercio dei panni di lana extrafini di Fiandra e delle famose carisee inglesi e delle armentine francesi dai colori attraenti e vivaci. Questi tessuti pregiati venivano esportati verso il Levante, ed erano scambiati con le pelli, e i cuoi dei Balcani con i famosi zambellotti e con altri prodotti dei territori ottomani.

Questo complesso di scambi fu inizialmente accentrato sulla piazza di Venezia, ma all'inizio degli anni Trenta la città di Ancona sviluppò un fiorente emporio frequentato dai mercanti levantini: per lo più ebrei di origine iberica che si erano rifugiati nelle terre dell'Impero Ottomano. Alcuni ebrei di Ferrara, per lo più spagnoli, furono attivi sulla piazza di Ancona e parteciparono alla costituzione e allo sviluppo di questa rete di scambi transeuropei e transadriatici.
Fin dal momento della sua ascesa al potere, Ercole II si rese conto dell'importanza economica di queste iniziative e si premurò di confermare nei termini più generosi il salvacondotto e i privilegi commerciali che suo nonno, Ercole I, aveva concesso fin dal 1492 ai primi ebrei spagnoli rifugiatisi a Ferrara.

In diverse occasioni il giovane duca manifestò il desiderio di rafforzare e accrescere la piccola colonia sefardita che si era dimostrata così attiva non solo nel commercio internazionale, ma anche in  più modeste, ma ugualmente apprezzate attività artigianali e manifatturiere.

Nel 1538, Ercole II inviò ad Anversa e a Londra un suo ambasciatore col compito di invitare i mercanti portoghesi a stabilirsi a Ferrara. Il duca garantì ai nuovi venuti la più ampia libertà religiosa e diede loro il permesso di tornare apertamente alla religione ebraica, al riparo da qualsiasi persecuzione. L'invito del duca suscitò l'entusiasmo dei Nuovi Cristiani portoghesi ed ebbe l'effetto di incrementare l'emigrazione clandestina dalla Penisola Iberica verso Anversa e di qui verso Ferrara. La politica di Ercole II provocò il risentimento dell'imperatore Carlo V che, nel suo ruolo di "paladino della Fede" e difensore della religione cattolica, vedeva assai di malocchio le concessioni fatte da Ercole II ai portoghesi di Ferrara.

Carlo V giunse al punto di creare speciali squadre di polizia incaricate di intercettare gli immigranti portoghesi in viaggio verso Ferrara e di sequestrare le loro merci. Nel 1541, gli agenti imperiali bloccarono il passo del Brennero e imposero un vero e proprio boicottaggio economico del porto fluviale di Ferrara per arrestare questo flusso di persone e di merci. Il duca si oppose fieramente a queste attività "piratesche" della polizia imperiale e affidò a un inviato speciale il compito di inoltrare le sue proteste alla Corte di Ratisbona.

Grazie alla protezione di Ercole II, gran parte dei portoghesi di Anversa e di Londra accolsero l'invito del duca Ercole II e si trasferirono a Ferrara dove stabilirono una propria nazione. Essi svolsero un ruolo fondamentale nell'economia della nostra città perché - in un periodo in cui Venezia era in guerra con i turchi - riuscirono a reinstradare gran parte del commercio tra il Nord Europa e il Levante nella nuova direttrice Anversa-Ferrara-Ancona-Ragusa.

Una veduta di Ferrara nel XVI secolo.Ferrara divenne così uno scalo di transito privilegiato dove i tessuti ultrafini dell'Europa Occidentale e i drappi italiani di seta e di lana erano scambiati con le pelli, i corami, i tessuti e le materie prime balcaniche e più tardi con le spezie che ricominciarono ad affluire a Ferrara da Oriente (e non più da Occidente) attraverso le antiche strade cammelliere che dall'India giungevano ad Aleppo e ad Alessandria.

I nuovi immigrati portoghesi costituirono varie compagnie commerciali in società col duca. In particolare, essi costruirono sulla riva del Po, nel recinto del Castello Nuovo di Ferrara, uno stabilimento per la produzione della panina di lana secondo i moderni criteri industriali adottati dalle manifatture inglesi e fiamminghe. Così i tessuti scarlatti e negri della nostra città trovarono un posto importante nella gamma dei prodotti occidentali destinati ai mercati del Levante. Intorno al 1555, lo stabilimento di Ferrara impiegava direttamente più di settecento persone e dava lavoro ad altrettanti artigiani che effettuavano diverse operazioni tecniche dislocate nelle loro dimore.

I mercanti ebrei riuscirono a convogliare verso Ferrara una parte della produzione (allora assai limitata) dello zucchero delle Isole Atlantiche portoghesi. Per alcuni decenni, Ferrara, ormai trasformata dal duca in una città mercantile, fu il principale, se non l'unico centro italiano di approvvigionamento e di redistribuzione dei prodotti zuccherini.
Queste vicende verranno più ampiamente trattate in un volume sulla nazione ebraica spagnola e portoghese di Ferrara che sarà pubblicato sotto gli auspici della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ferrara.