Ritratto di pontefice

Scritto da  Elisabetta Lopresti
Monumento restaurato di papa Paolo V.Il restauro del monumento di Paolo V per la Fortezza di Ferrara

 

Lo scorso anno, nel mese di aprile, presso l'area verde delimitata dai baluardi di San Paolo e Santa Maria, è stato presentato al pubblico il monumento restaurato di papa Paolo V.
L'evento è stato accompagnato dall'allestimento di una mostra documentaria, dedicata alle varie fasi del restauro, allestita nella casa di Ludovico Ariosto.

L'esposizione, curata dai Musei Civici di Arte Antica, raccoglie interessanti mappe storiche, manoscritti, testi antichi, preziose testimonianze grafiche, pittoriche e numismatiche che inquadrano con l'ausilio di un consistente apparato documentario, il periodo storico relativo alla vicenda della "Fortezza", contestualizzando in particolare il monumento di Paolo V.

 

La storia della grande scultura è indissolubilmente legata a quella della Fortezza, voluta da papa Clemente VIII, quando, dopo la devoluzione del ducato estense, il governo pontificio decise di fortificare ulteriormente la città e per edificare la cittadella pentagonale venne abbattuta un'ampia zona intensamente urbanizzata comprendente diverse chiese e sontuosi palazzi; ma fu nel corso del pontificato di Paolo V che la Fortezza prese definitivamente corpo.

Camillo Borghese, salito al soglio pontificio nel 1605 con il nome di Paolo V, si dimostrò un abile avvocato concistoriale, difendendo tenacemente gli interessi della Chiesa, e nel contempo un illuminato mecenate, protettore di grandi artisti e promotore di monumentali progetti artistici.  L'opera certamente più in sintonia con la politica del Borghese, è la Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore a Roma, dove accanto al suo monumento funebre, troviamo nel registro inferiore l'episodio in cui Paolo V ordina la "Fortificazione di Ferrara". Oltre alla statua presente nella Cappella Paolina, sempre presso Santa Maria Maggiore esiste un altro ritratto del pontefice, modellato da Nicola Cordier molto simile al monumento realizzato sempre dallo stesso autore per la città di Rimini.

L'esemplare ferrarese posto nel 1618 al centro della Fortezza, attribuito dagli storici sin dalla metà del Seicento allo scultore Giovanni Lucca Genovese, che si è avvalso probabilmente anche della collaborazione di Serafino Colli, rispetto ai precedenti del Cordier, conserva in linea generale la medesima impostazione, sia nell'impianto strutturale che nei tratti fisici e negli attributi che caratterizzano l'emblema Borghese, mentre si differenzia nel movimento della figura.

 

Il nostro Paolo V non è comodamente assiso sulla seggiola, ma è pervaso da un pacato moto che partendo dalla gamba destra lo protrae in avanti, quasi volesse alzarsi, sottolineando così lo slancio del gesto benedicente. L'impianto plastico degli altri due monumenti presentano una figura più statica che contrasta con le forme vibranti delle aquile e draghi, simboli araldici del pontefice che esaltano attraverso il cesello delle forme il rinnovamento dei volumi assoggettati al movimento.

Sempre in occasione della presentazione del restauro, i Musei Civici d'Arte Antica hanno realizzato in collaborazione con Ferrariae Decus e con il Servizio Beni Monumentali, anche una pubblicazione, sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio, in cui oltre all'approfondimento storico viene presentato il percorso di restauro, testimoniando con i diversi contributi la complessità dello sforzo operativo e scientifico legato alla storia di questo recupero.

La "storia infinita" come ha definito il presidente della Fondazione Carife, il lungo percorso per la ricollocazione della statua di Paolo V, a oltre cinquantanni dall'ultimo episodio bellico che aveva ancora una volta causato l'atterramento del monumento, dal marzo 2003 può quindi considerarsi chiusa. Questa pluriennale "impresa", più volte rinviata sin dalla fine dell'Ottocento per i gravosi problemi logistici ed economici è stata resa possibile grazie al caparbio impegno di forze diverse che sin dalla metà degli anni Ottanta, in pieno fermento progettuale per il recupero della cinta muraria estense, avevano riportato l'attenzione sulla Fortezza pontificia e sull'artefice di quell'imponente progetto di architettura militare. Gran parte però delle forze culturali e delle risorse finanziarie si concentrarono soprattutto sul grande cantiere delle Mura, lasciando temporaneamente in secondo piano l'opera che più di ogni altra rappresentava quel periodo di dominazione che i ferraresi ricordavano come uno dei più oscuri.

Quando nell'aprile del 1998 la Circoscrizione Giardino - Arianuova - Doro, attenta alle sollecitazioni delle associazioni Ferrariae Decus ed Italia Nostra, si proponeva quale referente per riprendere le fila di quel progetto di recupero da tempo accantonato, era chiaro che i tempi per portare a termine l'anello mancante del Progetto Mura erano maturi; tuttavia devo ammettere che l'entusiasmo in un primo momento è stato in qualche misura minato dalla visione degli innumerevoli problemi operativi che potevano essere affrontati preventivamente solo in parte, lasciando un ampio margine agli imprevisti, risolvibili - come in realtà si è verificato- sono in corso d'opera.

 

La voglia di non procastinare oltre l'impegno, comunque, aveva accelerato l'istituzione di una Commissione di lavoro, composta dalla Circoscrizione, dai Musei Civici d'Arte Antica, dai Servizi Beni Monumentali e Urbanistica del Comune di Ferrara ed ovviamente dalle due associazioni promotrici dell'iniziativa.

Il primo impegno organizzativo era stato demandato ai Musei d'Arte Antica e ciò significava prevedere una scaletta dei lavori, rilevare tutti i pezzi componenti in origine l'opera e acquisire i preventivi per le diverse fasi di restauro e di movimentazione delle parti del monumento e infine elaborare un progetto di restauro specialistico in accordo con le Soprintendenze ai Beni Storici Artistici e ai Beni Architettonici.

Dopo questa prima fase progettuale, sono emerse le prime difficoltà oggettive in quanto alcune ditte invitate alla gara di restauro, valutata la complessità dell'intervento, declinarono l'offerta e solo nella primavera del 2000, fu possibile affidare i lavori.

Terminato l'intervento di restauro specialistico, si doveva dar corso alla parte più costosa relativa alla ricollocazione.

Sono stati necessari purtroppo quasi due anni per riuscire a reperire nuovi finanziamenti e soprattutto per merito del costante impegno della "Ferrariae Decus", la Fondazione Cassa di Risparmio, è stata fortemente sensibilizzata sulla problematica e grazie a un primo contributo finanziato nel marzo 2002 e un secondo nel giugno successivo, si è potuto finalmente aprire il cantiere per la ricostruzione del basamento indispensabile alla collocazione definitiva della statua presso il sottomura adiacente l'antico bastione di Santa Maria.

Con grande soddisfazione di tutte le forze che hanno lavorato alla riuscita di questa pluriennale "impresa" , il 2 settembre del 2002, con il ritorno di Paolo V sul suo basamento nella area della Fortezza si chiudeva quella "storia infinita" iniziata già alla fine del XVIII secolo con il primo abbattimento del monumento a opera delle truppe francesi.

 

Da Elisabetta Lopresti