Il miracolo Certosa
Il grande, affascinante cimitero è uno dei punti chiave per capire Ferrara
D'accordo, d'accordo: il Duomo con i suoi marmi lunari, la mole del Castello, il quadrivio di Palazzo dei Diamanti. Ma all'amico forestiero che mi chiedesse di suggerirgli un rapido itinerario per capire Ferrara, consiglierei di non trascurare la certosa, il grande cimitero cittadino così chiamato da tutti i ferraresi perché in quel punto sorgeva una volta un famoso convento di frati certosini.
Perché mai in una città tanto ricca di monumenti prestigiosi, eleggere proprio il cimitero fra i suoi simboli più significativi? Il fatto è che, a mio parere, i cimiteri - lontani o vicini all'abitato, ricchi di statue e di cappelle o soltanto di croci e di fiori - rispecchiano fedelmente lo spirito delle rispettive città. E, sotto questo aspetto, quello di Ferrara non è secondo a nessuno.
San Cristoforo alla Certosa
Fra gli interventi della Fondazione, anche il restauro di un'importante chiesa rossettiana.
Fra i sacri edifici attribuiti all'architetto Biagio Rossetti, l'impianto di San Cristoforo alla Certosa rappresenta un punto avanzato della ricerca culturale, come sottolinea anche Bruno Zevi.
La primitiva fabbrica certosina era stata fondata nel 1452 da Borso d'Este in un'area esterna alle mura medievali di Ferrara, area poi inclusa nell'addizione di Ercole I, quando venne edificato, nell'ultimo decennio del XV secolo, il nuovo Tempio che gli studiosi ritengono dovuto all'architetto e urbanista ducale Biagio Rossetti, già autore del celebre piano urbanistico di espansione.
La Fondazione per S. Cristoforo alla Certosa
Il tempio è oggetto di un restauro importante, esemplare delle tendenze museologiche più avanzate e illuminate
Racconta Goethe, che nel 1787 Philipp Hackert, pittore e paesaggista che il poeta stimò al punto di raccogliere in una biografia il suo diario (Philipp Hackert. La vita, ed. or. Tubinga 1811, trad. it. a cura di M. Novelli Radice, Napoli-Roma 1988), su ordine di Ferdinando IV re di Napoli, chiese a Friedrich Anders di restaurare alcuni quadri tra i quali figurava la Deposizione di Cristo che, nel 1637, Jusepe de Ribera dipinse per la cappella del tesoro e delle sacre reliquie della Certosa napoletana di San Martino, sulla quale un certo Episcopo aveva ridipinto.