
Tutto si sarebbe potuto svolgere all'insegna del dantesco grido "onorate l'altissimo poeta", ma l'entusiasmo, le capacità di risposta, il responsabile impegno delle scuole e della città, hanno trasformato un evento, per quanto importante, in un momento di aggregazione e di identità di radici che ha fatto, che fa bene al cuore, in un momento storico così cupo e triste, così angosciato e irresponsabile.
La riuscita di questa giornata della memoria poetica è stata affidata dalla Direzione scolastica regionale dell'Emilia Romagna al Centro Servizi Amministrativi di Ferrara che, sotto la guida valente del dirigente Vincenzo Viglione e di Anna Quarzi dell'Ufficio Scolastico provinciale, ha saputo cogliere e organizzare le proposte avanzate dagli Istituti di istruzione secondaria della Provincia di Ferrara.
Il progetto si è avvalso della consulenza dell'Istituto di Studi Rinascimentali di Ferrara che, nella figura del direttore Gianni Venturi, ha coordinato le iniziative centrate su diversi modi e mezzi di approccio alla poesia ariostesca.
Il momento più significativo è stato quello che ha visto l'interscambio fra la città nei suoi luoghi più rappresentativi - la Piazza Municipale e il Teatro Comunale - e i luoghi della scuola, quasi una necessaria compenetrazione delle forze migliori e culturali e civiche della città e della provincia ferraresi.
Un progetto così ambizioso non si sarebbe potuto realizzare senza la fondamentale e affettuosa presenza delle istituzioni comunale e provinciali di Ferrara, ma anche dei comuni di Cento, Codigoro, Voghiera e soprattutto senza la sensibile attenzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara.
Non più dunque, una giornata, ma un tempo congruo, parecchi mesi, per allestire gli spettacoli, per maturare negli allievi il gusto di una ricerca che li vedeva protagonisti e non solo ricettori passivi della scienza infusa; insomma, per preparare una ricerca di identità. Sarebbe troppo lungo descrivere i tratti salienti di quel percorso.
Alcune immagini potranno dare un'idea dei momenti più partecipati e complessi: lo spettacolo del 27 maggio, in piazza Municipale, dal titolo Ariosto: il viaggio, la luna, il labirinto con le letture di Alberto Rossatti e la presenza del gruppo madrigalistico dell'accademia corale !V. Veneziani", messo in scena dall'Istituto d'arte "Dosso Dossi", dal Liceo classico "Ariosto" e dall'Istituto Alberghiero "Orio Vergani" di Ferrara, per la regia di Rosanna Ansani: un percorso affascinante di alcune tra le innumerevoli fila del poema ariostesco (la quête avventurosa, la luna e il viaggio sull'ippogrifo di Astolfo alla ricerca dei senni perduti e il labirinto che interpreta la vita come un sogno e il sogno come immagine fallace del vero).
O a Codigoro la sfilata storica Sulle orme dell'Ariosto, per iniziativa delll'Istituto tecnico "Guido Monaco da Pomposa"; e a Voghiera, nella delizia di Belriguardo, un banchetto rinascimentale a cui hanno partecipato tutte le scuole medie di Voghiera a indirizzo musicale; e a Ferrara, all'Auditorium del Liceo sociale "G. Carducci" Di nuove voci subito un concento...Il sogno di Ludovico Ariosto, un atto unico e una conversazione al cembalo di Nicola Bagnolato; fino alla deliziosa rappresentazione del gruppo teatrale del Liceo "Cevolani" di Cento che ha interpretato, a sua volta, la rilettura ariostesca di Italo Calvino, Spettatori e attori dell'Orlando Furioso.
Non va dimenticata, infine, una raffinatissima esperienza che si è concretizzata in un itinerario visivo intorno alla "figura" della luna intesa come presenza, metafora, oggetto di indagine scientifica e obiettivo di conquista.
Questi "diversi volti della luna" sono stati indagati dagli allievi e dagli insegnanti del Liceo classico "Ariosto" proprio partendo da quel sublime verso ariostesco, «E sopra a lor levò la luna il corno» che ha dato il via alla ricerca iconografica della luna nel Rinascimento.
Le bellissime immagini erano proiettate su una grande luna fluttuante fra gli alberi e commentate da suoni e voci recitanti eseguite dagli allievi del liceo.
Non credo che altre città abbiano saputo far meglio e di più di Ferrara. Ha giocato, in questo caso, la sensibilità dimostrata da insegnanti e allievi per le proprie radici storiche; un tratto che accomuna tutte le generazioni ferraresi, così sensibili alle glorie estensi (e non a caso ha partecipato allo spettacolo in piazza Municipale anche una rappresentanza del Palio di Ferrara), ma anche la capacità di una scuola, quella ferrarese, che sa rispondere con consapevolezza didattica ed etica alle esigenze di una nuova e più complessa forma di apprendimento come è quella che nella civiltà delle immagini e della rappresentazione spesso dimentica ciò che è la "vera" realtà, affidata al valore e alla testimonianza della poesia e dell'arte.
L'altro progetto di alto profilo scientifico, nato anche questo per radicare ulteriormente alla sua città il proprio poeta, ha preso l'avvio dalla prima edizione dell'Orlando Furioso che il poeta curò personalmente, ma che non ebbe ulteriore storia non solo nel Cinquecento, ma addirittura fino ai nostri giorni.
E' noto che le edizioni del poema a cui pose mano l'Ariosto furono tre: quella edita nel 1516, quella del 1521 e la definitiva del 1532 che ebbe un successo straordinario anche per quei tempi, quando cioè la riproducibilità dell'opera garantita dalla stampa permetteva una diffusione capillare, naturalmente presso quel pubblico che, essendo per definizione colto, poteva accedere all'opera non più o non solo attraverso il privilegio delle biblioteche signorili o religiose.
Il successo dell'Orlando furioso fu straordinario: 155 edizioni, escluse le traduzioni, solo nel Cinquecento a cui si aggiungono le migliaia che fino a oggi hanno decretato il successo senza tempo ormai del capolavoro ariostesco.
Ma l'edizione del 1516, stampata a Ferrara dal maestro bondenese Giovanni Mazzocchi, ha una particolarità veramente singolare: quell'opera non sarà mai più stampata, anche se Ariosto aveva affidato a questa prova poetica (la prima in assoluto, se non si contano le edizioni della Cassaria e dei Suppositi che dalla stessa testimonianza del poeta gli furono rubate dagli attori delle due commedie) a cui dedicò un'attenzione e una cura singolarissime, facendosi a sua volta editore del testo.
L'unicità di questa opera, la cui importanza era invocata dagli studiosi da molto tempo, addirittura dall'Ottocento, si fonda anche su una ferraresità del linguaggio che la rende ancor più "saporita" per i palati ferraresi che vi trovano una lingua assolutamente innovativa e legata a quella koiné linguistica settentrionale e in particolare ferrarese che le successive edizioni avevano cancellato dal ricordo.
Potremmo dire che - almeno su quel piano e sulla soluzione di alcuni episodi nello svolgimento narrativo - l'Orlando furioso nell'edizione del 1516 è un'opera diversa da quella che universalmente è conosciuta.
Si pensi all'incipit così universalmente riconoscibile nella memoria collettiva: «Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori/ le cortesie, l'audaci imprese io canto» che nella prima edizione così suona: «Di donne e cavallier li antiqui amori,/le cortesie, l'audaci imprese io canto»; dove nel 1532 il climax poetico è affidato alle donne, in presenza primaria, poi ai cavalieri, e alle armi e in fine agli amori, qui il centro del racconto sono gli «antiqui amori».
È uno spostamento strategico di campo che dà un tono totalmente diverso al racconto.
E come si avvertiva nella lettura di Arnoldo Foà, fatta al teatro Comunale di Ferrara, la differenza di questo
testo da quello che Alberto Rossatti lesse la sera stessa in piazza Municipale.
Il testo della nuova edizione è presentato con un amore che rasenta la dedizione dal suo editore-lettore: il professor Marco Dorigatti che insegna a Oxford e che ha dedicato una dozzina di anni per leggere, commentare e riproporre il testo del 1516, riscontrando e rileggendo di persona tutti gli 11 esemplari che restano di quest'opera, sparsi nelle biblioteche di ogni angolo del mondo.
E il successo più evidente di questa iniziativa sta nel fatto che l'intera città di Ferrara, nelle sue istituzioni vale a dire il Comune, la Provincia, la Direzione scolastica ferrarese, la Cassa di Risparmio e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara, si è fatta editore del testo rinato e riportato a nuova luce.
Un esempio unico di collaborazione che integra una grave lacuna delle lettere italiane e che solo la città dell'Ariosto poteva colmare.
In questo modo potremo noi posteri ripagare le angosce del poeta che per questa edizione subì danni economici assai gravi e che nelle edizioni seguenti lo dissuase dal diventare editore di se stesso.
Le 528 pagine di quel primo eroico impegno ariostesco potranno dunque rivivere. Quando queste note appariranno in Ferrara. Voci di una città, Marco Dorigatti avrà avuto modo di tenere, il 16 dicembre 2005, invitato dall'Associazione Amici dei Musei che in quella data inaugura il suo nuovo anno sociale, la sua lezione magistrale nel salone d'onore del Palazzo dei Diamanti, e tra le care memorie estensi avrà di nuovo fatta risuonare la voce del poeta, del giovane poeta che Ferrara, in quest'anno, ha cosi degnamente celebrato.
L'anno prossimo, nelle nostra città, si festeggerà una (ri)nascita che ha aspettato esattamente 490 anni per vedere di nuovo la luce.