Le signore dell’Ermitage

Scritto da  Andrea Ghisellini

Irina Artemieva, vicedirettrice del museo Ermitage di San Pietroburgo e direttrice russa di Ermitage Italia.Irina Artemieva e Francesca Cappelletti sognano una Ferrara grande cantiere d'arte, ricerca e restauro fra Russia e Italia

 

«Un'Accademia in Italia? E' un sogno che finalmente si avvera. Un luogo destinato alla cultura e alla ricerca, dove gli studiosi e gli esperti dei nostri due Paesi potranno lavorare in sinergia, approfondendo le proprie conoscenze». Nel suo ufficio nuovo di zecca, al piano nobile del Castello Estense, Irina Artemieva, 55 anni, vicedirettrice del museo Ermitage di San Pietroburgo e direttrice russa di Ermitage Italia, non ha dubbi. «Fin dai tempi di Caterina di Russia - sottolinea con orgoglio - il nostro Paese ha visto il formarsi di una scuola di restauro che, in tema di conservazione, si rifà alla tradizione fissata dalle regole del 1916, in uno dei più importanti convegni internazionali del secolo scorso. Quelle regole fissate allora per i restauratori sono osservate rigorosamente ancora oggi e ci vincolano ad optare per la conservazione, evitando conseguenze irrreversibili per le opere d'arte. Così, oggi, scambiare reciproche esperienze, confrontarci e aggiornarci su metodi e tecnologie, ci sembra davvero una chance di straordinaria utilità».

 

Entrata giovanissima nello staff dell'Ermitage, appassionata di pittura veneta (il suo master in storia dell'arte è su Paolo Veronese), Irina Artemieva è diventata la principale collaboratrice di Michail Piotrovskij, presidente del Comitato scientifico, nel progetto di Ermitage Italia. Per l'Italia, e per Ferrara, ha una vera passione e mostra con orgoglio la sua stella di Cavaliere al merito della Repubblica italiana, conferitale nel 2004 dal Presidente Ciampi. «A Ferrara ci occuperemo soprattutto di ricerca e restauro - ricorda - perché l'obiettivo del nostro accordo è essenzialmente scientifico. E anche le mostre che organizzeremo saranno legate a questo lavoro. Insomma, il via vai tra Ferrara e San Pietroburgo riguarderà più le persone e le idee che le grandi opere, la cui grande maggioranza non può essere spostata. Ma questo non vuol dire che le esposizioni che cureremo non saranno assolutamente straordinarie...».

 

Francesca Cappelletti, la direttrice italiana di Ermitage Italia.Una giudizio sul quale concorda anche Francesca Cappelletti, la direttrice italiana di Ermitage Italia. «Il centro studi inaugurato il 20 ottobre scorso dal Capo dello Stato - dice Cappelletti, romana, 43 anni, docente di arte moderna all'università di Ferrara - sarà esattamente questo: una grande opportunità per i giovani ricercatori, per gli operatori dei laboratori di restauro, in Italia e all'estero, e per i loro allievi e gli studenti. Un workshop scientifico dedicato allo studio, alla conservazione e alla divulgazione di un patrimonio immenso, in gran parte sconosciuto.
Seguiremo le rotte delle migliaia di opere che dal Settecento in poi hanno iniziato a circolare tra Italia e Russia, sui percorsi dei grandi mercanti d'arte, ma anche delle grandi famiglie nobili e della grande borghesia che nel corso degli anni hanno acquisito un vero tesoro: quadri, tavole, dipinti di ogni tipo che sono poi finiti nelle sale, o nei magazzini, dell'Ermitage».

 

Restauro, ma non solo. Perché tra gli obiettivi, per così dire, più ferraresi del progetto, ci sarà anche un intenso lavoro di ricomposizione delle relazioni che all'indomani della Devoluzione del Ducato al Papa, nel 1598, contribuirono in un certo senso all'impoverimento artistico e al declino della città. «Penso, solo per fare un esempio - ricorda Cappelletti - alla sottrazione dei celeberrimi Baccanali di Tiziano dai Camerini di Alfonso d'Este e la spoliazione degli stessi camerini d'alabastro di Antonio Lombardo, in parte oggi custoditi all'Ermitage.

 

Ma penso anche all'opportunità di studiare, in chiave di diffusione e non di dispersione, i percorsi delle opere ferraresi del Cinquecento nelle collezioni che da Roma hanno preso la strada dell'Europa. Potremo indagare i motivi di queste acquisizioni, catalogarle, ricostruendo magari i viaggi degli artisti, citati e spesso concordati nelle corrispondenze ». Un campo al cui interno Francesca Cappelletti si muove con grande familiarità e competenza. Tanto che, proprio nei mesi scorsi, un celebre scrittore americano, Jonathan Harr, ha dedicato a una straordinaria scoperta compiuta nel 1989 a Dublino dalla giovane ricercatrice romana un romanzo ‘Il Caravaggio perduto', diventato in poco tempo un best seller.

Opportunità straordinarie, quindi, come quella che il 5 aprile del prossimo anno inaugurerà la stagione dei grandi appuntamenti internazionali di Ermitage Italia: una grande mostra dedicata al Garofalo, uno dei maggiori artisti ferraresi del Cinquecento. Dal museo sulla Neva arriveranno quattro grandi dipinti: La Deposizione di Cristo, Le Nozze di Cana, la Via Crucis e un'allegoria del Vecchio e del Nuovo Testamento, rimasta arrotolata per oltre 50 anni e tornata finalmente fruibile dopo il restauro. Afferma la direttrice del nuovo istituto ferrarese: «Non ci sfuggono le aspettative di un pubblico che vede nell'Ermitage soprattutto il custode di un numero infinito di capolavori, che possono essere ammirati, anche se in parte, a San Pietroburgo. Ecco perchè la nostra prima mostra sarà un omaggio alla città che ci ha accolto, nella prosecuzione di un progetto culturale che celebra Ferrara come uno dei massimi centri del Rinascimento.

 

E ci auguriamo che fin da questo appuntamento, la prossima primavera, si possa dare dimostrazione del valore del nostro accordo, della collaborazione che metterà in cantiere tra Ferrara, l'Italia e la Russia. Per la mostra sul Garofalo, infatti, oltre alle opere prestate da Ermitage e da alcuni musei italiani arriveranno molte opere di musei stranieri, alcuni dei quasi sono musei della grande provincia russa: un patrimonio praticamente sconosciuto in Europa, che dovremo studiare e valorizzare insieme».