Quando l'ho conosciuto mi informò della sua poliedrica attività, delle sue diverse esperienze di vita.
Nato a Ferrara il 29 aprile 1927 da una famiglia di affermati commercianti, iniziò giovanissimo ad assumere responsabilità direttive in un gruppo tessile padovano.
Contemporaneamente frequentò il mondo dell'arte e della cultura, che lo ha sempre affascinato, non solo per il piacere della conversazione, ma per arricchire la propria sensibilità e personalità.
Entrò così in contatto, e in seguito in amicizia, con artisti, pittori, scultori, poeti e letterati quali Tono Zancanaro, Ugo Attardi, Ignazio Buttita, Alfonso Gatto, Lanfranco Caretti, Guido Ceronetti, Emilio Greco, Renato Guttuso, Carlo Levi, Eugenio Montale, Carlo Ludovico Ragghianti, Leonida Repaci, Leonardo Sciascia, Renzo Vespignani, Andrea Zanzotto.
Di questi incontri, a lungo coltivati, parlava spesso. Di alcuni fra questi artisti, ha acquisito nel tempo importanti collezioni. Il primo approccio con il mondo della carta stampata avvenne nel 1970 attraverso la calcografia, cui fece seguito, sotto l'incitamento di Carlo Ludovico Ragghianti, la prima impresa editoriale: Il Gibbo, un volume di satira politica dello stesso Ragghianti, contenente 300 disegni di Tono Zancanaro del periodo 1940- 1945. Il successo ottenuto spinse Corbo a dedicarsi a tempo pieno all'editoria. Muovendosi tra Roma, Padova e Venezia, pur conservando sempre il legame con Ferrara, diede vita a una combinazione editoriale che prese il nome di "Corbo e Fiore", con stamperie a Roma e a Venezia. A questo periodo appartiene la pubblicazione delle cartelle di Mascherini, Attardi, Carlo Levi (con poesie di Umberto Saba), Viganò, Bonaldo, Murer, con testi di Lionello Puppi, Sergio Bettini, Mario Rigoni Stern e i Fablieaux di Rutbef a cura di Alberto Limentani.
Fra i volumi di storia della letteratura vale la pena di ricordare I cinque canti dell'Ariosto a cura di Lanfranco Caretti e con tavole di Ugo Attardi, libro che ha vinto nel 1974 il primo premio al concorso internazionale di Lipsia per "il più bel libro del mondo".
Le discussioni sull'arte, i rapporti - a me particolarmente cari - fra economia e cultura, la sua costante attenzione per tutto quello che poteva arricchire la conoscenza di Ferrara e il suo territorio, furono le caratteristiche costanti dei nostri incontri improntati tutti alla più grande schiettezza possibile.
Sciolto il sodalizio con Fiore continuò a pubblicare spo- standosi a Ferrara: da qui in avanti la storia di Gabriele coincide con quella delle sue edizioni rivolte soprattuto a pregevoli testi incentrati prevalentemente sulla città estense. Da segnalare fra gli oltre 300 volumi editi: Venezia e Ferrara di J. von Schlosser; i miei La Romea Ferrarese e Gasparo Scaruffi; Cultura figurativa a Ferrara fra il XV e il XVI secolo, L'età di Biagio Rossetti, Pomposa, storia, arte e architettura, I tesori nascosti delle chiese di Comacchio, Il Palazzo di Renata di Francia, La Palazzina di Marfisa d'Este, La strada degli Angeli, Gli Estensimille anni di Storia. Poi, la fondamentale opera di Adriano Franceschini Artisti a Ferrara in età umanistica e rinascimentale: tre volumi di documenti dal 1341 al 1506. E infine La storia di Ferrara in 7 volumi.
Ma l'interesse artistico di Gabriele Corbo spaziava anche in altri ambiti. Esprimeva le sue idee in campo editoriale senza tralasciare mai di ricordare la forte carica emotiva che gli procurava il poter tastare con mano i fogli freschi di stampa dei libri da lui editi.
In questo ambito ricordo: un Erbario Anonimo del XV secolo; un testo critico di Vittorio Sgarbi sui Bronzi di Riace (di cui pubblicò, per primo in Italia, i manifesti); Libri manoscritti da Pomposa all'Umanesimo; Nicholaus e l'arte del suo tempo (in tre volumi); La pittura tra Giotto e Pisanello di Carlo Ludovico Ragghianti; Praga (in occasione della visita del Papa); e ancora cataloghi di mostre d'arte quali Varsavia, A tavola con il Principe, San Giorgio tra Ferrara e Praga, Copernico e la questione copernicana.
A questo catalogo che non ha sacrificato la qualità alla quantità, si devono aggiungere opere di poesia, saggistica e filosofia.
Nelle opere in catalogo in quegli anni, una sezione è dedicata alla produzione culturale ecclesiastica e religiosa e ad avvenimenti rilevanti della Diocesi di Ferrara-Comacchio. Rappresentativi a questo riguardo, volumi quali Testimoni, Profeti, Paolo VI maestro della Parola a cura di Padre Leonardo Sapienza. In occasione del Giubileo del 2000 è stato edito Pellegrinaggi, Crociate, Giubilei Ferraresi (secoli XI - XVI).
Un'altra grande passione di Corbo erano le acqueforti. Agli inizi degli anni '70 aveva aperto una stamperia d'arte in Vicolo del Cedro a Roma. Sono uscite da essa pregevoli serie numerate di opere che comprendono praticamente tutti i maggiori acquafortisti italiani e alcuni stranieri, da Manzù a Guttuso ad Attardi, da Vespignani a Masson. Rimasta una delle poche stamperie di elevata qualità in Italia, ha ricevuto dalla Biblioteca Apostolica Vaticana l'incarico di imprimere, in occasione del Giubileo, una pianta della città di Roma in 9 tavole di rame incise all'acquaforte, di dimensioni 186x147 cm.
Nel 2003, la stamperia cessa la propria attività, mentre la casa editrice prosegue fino alla fine di marzo del 2006, data in cui l'azienda viene ceduta. Nel 1991, Corbo ha ricevuto il Premio San Giorgio dalla Camera di Commercio di Ferrara e, nel 1994, il Premio Stampa da parte dei giornalisti ferraresi. Nello stesso anno è stato insignito da Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II dell'onorificenza di Commendatore dell'Ordine di San Gregorio Magno. Nel 2002, Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, lo ha nominato Cavaliere.
La poliedricità del suo rapporto con la natura la scoprii andando con lui e Graziella nei suoi possedimenti nel casertano: era un altro Corbo, gioiva del contatto con quella che definiva la "sua" terra. Oppure a Roma, nella sua stamperia. Eravamo senza impegni, se non quelli della fraternità, della stima, dell'amicizia. Me lo immagino con l'inconfondibile aplomb anche in cielo, pronto a precisare il suo punto di vista su ogni progetto, a godere della gioia di quel 'Signore' cui è stato fedele per tutta la vita.