Alcuni momenti di questo percorso sono estremamente significativi. Il vincolo edilizio totale della compagine del Centro Storico del 1978, decisione politica che nasce dalla presa di coscienza della cultura della conservazione e del restauro elaborata e proposta dal convegno straordinario del 1958 dedicato alla "edilizia storica ferrarese"; l'avventura della Galleria d'Arte Moderna del palazzo dei Diamanti che presenta, in prime mondiali, i grandi artisti protagonisti dell'arte contemporanea; l'avvio del grande disegno per il restauro delle Mura rinascimentali; la presenza fondamentale e attiva di "Italia Nostra", la quale, con Giorgio Bassani a Roma e Paolo Ravenna a Ferrara ottiene il vincolo totale dell'area verde fra la città e il Po che diventerà la grande "Addizione Verde".
Vicino a questi momenti alti della vita culturale della città, prende forma e vive in quegli anni tutto un tessuto di iniziative e di attività che porteranno Ferrara per almeno un ventennio ad essere al centro della vita civile e culturale dell'intera regione. È in questo clima che si pone l'attività di Serafino Monini (1925-1994), ingegnere di fama, costruttore, organizzatore e protagonista politico di quegli anni straordinari. La sua uscita nella vita culturale e politica di Ferrara avviene all'insegna di una intuizione dell'architetto Piero Bottoni fatta propria dal sindaco Costa. Bottoni proponeva (siamo al convegno del 1958) che "una percentuale degli alloggi da costruire dall'inaCasa sia ricavata restaurando e risanando vecchie case artisticamente pregevoli, o architetture minori poste nel corpo della città vecchia...".
Monini lavora su questa intuizione e vi si dedica di persona operando per primo a Ferrara su palazzi e case antiche, bellissime ma fortemente degradate, e restituendole, dopo un sapiente restauro, all'uso degli inquilini originari ad un "canone sociale" che, con l'imprimatur del sindaco Costa, vorrà fosse equamente correlato al loro reddito, di qualsiasi natura esso fosse. Questa attività che impegna Monini per oltre tre lustri avrà la sua conclusione con un incarico prestigioso della Fondazione della Cassa di Risparmio: il restauro completo di palazzo Crema che la Fondazione stessa aveva eletto a propria sede. Il lavoro porterà a risultati importanti e di grande interesse per la rimessa in luce di conformazioni strutturali sconosciute e per la rivitalizzata sontuosità degli interni. Tutto questo lavoro che conduce insieme alla guida di uno studio di ingegneria di notevoli dimensioni e impegnato in prestigiose progettazioni strutturali non solo in Italia (progettazioni che si affiancano ad una sua personale e particolare attenzione ai problemi del restauro) non gli impediranno un suo convinto impegno politico che si esplicherà prevalentemente presso l'Amministrazione Provinciale dove sarà anche assessore alla cultura con un impegno notevolissimo, in particolare nella valorizzazione dei beni ambientali, legato ad un riferimento costante a "Italia Nostra", della quale associazione sarà protagonista attivissimo e con presenze di straordinaria qualità. È da ricordare la grande mostra organizzata nelle sale del Castello dedicata al "Delta del Po, studi e immagini" che ha prodotto un catalogo in cinque volumi che ancora oggi è cercato e consultato dagli studiosi del territorio e dell'ambiente. Abbiamo accennato ad alcune primogeniture che Serafino Monini ha avuto nella vita sociale della città e nella sua cultura. Ma un'altra primogenitura gli va assegnata, ed è di grande valore tanto da anticipare di molti anni il quadro politico attuale. Luciano Chiappini, in quegli anni di primavera conciliare è stata la vera coscienza critica del cattolicesimo ferrarese ed ebbe sempre al suo fianco, amico fraterno, Serafino Monini. Avvenne che Chiappini, dopo pesanti disavventure con la Curia per un suo intervento che ricordava la figura adamantina di Silvano Balboni socialista morto nel 1948, protagonista straordinario del movimento non-violento di Capitini, si impegnasse da cattolico nella storica battaglia sul referendum per il divorzio. La coraggiosa presa di posizione dei "cattolici per il no" rinsaldò l'amicizia profonda tra Monini e Chiappini che, pur nella diversità dei caratteri e delle inclinazioni, li accompagnò fino alla fine della loro vita. Serafino Monini in questo quadro critico è stato dunque il primo cattolico a partecipare da protagonista e a tutto campo alla vita politica di una città come Ferrara governata da sempre, come è noto, dai partiti di sinistra.Dicevamo della capacità di Serafino Monini a saper cogliere con largo anticipo i segni del mutare dei tempi e su di essi misurare le proprie decisioni e la propria vita. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta maturava a Ferrara tra i cittadini, le associazioni e nel cuore stesso dell'assessorato comunale alle politiche sociali e in quello dei servizi educativi, una sensibilità particolare ai problemi dell'infanzia e delle famiglie. Serafino Monini seppe cogliere l'urgenza di dare forma ad una istituzione ad hoc e con l'amico Luciano Bertasi, allora assessore comunale all'urbanistica, si dedicò alla ricerca di uno spazio idoneo per una struttura che si dedicasse a tempo pieno al problema. La proposta di Bertasi fu estremamente significativa, illuminata e choccante: restaurare l'area abitativa dell'acquedotto monumentale di piazza xxiv Maggio contribuendo a dare nuova vita al monumento. Era il 1992. In quell'anno nasceva l'esperienza del Centro per le famiglie "L'Isola del Tesoro", destinata a trasformare il grande serbatoio dell'acqua potabile in disuso in un grande "giocattolo" capace di essere centro di vita, di servizi e iniziative per bambini e genitori cui oggi l'intera regione guarda con grande interesse. Due anni dopo Serafino Monini moriva lasciando un grande vuoto nella cultura politica della città insieme ad una testimonianza forte di impegno e di rigore che ha continuato a dare frutti nel tempo.