Dagli anni Ottanta ad oggi: cultura, commercio, tecnologia e tanto altro negli stand di via Ferraresi
È un itinerario particolare quello in cui ci si imbatte nell'avvicinarsi alla nostra Fiera, la via Ferraresi infatti non ha case, pochi grandi manufatti, svetta la torre dei Vigili del Fuoco, un'area ecologica, un grande magazzino di giallo vestito e poi l'ultimo lembo di strada che giunge ad una sorta di capolinea della città, l'ospedale di San Giorgio e finalmente la Fiera. Un che di metafisico, dunque, o per meglio dire una sorta di fortezza Bastiani, luogo magico di attesa infinita. Ferrara è una città strana, decide di avere una Fiera, una infrastruttura di comunicazione, quindi cosa fa? La nasconde quanto più possibile, con un ingresso rovesciato, quasi farne un'appendice dell'ormai esausto centro operativo congressuale sulla via Bologna. Difficile pronosticare stagioni di successo con queste premesse, eppure...
La Fiera nasce a metà degli anni Ottanta, su accordi regionali, in un trinomio con Modena e Bologna alla guida. I metri quadrati coperti sono sedicimila, ben progettati da Gregotti, sei padiglioni, servizi adeguati, parcheggi e aree consone per eventuali implementazioni. "Fatta l'Italia facciamo gli italiani", sentenziava Cavour; parafrasando il motto, il difficile era individuare contenuti adeguati per riempire la struttura.
Un passo indietro è indispensabile: qual è il compito più importante che la Fiera deve assolvere?
Sicuramente è l'accelerazione forte nell'incontro della domanda e dell'offerta, rendendo estremamente produttivi i contatti grazie alla riduzione dell'aspetto spazio-tempo della relazione. La filiera commerciale di ogni settore trova quindi enormi vantaggi nella costituzione di questo mercato, e così i territori che vantano settori industriali omogenei necessitano per la miglior valorizzazione del prodotto di un luogo di visibilità commerciale – la Fiera – che renda viepiù centrale il distretto produttivo. Così nascono le Fiere dell'oro a Vicenza e ad Arezzo, del marmo a Carrara, delle sedie a Udine e via di seguito. Ferrara non dispone di un distretto industriale, è sede di un grande petrolchimico che però non ha generato ramificazioni di particolare livello, la grande vocazione è quella agricola, che in chiave fieristica aveva generato una importante idea negli anni Sessanta, l'Eurofrut. Su di essa si sarebbe dovuto investire maggiormente e oggi saremmo probabilmente i capofila fieristici del settore frutticolo, al posto di Cesena che oggi vanta con il MacFrut la leadership del settore.
Quindi, senza una vera vocazione territoriale, il percorso della nostra Fiera è andato avanti per tentativi, magari plausibili, ma sicuramente dispendiosi e con margini di insuccesso ovviamente più alti. Degli anni Novanta permangono, però, due felici intuizioni: la rassegna sul Restauro e la manifestazione Accadueo-H2O che tratta tematiche importanti legate all'acqua. Per comprendere, però, l'ultimo decennio e le prospettive del Quartiere è obbligatorio soffermarsi su un paio di riflessioni: Internet e Centri Commerciali. Il primo tende ad azzerare l'aspetto espositivo, il sito virtualizza i prodotti e crea in tempo reale a costo zero la possibilità di rendere visibili e ricchi di ogni genere di notizia i relativi beni; i secondi tolgono fascino e appetibilità alle campionarie fieristiche, in quanto essi stessi sono fiera, vivacità senza costo di un biglietto di ingresso e con un comfort sicuramente di livello. E allora? Morte precoce del settore? No, grandi cambiamenti di logica però sì. La virtualità non è relazione commerciale compiuta, per cui permane l'esigenza di incontro, certo con stand meno faraonici e più essenziali. Ogni comparto industriale, tendenzialmente, necessita di una sola grande manifestazione e di una forte componente legata all'immaterialità dei temi, collegata e ben inserita nell'evento. La Fiera diventa così luogo che interpreta il proprio settore, coagula la comunità degli operatori, crea cultura industriale avvicinando la ricerca, l'Università, la Pubblica Amministrazione al mercato, in un unicum che guarda ll'internazionalizzazione oggi più che mai indispensabile, in un mondo così globalizzato. Per quanto attiene poi agli eventi legati al tempo libero e all'intrattenimento, questi devono cogliere sempre più le passioni, interpretare un'hobbystica di spessore creando su queste esigenze saloni monotematici. Ferrara, dunque, in questo nuovo contesto è stata abile ad intuire le nuove tendenze, i sedicimila metri che potevano sembrare pochi sono diventati competitivi. Rendere protagonista la cultura e la ricerca come partner ha fatto decollare manifestazioni di nicchia tra le più importanti in Italia. Segnalo ICT TRADE che si occupa da dieci edizioni di informatica e telecomunicazione a livello professionale con risultati eccellenti; remtech – il Salone sulle bonifiche dei siti contaminati – primo per importanza in Italia e tra i primi in Europa; il successo continuo di Accadueo-H2O che rende Ferrara il Quartiere con maggior propensione alla trattazione di temi ambientali in Italia. Nell'intrattenimento si sono scelte tematiche legate alla passione per le auto e moto d'epoca, senza trascurare il softair, la rievocazione storica, le sagre e nella sede del Parco Urbano Balloons, il grande festival delle mongolfiere. Un ottimo calendario, due milioni di fatturato, bilancio in pareggio, venticinque congressi effettuati nella sala polivalente, oltre centoventimila visitatori annui, dodici tra dipendenti e collaboratori, duemila posti letto per i nostri alberghi, tante idee nel cassetto e la speranza che la crisi non ci fermi sul più bello.