La campana, dal villaggio alla città

Scritto da  Filippo Buttino

Agli albori del ventunesimo secolo, Ferrara ospita una tradizione che non vuole essere revival, ma autentica esperienza.

La mezzanella nella cella campanaria recentemente restaurata del Duomo di Ferrara."Qui trionfa il culto mortuario di una tradizione che nessuno conosce. E, invece, ha ragione Stravinskij, la tradizione è viva nel nostro sangue e nella nostra carne. Ma bisogna avere sangue e carne, altrimenti si crede che tradizione voglia dire revival." Così si esprime Roberto De Simone, compositore e musicologo napoletano, parlando dell'atteggiamento dominante nei confronti delle tradizioni culturali, musicali o artistiche in generale, che rischiano di scomparire quando si riducono a vuota celebrazione. Tra le tradizioni italiane e più in generale di tutta la civiltà occidentale e non solo, la campana occupa un posto di primissimo piano; se in apparenza le campane possono per un attimo apparire elemento di divisione fra religiosi e laici, bastano poche brevi riflessioni per capire che nella campaneria sono presenti più elementi di dialogo che di conflitto.


Questo perché nel bene e nel male la campana è innanzitutto simbolo della ciclicità nel tempo, uno strumento che scandisce le stagioni della natura e le alterne vicende umane, assolvendo a questo ruolo non in modo  neutro e asettico, bensì intimamente coinvolgente, risvegliando emozioni anche negli spiriti più distratti. Tre sono gli ingredienti che formano la tradizione campanaria e ne Il maestro campanaro Giovanni Vecchi suona a scampanio nella cella prima del restauro. Questa immagine proviene dalla mostra fotografica Storie di Campane e Campanari (2007).costituiscono l'essenza: il campanile, le campane e i campanari. Se manca uno di questi elementi, qualcosa non funziona e il risultato è incompleto. Può la campana definirsi uno strumento musicale? E' questo il punto fondamentale: la risposta è affermativa quando entra in gioco il campanaro. Ogni musicista ha un contatto intimo con il suo strumento, fino a diventare tutt'uno con esso: così è per il campanaro.
Se spesso nell'immaginario collettivo egli tira semplicemente le corde che pendono fino al suolo dalla cella, in molte tradizioni, tra cui quella Emiliana e Bolognese in particolare, egli cerca un contatto fisico con il bronzo, fino a sfiorarne il corpo in movimento. E' la massima espressione della tradizione viva: la campana come strumento, il campanile come teatro e il campanaro come musicista. Il campanaro è certamente il cerimoniere di una tradizione viva, che si perpetua nei campanili di molte regioni europee e mondiali; è colui che riesce a conferire alle campane quelle caratteristiche per le quali è possibile  parlare di musica, di tradizione e di arte. Musica, perché i campanari danno personalità alle campane, fornendo una "interpretazione" del suono; tradizione, perché l’allievo campanaro Mattia Ferrari suona al trave la mezzanella. In primo piano il Giorgione.ogni realtà applica  una serie di principi e di tecniche frutto di una storia spesso centenaria, tramandata solo attraverso la frequentazione dei campanili; arte, perché la combinazione tra suono e tecnica costituisce un insieme particolarissimo e forse unico nel suo genere, che merita di essere conosciuto, vissuto e salvaguardato. Se, come detto, la campana non appartiene solo a un ambito spirituale, l'attività dei campanari si sviluppa spesso in ambito ecclesiale, al servizio delle celebrazioni liturgiche; tuttavia all'interno della Chiesa i campanari hanno mantenuto sempre una loro autonomia, legata probabilmente alla valenza universale del suono delle campane, a prescindere da qualsiasi credo. Inoltre, la specificità della tradizione campanaria e l'esercizio della tecnica hanno finito per creare una nicchia particolare, spesso poco conosciuta e per questo tanto più preziosa.
Con l'inaugurazione nell'aprile del 2007, nella ricorrenza della festa patronale di S. Giorgio, della nuova struttura campanaria del Duomo di Ferrara, adatta al suono secondo la tradizione del doppio alla bolognese e resa possibile da un importante finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ferrara, si è sancito in modo solenne il ritorno della campaneria a Ferrara; l'iniziativa ha risvegliato un grande interesse attorno a una tradizione che era scomparsa da più di cinquant'anni e ha dato impulso a una serie di iniziative che hanno consolidato la presenza dei campanari in città e in provincia; gli avvenimenti salienti che hanno fatto seguito al restauro della cella del Duomo sono stati il ripristino al suono a doppio dei campanili di Settepolesini e di Vigarano Pieve e lo svolgimento di un corso di avviamento al suono delle campane, che si è tenuto da ottobre 2007 a febbraio 2008 e che ha avvicinato alla campaneria un buon gruppo di allievi giovani e meno giovani, entusiasti della coinvolgente e singolare attività. Chi in questi mesi ha suonato le campane o si è accostato per la prima volta alla difficile tecnica partecipando al corso, ha avuto spesso una cornice di pubblico particolarmente coinvolto e interessato a riscoprire questa tradizione. Oggi si può constatare che in Ferrara e provincia la passione e l'interesse per le campane è più che mai vivo; la tradizione rinasce grazie alla volontà  all'impegno dei maestri bolognesi e degli allievi ferraresi e si afferma come una realtà dinamica, che risuona all'interno del tessuto culturale della città e della provincia.
La prova generale, prima del concerto di inaugurazione della nuova cella campanaria, il 22 aprile 2007.Perché il ritorno di una tradizione scomparsa da più di mezzo secolo a Ferrara? Il motivo contingente che ha consentito il ritorno della tradizione del suono delle campane secondo la tecnica del "doppio alla bolognese" risiede in un incontro fortuito, avvenuto alcuni anni fa, tra alcuni maestri bolognesi e un gruppo di giovani ferraresi, interessati a riscoprire una tradizione che ha avuto fino al dopoguerra una sua diffusione anche nella città Estense. Tuttavia, al di là della casualità del contatto e della buona volontà di maestri e apprendisti, la campaneria ha potuto trovare nuovamente un suo spazio in città perché appartiene alla sua stessa natura e vi è quasi scolpita nel suo DNA. Le campane offrono la concreta possibilità di vivere in prima persona una tradizione antica, legata a una tecnica divertente e raffinata, molto attraente per chi ama dedicarsi ad attività e passatempi particolari. La campana è di per sé in grado di suscitare emozioni e di richiamare a sé l'attenzione di chi è sensibile alle suggestioni del suo suono profondo ed evocativo; l'ambiente del campanile, un piccolo mondo sospeso nel tempo che i ritmi della vita moderna non hanno intaccato, diventa una occasione per vivere momenti diversi;
non un luogo appartato, non una fuga dalla vita odierna, non un rifugio sterile e isolato, bensì un punto di osservazione privilegiato per osservare la società civile, per coglierne le sfumature e per offrirle ancora quello che il suono delle campane rappresenta: l'evocazione di emozioni sopite, l'alternanza del  momento di festa e della fatica, la ciclicità delle ricorrenze umane per la nostra civiltà, sempre più annoiata e per la quale il tempo rischia di essere un estraneo piuttosto che un compagno.
Il campanile ritrova così in modo diverso, ma coerente con il suo scopo iniziale, lo stesso ruolo ricoperto un tempo: ieri riferimento del borgo, oggi bussola delle città.