Ferrara, lunedì 2 luglio 2108

Scritto da  Roberto Pazzi

Un'intervista immaginaria al sindaco della città, fra cento anni

Palazzo Diamanti"La ringrazio, dottor Mastellari, per avermi ricevuto..." guardo il primo cittadino di Ferrara, e mi stupisco di non sapergli dare un'età, il viso così liscio e senza una ruga, il sorriso neutro che stira le labbra sottili, i capelli pettinatissimi, la giacca di lino bianca, sopra una camicia bianca chiusa da un colletto rigido, alla cinese." Dovere, professore, e anche un piacere... le sue interviste si distinguono per serietà..." e gratificandomi di questo caramelloso complimento il sindaco suona un campanello. "Caffè?" "Sì, grazie." Mentre appare una delle segretarie, una bella ragazza dello staff che chiamano l'"harem" di Uber Mastellari, guardo dalla finestra aperta la pineta e la spiaggia vicina, ormai piena di ombrelloni. La residenza comunale non è più al centro della città, tutta pedonalizzata entro le antiche mura, ma nella periferia a sud, dove sono accorpati tutti i servizi e i palazzi del potere.
In lontananza intravedo la ferrovia sopraelevata che corre verso Bologna, città raggiungibile in sei minuti e mezzo, lambendo la linea di costa e la folta pineta. È lunedì, una bella giornata di luglio di questo 2108, che è stato un anno elettorale con ricambio di maggioranze sia a Roma che a Ferrara, nel pendolo di forze bipolari che ormai da più di quarant'anni garantisce una governabilità sta-bile, ma priva della passione che solo i più vecchi ricordano ancora.
CastelloFerrara diventata per i mutamenti climatici una vera città di mare, nel giro di pochi decenni si è trovata ad affrontare uno dei non rari mutamenti della sua storia. Il trauma della rotta del Po, intorno a mille anni fa, che la interrò, spostando il corso da Ficarolo a Nord, non fu meno intenso.
"Dottor Mastellari, da dove vorrebbe cominciare ? Le lascio il vantaggio della prima domanda..." Il sindaco sembra, sotto il suo sorriso ancora più stirato, quasi a disagio per questa mia mossa che vorrebbe essere di cor-tesia. Ma io so che per la sua psicologia sospettosa, vede spesso complotti e dispetti in agguato. E sebbene mi conosca di fama per il giornale on line a cui collaboro, non esserci mai frequentati lo pone in condizioni di non sapersi immaginare in chissà quali insidie voglia vederlo impaniarsi. Non ignora che i ferraresi gli rimproverano la tendenza a non fidarsi di nessuno, a far tutto da solo, come a non farsi vedere, dopo aver preannunciato la sua presenza, a molte cerimonie. Sa di piacere alle donne e non perde occasione invece di mostrarsi in tv anche per farsi sempre ammirare da loro. "Beh, penso che vorrà sapere qual è il problema più urgente di Ferrara... quello per cui sto più lavorando con la mia giunta..." Assento col capo mentre prendo appunti sul mio palmare.
La sirena di una nave, che giunge in porto da chissà quale paese mediterraneo, per un attimo col suo rauco grido copre le parole. "Non è un problema nuovo, anche se si presenta in forme diverse... reperire risorse economiche per la città... e non secondarne la tendenza a farsi sostenere da iniziative dall'alto" E subito mi snocciola tutta una serie di dati economici  sulla crescita della città che portano il sindaco sul terreno di una indiscutibilità di cifre, dove faccio fatica a seguirlo. Ma è la tendenza nazionale ormai, le idee non contano più, la politica è da tempo una semplice dittatura di numeri e di sondaggi, dove le iniziative sembrano diventate solo logiche reazioni ai problemi, a senso unico. Dal discorso che tocca come Ferrara sia al bivio di una decisione difficile, se continuare ad affidarsi a un destino di città d'arte, la scelta che più di cent' anni fa l'aveva premiata, o se invece concedersi a quello di porto del nord Italia e del centro Europa, appare una panoramica di mutamenti ormai quasi digeriti. Oggi è il pesce il re della tavola ferrarese, non più il maiale. E le industrie di conservazione del pesce in scatola hanno fatto concorrenza ai paesi baltici. Sono lontani ricordi le anguille di Comacchio. Ora a Natale il rombo e il branzino regnano sulla tavola, insieme al pampepato. Sulla parete di fronte a me intravedo una fotografia recente di Comacchio, sol-levata con una capolavoro di urbanistica e ingegneria in alto, su un basamento di terreno che ne ha fatto una città semicollinare, affacciata su una massa d'acqua che non è più valliva, bensì marittima. E un'altra accanto, dove Venezia appare sprofondata invece in un imbuto di pareti trasparenti, che la mantiene all'antico livello, preservandola dal mare innalzatosi di diversi metri. Rammenta l'imbuto di plastica che il veterinario ha  applicato al capo del mio cane, quando lo ha operato alle orecchie, perché non se le grattasse con la zampa, il cosidetto "collare elisabettiano"...
"L'Oblomov dorme ancora nella psiche dei ferraresi?" con questa domanda cerco di ricondurre a una metafora letteraria il discorso economico.
Mi guarda infastidito - conoscerà il romanzo di Goncarov? - che abbia invaso il terreno dei numeri dietro ai quali si schermava. "Ma no, cosa vuol mai, dorme come in quella dei modenesi, dei bolognesi, dei rovigotti... ormai tutta l'Italia dorme così..." e Mastellari mi stupisce per la piega amara della labbra. Non lo immaginavo tanto disincantato. "In che senso, sindaco ?" "Nel senso che bisognerà aggiornare la letteratura alla nuova sindrome dei nostri tempi..." "Che sarebbe?" "L'eccesso di fiducia, l'inerzia... le cose che vanno da s ole... come i treni, che non hanno più macchinista, sono teleguidati... e pochi, pochissimi ne conoscono il funzionamento... se si blocca qualcuna delle macchine che reggono il funzionamento di tanti apparati dello stato, sono pochi eletti a sapere come risolvere i problema di milioni di persone, il sapere tecnologico è ormai più iniziatico di quello della scienza."
Guardo la tastiera di bottoni colorati sul suo tavolo. So che le agenzie dei servizi ferraresi, gas, acqua, rifiuti, morti, elettricità, sono tutte riassunte in quel pannello. Il mondo si è ristretto, come Ferrara, a formule matematiche. E anche la politica copia il sapore di quelle formule. Ma il ferrarese è più felice di ieri? Non oso formulare la domanda al sindaco... "E figurato è il mondo in breve carta/ecco tutto è simìle, e discoprendo/solo il nulla s'accresce..." non posso non ricordare i versi di Leopardi sulla differenza fra antichi e moderni.
Un attimo di silenzio solleva l'intervista al primo cittadino a un clima rarefatto, imprevedibile. Sento che Uber Mastellari mi chiede di aiutarlo a ritornare in basso, sulla terra, e mentre guarda la formosa segretaria venuta a ritirare il vassoio con le tazze vuote, percepisco nello sguardo acceso da una così intensa luce di desiderio, che cosa al fondo della psiche ferrarese guizzi intatto. Una profonda sensualità in reazione al disperato sentimento del Nulla, in cui la nostra psiche sprofonda, come nella nebbia di un mattino invernale identica a quella di cento anni fa.