La scoperta di EDIPO
Scritto da Francesco Montanari e Giuseppe MalagutiIl feudo di Poggio Renatico in un manoscritto del Settecento
Siamo nella biblioteca di un'insigne famiglia bolognese, quando l'ospite ci consegna un plico accuratamente conservato. Lo apriamo e profonda è la nostra emozione nel renderci conto di trovarci al cospetto di un regesto manoscritto del '700 (l'autore lo chiama Sommario), contenente migliaia di riferimenti documentali di una delle più celebri casate bolognesi, in un arco temporale che arriva fino agli inizi del XII secolo. Il regesto, per noi sicuramente inedito, da appassionati enigmisti lo abbiamo chiamato "EDIPO". Esso, in tre tomi, regesta singolarmente 3315 documenti, risalenti il più antico al 15 maggio 1116 e il più recente al 21 gennaio 1739. Oltre a EDIPO, ci viene consegnato un manoscritto coevo, un Repertorio del Sommario [...] tomo Secondo, solo apparentemente incompleto, in quanto questo Tomo Secondo contiene tutti i nomi della casata.
Ora, ricordando due Beate, un Cardinale arcivescovo di Bologna, poi Sommo Pontefice e l'Ercole di Alfonso Lombardi dell'omonima sala del Palazzo di Città, certamente tutti i cultori di storia bolognese riconosceranno nella casata Lambertini la protagonista di questo ritrovato regesto. Grazie alla gentilezza della proprietà, abbiamo potuto consultare ripetutamente EDIPO, svolgendo una prima analisi comparata con il Fondo Lambertini dell'Archivio di Stato di Bologna (ASBo), andando alla ricerca di elementi relativi alla storia del nostro paese, Poggio Renatico, feudo plurisecolare della famiglia Lambertini. È risultato che il Fondo Lambertini dell'ASBo contiene solo un terzo dei documenti di EDIPO, oltre a circa 300 non presenti nel regesto, portando a oltre 3600 le fonti consultabili: una miniera vastissima. Siamo quindi andati a interrogare il regesto relativamente a due questioni. La prima che abbiamo scelto riguarda l'origine del Castello di Poggio Renatico.
Fino a oggi si faceva riferimento al Dolfi ("Cronologia delle Famiglie nobili di Bologna" - 1670, p. 414), il quale dice della famiglia Guastavillani: "parmi inditio di gran nobiltà l'haver essa fabricato anticamente il Castello del Poggio Rognatico et esserne stata padrona lungo tempo quale poi, per via di donne, andò in Casa Lambertini".
EDIPO invece ci testimonia una storia diversa. Al documento n. 9 del Tomo I (17 giugno 1197), è regestata una "Donazione fatta da Gerardo Vescovo di Bologna all'Abbate e Monaci di S. Procolo della Chiesa di S. Pietro nel Poggio di Rognatico". Passa poco più di un secolo, e al documento n. 530 (1 luglio 1301) si legge: "Permuta seguita fra l'Abbate e Monaci del Monastero di S. Procolo con Guastavillano figlio di Bonincontro Guastavillani al quale [...] detti Abbati e Monaci assegnano una pezza di terra con casa posta nel Comune di Poggio di Rognatico, avanti la Porta del castello..." Poi, tra il 1301 e il 1304, abbiamo prima il matrimonio tra Misina (figlia di Villano) Guastavillani ed Egano Lambertini, a cui fanno seguito diversi contratti di vendita (23 gennaio 1304). La nostra analisi incrociata ha potuto altresì dimostrare che questi documenti di EDIPO hanno un corrispondente in ASBo.
A ciò aggiungiamo che lo storico Gaulin ("Les terres del Guastavillani, Mélange de l'ecole Francaise de Rome", 1987) dà conto di come, nella tabella delle localizzazioni delle proprietà per il catasto 1296-97, i Guastavillani non figurino avere terreni nel Comune di Poggio Renatico. Inoltre, il "Libro di conti della Famiglia Guastavillani (1287-1304)", curato da E. Coser e M. Giansante (Clueb 2004), ci dice che nel territorio poggese i contratti di soccida dei Guastavillani sono appena nove, a fronte delle diverse centinaia elencati. Infine, nella recente opera di A. Antonelli ("Liber Paradisus", Marsilio 2007), i Guastavillani non figurano avere servi della gleba (e quindi nemmeno terreni) alla data del 1257. Nel Fondo Lambertini di ASBo, così come in EDIPO, si registra altresì una completa assenza di documenti relativi alla famiglia dei Guastavillani antecedenti il 1287, almeno per quanto attiene al territorio di Poggio Renatico.
Ecco, quindi, che già questa prima ricerca documentale ci regala un risultato prezioso: il Castello di Poggio Renatico non è stato eretto dai Guastavillani, avendo essi, nel 1301, ricevuto terre in permuta nel territorio poggese, ma "avanti la Porta del Castello", che quindi esisteva già. Ad avvalorare ciò, le risultanze documentali confermano che non risultano proprietà di tale famiglia nel territorio poggese fino alla fine del ‘200. Un'ultima importante, e forse risolutiva, risorsa ci viene dalle parole. Il Vocabolario Treccani della Lingua Italiana riporta la seguente accezione antica per la parola "castello": "Gruppo di case, borgo, circondato di mura e per lo più situato su un'altura [...]; di qui il toponimo Castello di parecchie città e villaggi". Fatta questa, come vedremo tra un attimo, doverosa puntualizzazione, torniamo a EDIPO. Il documento n. 927, datato 20 maggio 1377, regesta di una "Convenzione seguita fra Egano del già Guido Lambertini e Biagio del quondam Masino Colla muratore, sopra la fabbrica di un Palazzo nella Rocca del Castello di Poggio Rognatico". Il "Palazzo", continua il documento, dovrà avere "lunghezza piedi 24 [...], facendoil muro di grossezza piedi 21/2, e sopra terra oncie 20; e nella cantina vi debbano essere pilastri in volta di grossezza oncie 28". Risulta quindi naturale concludere che l'edificio che noi oggi chiamiamo "Castello" di Poggio Renatico deve identificarsi quasi certamente con il "Palazzo" fatto erigere da Egano Lambertini nel 1377, mentre il "Castello" citato nella permuta dei Guastavillani va inteso nell'accezione antica del termine. La seconda questione che abbiamo sottoposto a EDIPO concerne una lettera autografa di San Carlo Borromeo, conservata presso l'Archivio Parrocchiale di Poggio Renatico. Una recente pubblicazione ("La nuova chiesa abbaziale di Poggio Renatico" di T.M. Cerioli, L. Samoggia, G. Cerioli, 2007) riporta la trascrizione della lettera, dovuta a Don Roberto Tassinari, abate di Poggio Renatico dal 1946 al 1983. Nella lettera, spedita da Roma il 14 novembre 1561, e indirizzata "Al molto Reverendo come Fratello Monsignor il vescovo di Narni Vice-Legato nostro Signore in Bologna", il Borromeo prega il Vice-legato di interessare l'Auditore del Torrone (il Tribunale Penale di Bologna) di una questione di acque per conto del Conte Annibale Lambertini e fratelli. Nel Fondo Lambertini già citato non esiste alcun documento in proposito, mentre EDIPO ne regesta ben undici, nel triennio 1565-1567. Essi concernono le convocazioni delle parti, le nomine dei relativi rappresentanti, la "composizione e concordia, seguita fra la Comunità di Ferrara, da una parte, ed il Comune di Bologna ed i Conti Annibale e Cesare Lambertini, dall'altra", fino alla ratifica di Ginevra, vedova del Conte Cornelio Lambertini. Queste prime verifiche sono certamente molto indicative della validità di questo inedito regesto come strumento atto a stimolare una ricerca storica rigorosa in grado di ricostruire la storia e le origini del nostro territorio.
EDIPO riporta anche il nome dell'autore del regesto: "Antonio Francesco Marchioni Archivista", il quale ha cura di precisare che "scritture, instrumenti, notizie et altro trovato nella casa Lambertini [...] furono collocati in sei armadi fatti per tale effetto con li presenti sommari e repertori, lo che tutto si conserva nella moderna Casa Lambertini .... Il quale archivio fu fatto con spesa in tutto di L. 1433".
Il frontespizio del regesto (mostrato a pag. 70) documenta che la copia ritrovata non è quella compilata per la Famiglia Lambertini, ma per i "concorrenti" dell'eredità, ossia i Ranuzzi Cospi, nella persona del Conte Angelo Ferdinando, figlio di Laura Lambertini, sorella del Marchese Egano Lambertini, defunto, senza eredi diretti né testamento, nel 1712.
EDIPO, insieme ai documenti ad esso associati, costituirà certamente una fonte quasi inesauribile di spunti per la neonata Associazione Storico-Culturale Poggese, della quale chi scrive fà parte, e che ha tra i suoi scopi statutari proprio la ricerca e il recupero della storia di Poggio Renatico.
Infine, non possiamo non concludere questo breve saggio con un ringraziamento doveroso alla Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara per averci cortesemente ospitato nella sua prestigiosa rivista, con la naturale speranza, in un vicino futuro, di ripetere l'esperienza e condividere i numerosi frutti che EDIPO offrirà.