All’insegna della continuità

Scritto da  Alfredo Santini

Un anniversario importante, che marca un momento fondamentale della crescita della Cassa di Risparmio di Ferrara

il Presidente Alfredo Santini.170 anni sono stati un percorso, non soltanto lunghissimo, ma costantemente in crescita, che ha attraversato enormi cambiamenti sociali, storici, economici, istituzionali e tecnologici del nostro Paese.
In tutto questo tempo la Banca ha sempre cercato d'ispirarsi alla concretezza e al senso di responsabilità; a un approccio che, evolvendosi secondo la logica dei tempi, è rimasto sempre coerente e mirato a soddisfare le istanze di famiglie, risparmiatori, imprenditori e Amministrazioni pubbliche.
Negli ultimi sette anni, questo percorso è diventato una corsa, fatta di innegabili successi che sono sotto gli occhi di tutti. Quando vado in banca, salgo al secondo piano del palazzo di Corso Giovecca, esco dall'ascensore e mi dirigo verso il mio ufficio. E lì, nell'atrio della Sala Consiglio a lui intitolata, non posso fare a meno di incrociare lo sguardo con quello del Conte Alessandro Masi, fondatore della Cassa, scolpito nel marmo bianco: quel volto, eternamente giovane ed incorruttibile, è l'immagine della Cassa, destinata anch'essa, come il suo fondatore, all'eterna giovinezza.

Il Direttore Generale Gennaro Murolo.La Banca ha confermato il miglioramento dei propri fondamentalianche nel corso del 2007, incrementando impieghi e utili, ampliando la propria rete di vendita e quella delle banche controllate.
Nuovi sportelli della Cassa sono stati inaugurati in Regione e, dopo l'apertura delle nuove filiali di Imola, Rimini, Collecchio e Casalecchio di Reno, tutte le province vedono ora la nostra operosa e puntuale presenza. A Vicenza, in una delle aree più ricche, industrializzate e orientate alla esportazione, stiamo già raccogliendo i buoni frutti del nostro recente insediamento.
Il "Piano Sportelli", recentemente licenziato dal nostro Consiglio di Amministrazione, prevede l'apertura di dieci nuove Filiali, di cui 3 in Emilia Romagna, e 7 in Veneto, Lombardia e Marche.
È un'ulteriore conferma che la scelta di uscire dai tradizionali confini provinciali, per approdare in aree più robuste e strutturate, è premiante anche per una banca locale, quando si può disporre di risorse umane adeguate, preparate e motivate, di tecnologie avanzate e di prodotti di qualità.
Banca di Treviso ha aperto la filiale di Quinto di Treviso e presto estenderà la propria rete locale, varcando pure i confini provinciali, con almeno quattro nuove filiali. La Banca ha recentemente avviato, in sinergia con la struttura della Cassa e con l'intento primario di fidelizzare la dinamica imprenditoria locale, un competente e aggressivo Ufficio Estero.
Banca Modenese sta proseguendo un percorso di riposizionamento territoriale e sta prestando una grande attenzione alla riqualificazione dei propri processi gestionali.
Nei prossimi due anni altre quattro filiali saranno inaugurate nei principali comuni della provincia di Modena.
Banca Farnese ha consolidato con profitto i propri numeri e, nel rispetto del proprio piano industriale, ritiene di poter avviare, nei due prossimi esercizi, 4 nuove filiali in altrettanti comuni della provincia di Piacenza.
Un'immagine dell'assembleaCredito Veronese, consapevole delle grandi opportunità offerte dal mercato della sua ricca e dinamica provincia, dopo aver portato il proprio patrimonio, nel corso del 2007, a 37,4 milioni di euro, grazie ad un aumento di capitale riservato ai soci di oltre 21 milioni di euro, ha prontamente innescato un processo di sviluppo molto interessante. Per consolidare la propria presenza, la Banca ha pure previsto l'apertura di sei nuove filiali, tutte nella provincia di Verona.
Banca Popolare di Roma ha recentemente inaugurato la nova filiale di Ciampino, e si appresta ad aprire quattro nuove dipendenze, sia nell'area urbana sia in provincia, portando così a diciassette il numero delle filiali. La Banca ha conseguito una invidiabile visibilità nella capitale, aprendo la strada a relazioni sempre più importanti e prestigiose.
Commercio e Finanza, la nostra società di leasing finanziario e factoring, è giunta al suo settimo esercizio in Carife e di lei si sa ormai tutto. I suoi importanti utili rappresentano una costante graditissima e una componente rilevante delle positive performance complessive del Gruppo, grazie anche all'apporto della rete di tredici agenzie oltre alla sede di Napoli.
Carife Sim, nonostante la sua recente partenza abbia sostanzialmente coinciso con la forte volatilità dei mercati e la riscoperta, da parte dei risparmiatori, del valoredella liquidità e degli investimenti a basso rischio, ha già conseguito il sostanziale pareggio di bilancio e sta sviluppando importanti sinergie finanziarie con la Capogruppo soprattutto nell'ambito delle proficue attività di finanza straordinaria.
Finproget rappresenta ormai un valido presidio per tutto il Gruppo nel settore del contenzioso e della consulenza legale. Recentemente, ha allargato le proprie competenze al recupero dei crediti anche verso l'esterno, privilegiando le relazioni con banche di dimensioni assimilabili a quelle della Cassa, con l'obiettivo di costruire le basi per una indipendenza economica sempre più marcata. È con queste premesse che nel dicembre scorso è stata conclusa la cessione di una quota del 10% del capitale di Finproget a Unibanca S.p.A., aprendo la strada alla realizzazione di un modello organizzativo di tipo consortile che coniugherà efficienza e redditività.
Nuove società prodotto si stanno affiancando a quelle già conosciute. Mi riferisco a Carife Broker, di cui la Cassa detiene una quota del 70%, che lavorerà soprattutto con controparti industriali, commerciali e agricole, alle quali fornirà la mappatura dei rischi aziendali e offerte assicurative articolate e competitive. Carife Broker sarà un ottimo veicolo fidelizzante per la clientela e un'ulteriore opportunità di reddito.
Inoltre, la Immobiliare Cacciatore, società controllata al 100% dalla Cassa, si dedicherà alla valorizzazione dell'importante patrimonio immobiliare del Gruppo e sperimenterà, nel corso dell'esercizio, nuove e promettenti opportunità di sviluppo. Ricordo infine che la Cassa di Risparmio di Ferrara detiene da sei anni una partecipazione rilevante in Vegagest SGR, una società di gestione che, dopo essersi affermata nel mercato mobiliare, ha promosso recentemente alcune importanti iniziative nell'ambito dei fondi immobiliari.
E' proseguita infine la proficua collaborazione con la Banca della provincia di Macerata, azienda che opera con due sportelli, a Civitanova Marche e a Macerata, e nel cui capitale la Cassa detiene una quota del 4,5%.
Di tutte le Banche e Società ho parlato con il sincero orgoglio che si prova per i membri amati e rispettati di un gruppo unitario, di una stessa famiglia. Lo scorso aprile l'agenzia internazionale Moody's ha aggiornato il nostro rating a lungo termine, portandolo da BAA1 ad A3: un riconoscimento importante e decisivo, giunto a seguito di un ordinato percorso di crescita e poco prima che si manifestassero le ben note turbolenze finanziarie conseguenti alla crisi dei mutui sub-prime. Faccio pure presente che nella classifica annuale stilata dal mensile "Banca Finanza" nello scorso mese di ottobre, il Gruppo Cassa di Risparmio di Ferrara si è posizionato al sesto posto in base a criteri di solidità, redditività e produttività dedotti dai bilanci di 650 banche, di cui 62 gruppi bancari.
Questa è in estrema sintesi la Banca che abbiamo costruito giorno per giorno. A questo punto, è necessario un breve sguardo a un passato tutto sommato recente, ma lontano in termini di esperienza: ho ancora viva l'immagine di quando nel 1988, alla presenza del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, celebrammo i 150 anni di storia della Banca.
Proprio in quegli anni, la Cassa cominciava a proiettarsi in una realtà molto diversa e dinamica. Fino a quel periodo, i timori per il nostro futuro erano soltanto poco più che presagi di un diverso e più complesso assetto che poi si sarebbe assemblato sempre più velocemente e di cui, all'interno della banca, come nella società tutta, non potevamo allora comprenderne appieno direzioni, contenuti, effetti e dimensioni.
Le crisi petrolifere, finanziarie e monetarie che si erano susseguite nei lustri precedenti, la rapida impennata del debito pubblico, la profonda ristrutturazione a cui fu sottoposta buona parte del nostro apparato industriale, le lotte sociali e l'affermarsi di nuovi valori e stili di vita e di consumo, per quanto significativi, non avevano ancora inciso in profondità nei sistemi economici e nei modi di essere e fare banca. Tutt'al più, si guardava, non senza una qualche preoccupazione, a un'Europa sempre più aperta alla concorrenza, al progresso delle politiche d'integrazione monetaria, allo snellimento degli scambi internazionali. Si ascoltavano, increduli, le previsioni di imminenti aperture ai Paesi dell'Europa Orientale. Sono trascorsi soltanto 20 anni, ma da allora, nel mercato finanziario e del credito, tutto è cambiato, e anche la Cassa di Risparmio di Ferrara, forte della sua snellezza organizzativa e decisionale, di una proprietà sensibile al localismo, di amministratori e manager sempre più aperti alla innovazione e agli investimenti, ha voluto e saputo adeguarsi in fretta ai cambiamenti, valorizzando sempre di più le capacità distintive di una azienda fortemente connessa al suo territorio, che sa guardare anche alle realtà territorialmente contigue. Negli anni successivi a quella importante giornata di vent'anni fa, le banche si sono dovute confrontare con la Legge Amato (1990), poi con la nuova legge di regolamentazione del settore (1993) e, infine, con la più recente ed evoluta regolamentazione nota come "Basilea II". Risalgono al decennio scorso le privatizzazioni del sistema, le integrazioni che hanno innescato un inesorabile processo di ridimensionamento numerico delle banche medio/piccole. Sarebbe stato semplice per la Cassa adottare, allora, scelte imitative e cedere alle vantaggiose offerte del mercato, rinunciando alla competizione e a quel ruolo di interprete delle esigenze del territorio.
La Fondazione e la Cassa di Risparmio di Ferrara hanno invece preferito conservare la funzione originaria e l'indipendenza della Banca, fondando e allargando progressivamente un Gruppo Federale di Banche Territoriali improntato al dialogo, al rispetto delle diversità e delle autonomie decisionali, per perseguire obiettivi di visibilità, efficienza, solidità e redditività nel lungo termine. Ma anche altri mutamenti hanno impresso dagli anni ‘90 in poi un segno tangibile nel nostro modo di "Fare Banca". Mi riferisco a quelli scaturiti dal forte e inarrestabile processo di globalizzazione.
Come tutti i grandi cambiamenti della storia, anche questa ha molte dimensioni: è a un tempo tecnologico, economico, sociale, culturale, politico e geopolitico; e ha indebolito i tradizionali confini nazionali, ristrutturando il mondo attraverso "reti" che consentono la frammentazione internazionale delle attività di ricerca, produzione e distribuzione.
A poco servono le politiche protezionistiche e l'imposizione di nuovi dazi doganali. Soltanto lo sviluppo di mercati sempre più aperti e competitivi, orientati a una maggiore solidarietà globale, possono assicurare il consolidamento di equilibri più stabili ed equi. La ricerca e lo sviluppo, le nuove politiche di marketing orientate alla differenziazione competitiva e allo sviluppo di nuovi mercati, la scelta degli ambiti di nicchia, il controllo della qualità, l'affermazione del design e dei marchi come valore distintivo, per non parlare delle strategie di efficienza e di innovazioni dei processi, sono tutti percorsi che hanno assunto un ruolo decisivo per rispondereagli effetti di una globalizzazione sempre più marcata.
Numerose imprese italiane sono riuscite ad affermarsi sui mercati internazionali interpretando al meglio queste linee guida, nonostante un contesto valutario, normativo e fiscale decisamente sfavorevole. Ma è un percorso che deve essere promosso soprattutto nell'ambito delle piccole e medie imprese, la vera ossatura del sistema produttivo italiano e, per quanto ci riguarda, nelle Regioni in cui il nostro Gruppo è più radicato. In questo ambito, il ruolo di una banca attenta al territorio e ai suoi bisogni può essere decisivo. Tutti i cambiamenti non sono passati sopra le nostre teste per ricadere altrove, e non hanno risparmiato i produttori, le famiglie e i risparmiatori che si affidano a noi. La Banca ha dovuto aggiornare il proprio ruolo, pagare in alcuni casi un pesante costo sociale per il sostegno all'economia locale e supportare con convinzione gli imprenditori più tenaci e innovativi, investendo direttamente in nuove importanti iniziative, oltre che direttamente nelcapitale di rischio, favorendo alcuni centri di eccellenza (la ricerca e gli spin-off universitari) o agevolando le iniziative proposte nell'ambito degli interventi pubblici.
Credere nell'innovazione e nella ricerca, essere a fianco delle imprese che vogliono pianificare la propria crescita, mettere a disposizione personale sempre più motivato, formato e orientato al cliente, prestare una costante attenzione all'evoluzione dei mercati e agli inevitabili riposizionamenti competitivi delle aziende, sono state le linee guida di una banca che ha voluto interpretare in un modo coerente ed efficace il proprio compito di motore del territorio.
Se questo non cresce non crea sviluppo e le banche che vi operano non possono sperare di avere bilanci positivi. La banca deve pertanto sostenere il territorio, fornendo gli strumenti finanziari più vantaggiosi e le conoscenze di cui dispone, aiutando le imprese a crescere, sia per linee interne che esterne, facilitando l'export e le attività volte alla internazionalizzazione. E la nostra banca sta investendo moltissimo in questi ambiti. Per esempio, l'organico dell'ufficio estero della Cassa è stato raddoppiato nel corso di un solo anno.
Purtroppo, anche nel breve termine, non mancano preoccupanti segnali di un progressivo deterioramento della economia europea, indotto dalle crisi economiche e finanziarie che arrivano da oltre oceano.
L'aumento repentino del costo delle principali derrate agricole (frumento, mais e soia), delle più importanti materie prime (stagno, nichel, zinco e alluminio) e delle fonti energetiche, stanno facendo salire l'inflazione di tutti i Paesi, a discapito della competitività, dello sviluppo dei consumi interni e dell'economia in genere. Sono fenomeni nuovi, destinati a durare nel tempo, non sempre dipendenti da inefficienze di sistema ma legati strettamente a un pronunciato e costante processo di espansione del "ceto medio" nei Paesi Emergenti, alle maggiori disponibilità in loco di reddito per i consumi, i cui costi finali non saranno certamente contenuti. Anche le incertezze del mercato finanziario, propagatesi con la crisi del mercato dei mutui "sub-prime", non faciliteranno la realizzazione delle politiche di sviluppo.

È difficile fare previsioni, comprendere la profondità delle perdite annidate nel mercato dei famigerati crediti strutturati e circoscriverne i rischi. Ogni giorno il confine sembra allargarsi e, nonostante i continui interventi delle Banche Centrali, le perdite sono state finora pesanti, con conseguenze dannose su mercati borsistici e, in definitiva, sulla economia tutta.
La sfiducia è reciproca fra gli intermediari finanziari, tanto che la liquidità è oggi un bene sempre più raro e a caro prezzo. Per quanto la Cassa abbia sempre investito le proprie risorse con oculatezza e diligenza, potrebbero verificarsi, nel corso del 2008, effetti moderatamente negativi sul nostro margine di interessi, sia per il maggiore costo della raccolta sia per la diminuita propensione a investire degli imprenditori, indotta dai minori tassi di profitto attesi e da un sentimento improntato alla prudenza.
Ma questo non significa giustificare il pessimismo nel futuro della Banca e rinunciare alle potenziali opportunità di crescita, agli obiettivi patrimoniali ed economici che ci siamo proposti di conseguire. Ma dovremo prestare la massima attenzione al costante monitoraggio dei costi e alle politiche di efficienza e produttività. Siamo tuttavia convinti che il nostro principale fattore di successo sarà proprio l'applicazione del tradizionale e collaudato modello competitivo di banca del territorio; anzi, di banche del territorio. Solo così potremo comprendere
le mutate esigenze, fornire risposte più adeguate e convenienti, trasformando le minacce in nuove opportunità di mercato. La recentissima adozione del nuovo Piano industriale di Gruppo per il biennio 2008/2009, giunge proprio nel momento più opportuno e ci aiuterà moltissimo su questo fronte. I suoi punti sostanziali sono la conferma della strategia di crescita per linee interne, cioè l'apertura di nuove filiali, e per linee esterne, ossia l'acquisizione di banche territoriali. Ci stiamo già muovendo verso interessanti obiettivi, non trascuriamo di dare ascolto agli insistenti richiami provenienti da entità bancarie a noi vicine per territorio ed intenti.
L'altro punto essenziale riguarda l'allargamento del numero delle società prodotto a sostegno di tutta la rete commerciale del Gruppo bancario, con l'obiettivo di fidelizzare il cliente, realizzando significative economie di scopo, conseguendo quelle di scala, invece, attraverso l'aggregazione, ove possibile, di altre banche locali. Per raggiungere questi nuovi obiettivi si è resa necessaria la ristrutturazione complessiva del Gruppo, in particolare della Capogruppo Cassa di Risparmio di Ferrara, che vedrà una parte significativa dei suoi operatori dedicata esclusivamente al governo, all'amministrazione e al controllo dei rischi del Gruppo, mentre l'altra parte, organizzata in cinque mercati omogenei al loro interno per caratteristiche socio-economiche (la provincia di Ferrara, l'Emilia, la Romagna, il Veneto e le filiali metropolitane), destinati esclusivamente alla gestione della rete Carife, che è e rimane costantemente il punto di riferimento presente e futuro di ogni sforzo e iniziativa della Banca. Compiti complessi e delicati sono riservati al nuovo Ufficio di Pianificazione e Controllo Strategico di Gruppo, inserito all'interno della Divisione Governance: avrà una funzione fondamentale per orientare la Direzione Generale nell'elaborazione delle linee strategiche del Gruppo nel suo complesso. Presidierà in maniera integrata la realizzazione degli obiettivi di Piano, anche dal punto di vista dei volumi e della redditività, formulerà ipotesi di scenario fondamentali in sede di Pianificazione Commerciale e di Monitoraggio e Misurazione dei Rischi aziendali attuali e prospettici, in collaborazione con la funzione del Risk Management.
Lo scopo finale di questa ristrutturazione è creare valore per gli azionisti attraverso una crescita ragionata e armonica del gruppo Carife, che sappia esaltare le autonomie locali in un modello di sviluppo federale, ed assicurare qualità, prodotti e servizi omogenei, nonché pari condizioni competitive in tutti gli ambiti territoriali in cui si declina il Gruppo stesso.
Per realizzare in un biennio tutte queste iniziative, la Banca confida nella fiducia che i suoi azionisti non mancheranno di accordarle, ne sono certo, perché a loro richiederemo nuove risorse attraverso un adeguato aumento di capitale, la cui entità e struttura effettivasono ancora in una fase di valutazione.
Oggi il titolo della Cassa di Risparmio di Ferrara viene scambiato a 41,5 euro. Le richieste di acquisto delle nostre azioni sono state, nel corso dell'intero anno, in costante aumento, superando sia quantitativamente che numericamente le richieste di vendita. Il numero dei soci si è mantenuto alto e, a fine 2007, era di oltre 23.000. E ricordiamo che nel 2000 un'azione valeva 17,50 euro! Siamo convinti che il mercato auspichi il rafforzamento delle migliori banche locali, e siamo altresì convinti che la Banca d'Italia, pur mantenendo verso tutti i fenomeni di aggregazioni bancarie, tra i quali anche il nostro, un atteggiamento sempre orientato alla neutralità, guardi con estrema attenzione alla nostra esperienza e al nostro desiderio di indipendenza.
Vogliamo fare questo percorso con tutte le nostre forze, perché conosciamo il mestiere della banca locale e crediamo di poterlo replicare con successo anche nei territori in cui abbiamo avviato nuove iniziative, e negli altri che si aggiungeranno agli attuali.
Lo dobbiamo a noi stessi, al nostro orgoglio, alle risorse della nostra provincia che hanno generato storicamente la nostra Banca. Ma, soprattutto, lo vogliamo perché pensiamo che il nostro modello di "banca responsabile" apporti valore e rispetto per le comunità nel cui ambito operiamo.